Ebbene sì, ancora remastered.
Che Kingdom Hearts sia una delle ultime vacche ancora grasse dei tempi che furono è un dato di fatto. Square Enix potrebbe mettere in commercio la qualunque griffandola con il popolare logo della serie, garantendosi vendite ben oltre la media delle uscite odierne. Se sia passione o semplice idiozia della fan base è impossibile dirlo, fatto sta che a pochi mesi dall’uscita dell’ennesima collection HD dedicata a Sora e compagni, eccoci di nuovo qui a tirare le somme su una nuova riedizione dedicata al brand, l’ultima – ma sì, pecchiamo pure di ottimismo – prima dell’uscita di Kingdom Hearts 3. Con l’assurdo titolo di Kingdom Hearts HD 1.5 + 2.5 Remix, arrivano dunque su PS4 i primi due celebri capitoli (e non solo) dell’epopea ideata da Tetsuya Nomura, ridando così lustro a due autentiche pietre miliari della libreria titoli di Square Enix e rimettendo il tutto a portata dei tanto agognati 60 fps in 1080p. Una gioia per gli occhi che, purtroppo, mostra il fianco ad un po’ di difetti evidentemente dettati dallo scarso interesse nel fare le cose per bene. Vediamo come è andata… sperando di riaggiornarci direttamente all’ormai totemico e “prossimo” terzo capitolo.
Final Mix
Proponendoci ben sei tasselli fondamentali della saga di Kingdom Hearts, questa collection 1.5 + 2.5 ci mette tra le mani ben 4 titoli giocabili, più due in versione di “cut scene movie” a completare il quadro narrativo di quella che è una saga che da sempre ha il brutto vizio (e vezzo) di saltellare da una console ad un’altra. Dividendo l’offerta secondo l’impostazione del titolo, e dunque seguendo la numerazione 1.5 e 2.5, abbiamo dunque due blocchi da tre elementi, composti entrambi da una riedizione Final Mix, una rimasterizzazione di un titolo portatile ed un “film”, per un totale di almeno un centinaio di ore di gioco per le sole prime run dei 4 titoli giocabili.
Il bello è che a differenza di quanto non sia accaduto per la precedente collection (il cui unico piacere era, diciamocelo, il bellissimo A fragmentary passage, tassello narrativo che mancava per unire le ultime vicende di Aqua, Terra e Ventus a quelle di Sora, Riku e Kairi), questa riedizione offre una corposa fetta di bonus, tali che l’intero pacchetto, film esclusi, potrebbe tenervi tranquillamente impegnati per 200 e oltre ore di gioco. Il che, a ben pensarci, non è affatto male. Non solo: non va sottostimato il fatto che sia il primo Kingdom Hearts che il suo sequel nascono e muoiono come titoli home console e pertanto, per quanto soffrano il peso degli anni sotto diversi punti di vista, non li si ritrova “zoppicanti” quanto il fratello minore Dream, Drop, Distance che, come avrete letto nella nostra precedente recensione, sentiva anche in HD, e non poco, il peso della sua passata portatilità.
I primi due episodi numerati sono invece, oggi come ieri, titoli divertenti e ben costruiti, che a distanza di anni possono intrattenere tanto il fan quanto l’utente dell’ultima ora che, anzi, proprio in questa collection potrebbe trovare il momento giusto per mettere mano a giochi ancora esclusi dal suo curriculum videoludico. Indubbiamente si tratta di giochi che hanno sulle spalle tutta una serie di inesperienze evidenti dell’epoca ma, nonostante ciò, sia per stile che per gameplay, i due titoli principali della collection riescono ancora a dire la loro e siamo sicuri che l’impatto sarà anche più gratificante per chi della serie ha finora soltanto sentito parlare.
Ma a questo punto bisogna che freniate gli ormoni, perché non tutto è rose e fiori come sembrerebbe. Come abbiamo già detto, e come peraltro era successo con la precedente riedizione, anche qui Square Enix non ha svolto certo un lavoro di fino, ma si è limitata a riaggiornare versioni precedenti dei titoli proposti (una remastered della remastered, insomma), il cui dazio e vizio di presunzione sono una serie di pecche, tali che il tutto appare confezionato al risparmio e senza particolare attenzione verso i giocatori.
In primis diciamo che, a dispetto delle tantissime ore di gioco disponibili (veramente assurde, se si considera anche l’obiettivo di platinare ogni gioco), è evidente che Square Enix non ha inserito davvero nulla di nuovo nel cofanetto, e se le riedizioni presentano un gran numero di contenuti lo si deve semplicemente alle loro forme originali di cui i giochi qui presenti sono la terza o la quarta incarnazione (a seconda del titolo in analisi). I primi due Kingdom Hearts, per esempio, non contengono inediti come si potrebbe pensare, ma sono le riedizioni complete e ripulite dei due episodi principali nella loro versione Final Mix, una volta appannaggio del solo pubblico giapponese, poi riportate in versione rimasterizzata su PS3 meno di 5 anni fa.
Per chiarezza: “Final Mix” non è altro che la nomenclatura che Square Enix utilizza per le riedizioni dei capitoli principali della serie, con all’interno un numero esagerato di bonus e missioni aggiuntivi. Nuovi mini-game, nuove armi, nuovi segreti e molti boss opzionali con tanto di nuove difficoltà di gioco. Quello che era anche solo su PS3 è qui, senza aggiunte di sorta, se non per la doverosa presenza di una pulizia generale per texture e poligoni (ma non dei menu), con una codifica video a 1080p e un framerate che viaggia stabile sui 60 frame.
Tra GBA e PSP
A completare l’offerta giocabile ci pensano poi due capitoli abbastanza apprezzati, sia nelle loro versioni originali che in quelle qui proposte. Si tratta dello stravagante Chain of Memories e di un suo fratello maggiore, uscito invece per PSP, amatissimo dai fan: Birth by Sleep. Il primo uscì originariamente su Game Boy Advance, con una grafica colorata, funzionale e, ovviamente, in due dimensioni, sostituendo l’originale sistema di gioco action con un più inconsueto card game. Chain of Memories era però un passo fondamentale della comsologia della saga e, complice un sistema di combattimento tutt’altro che raffazzonato, è stato uno dei capitoli più amati in Giappone (tanto che il successo ispirò la creazione del sistema di gioco di un’altra perla nascosta della line-up GBA, The World Ends With You). Quella qui presente non è però la versione originale, ma quella presente nell’originale versione di Kingdom Hearts 1.5, uscita ai tempi di PlayStation 2, in cui il gioco fu quasi del tutto ricostruito a vantaggio di una grafica poligonale, ora ovviamente rivista e ripulita.
Uscito invece su PSP, Kingdom Hearts: Birth by Sleep è sicuramente più recente, ed è forse l’unico capitolo portatile del brand ad avere avuto un’eco pari a quella dei capitoli home console. Sostenuto da una grafica da capogiro (facciamo riferimento ovviamente all’edizione PSP), il gioco fa da prologo a parte degli eventi del passato, permettendoci finalmente di conoscere e comprendere i personaggi di Aqua, Terra e Ventus, antichi maestri del Keyblade le cui prime “voci” sono arrivate grazie al finale segreto di Kingdom Hearts 2. Birth by Sleep è un capitolo complesso e divinamente costruito, certamente tra i punti più alti della serie e tra i migliori titoli PSP di sempre, pur minato dalla generale situazione di vendita della console che, ai tempi dell’uscita, era ormai abbondantemente lanciata verso il suo tramonto. Un bene, dunque, che entrambi i giochi siano presenti sul disco in versione giocabile, seppure entrambi dalla giocabilità un po’ zoppicante (più il primo che il secondo, invero) e minati da problemi di telecamera di cui parleremo. Restano comunque due momenti fondamentali per la comprensione della storia di Kingdom Hearts, con il secondo divenuto a dir poco imperdibile in vista degli eventi di Kingdom Hearts 3. Entrambi i titoli, come per i Final Mix, sono stati rimessi completamente a nuovo, godendo adesso sia dei succitati 60 frame per secondo che di una grafica a 1080p, in cui spicca particolarmente la quasi totale assenza di aliasing.
Un passato difficile, un presente da dimenticare
Infine, come detto, abbiamo le versioni “cut scene movies” di 358/2 Days e del controverso RE: Coded. Il primo fu un’esclusiva Nintendo DS, peraltro molto zoppicante dal punto di vista qualitativo e narrativo, con un gameplay ed una trama confusionari, nonostante l’evidente volontà di adattarsi al meglio alle richieste dell’hardware. Il secondo doveva invece essere un vero e proprio ponte narrativo tra Kingdom Hearts 2 e 3, uscito in pompa magna sempre per Nintendo DS e più tardi convertito anche su PS3, ma si rivelò un guazzabuglio di idee vecchie e mal assortite, con giusto il finale a giustificarne lo sforzo dell’acquisto e comunque, in generale, una vera delusione. Forse conscia della mollezza dei due episodi, o forse per l’oggettivo investimento che sarebbe servito per rimettere entrambi gli impianti di gioco in sesto per PS4, Square Enix ha quindi deciso di “risparmiarci” ogni sezione giocabile, assemblando con le cutscene dei titoli originali due lunghi e sin troppo prolissi “film” che, a differenza di quanto non vedemmo per la precedente collection, pur senza controller di riproduzione, possono almeno essere messi in pausa per essere ripresi quando si vuole.
Ora, il problema fondamentale di queste due “opere” è che Square Enix non ha fatto null’altro che tagliarle dai videogame e riversarle su disco, con il risultato di video a 30 frame, compressi male e in bassa definizione. Il risultato è aberrante e fastidioso, con immagini scattose ad ogni rapido movimento di camera e con un effetto ovattato (quasi ai limiti del blur) per molte sequenze con luci chiare. A nulla servono gli extra presenti nelle schermate del titolo dei due FMV (peraltro molto poveri), il risultato è semplicemente disarmante, e testimonia la pochezza e la mollezza con cui questa collection è stata messa su.
Gli stessi problemi… da 15 anni
Quelle relative alla bruttezza dei succitati “film” non sono comunque le uniche magagne. La collection è infatti del tutto priva di quelle accortezze che ci saremmo auspicati dopo aver giocato (e rigiocato) i capitoli originali. Il problema fondamentale di tutti i titoli è ad esempio la totale mancanza di una gestione intelligente della telecamera, talmente pessima in ogni capitolo da costituire un unicum negativo dall’inizio alla fine. Poche sono le migliorie che Square Enix ha tentato di apportare, come la presenza di una telecamera “automatica” per il primo Kingdom Hearts o la riassegnazione della rotazione della camera allo stick destro. Il problema era, e resta, che la telecamera è così lenta, macchinosa e mal progettata da risultare incapace di seguire il gioco in modo decente, creando un dislivello abissale tra l’abilità del giocatore e la sua comprensione dell’azione. Con boss particolarmente rapidi, o con situazioni in cui gli heartless si presentano in numero soverchiante, la telecamera semplicemente non riesce a seguire l’azione. Che sia automatica o manuale non importa, e fa specie che Square non sia riuscita a risolvere un problema che il gioco si porta appresso praticamente dalla sua uscita (riedizioni comprese). Inoltre, nonostante la patch correttiva, a fronte di un titolo con caricamenti ridotti all’osso (e questo è bene), si assiste spesso a cali di framerate o ad occasionali situazioni in cui le animazioni sembrano “inciampare” (e questo è male). C’è da dire che il fenomeno è stato molto arginato dall’uscita della succitata patch, ma a prescindere dal gioco che selezionerete, i cali ci sono e persistono.
Verdetto
Kingdom Hearts HD 1.5 + 2.5 Remix è una collection con tanti aspetti encomiabili, ma affossata da alcune magagne tecniche che non possono che farci pensar male del lavoro svolto da Square Enix. Se consideriamo la resa visiva, abbiamo la miglior versione giocabile dei due Final Mix, ma considerando il resto non possiamo che constatare disattenzioni tecniche che, a nostro avviso, non sono più giustificabili, specie perché presenti tanto nei titoli originali (seppur in modo diverso), sia nella recente riedizione PS3. E ragazzi, diamine, sono passati 15 anni. Intendiamoci: se non avete mai toccato la serie di Kingdom Hearts e avete voglia di cominciare oggi, questo è il miglior momento possibile e, superato lo scoglio dovuto all’oggettiva vecchiaia dei titoli, troverete ore e ore di divertimento. Diversamente, se siete fan e avete già giocato gli originali, l’acquisto potrebbe essere vincolato solo al vostro bisogno collezionistico e nulla più. Le aggiunte, per quanto apprezzabili, non sono così rilevanti e se si considera che due capitoli, per quanto originariamente controversi, sono stati persino bistrattati (parliamo ovviamente di 358/2 e RE: Coded), capirete come questa HD 1.5 + 2.5 Remix ci suoni come una manovra commerciale a favore di un certo hype e nulla più. In sintesi: da acquistare se siete novizi, da evitare se siete rodati. Alla follia collezionistica il resto (e il nostro biasimo).