Ventimila leghe sotto i mali

Kraken è una gran bella sorpresa. Non perché si riveli, di fatto, l’ennesimo graphic novel di rilievo di Tunué, con una narrazione sapiente e argomenti delicati quanto inusuali, pur variando su temi di lettura comune, un’atmosfera letteraria e uno sfoggio di capacità artistiche importanti, ma per la sicurezza con cui dimostra tutto questo.
Un presentatore televisivo specializzato in sovrannaturale, recentemente caduto in disgrazia, viene invitato da un bambino in un piccolo villaggio di mare, apparentemente infestato da un mostro marino. Quando l’uomo di città, però, giunge sul posto, l’accoglienza non sarà affatto delle migliori. Intanto, il mare continua a vomitare corpi sulla spiaggia…

Sembra di leggere un “classico” (le virgolette sono d’obbligo, data l’ambiguità del termine), tanto e tale è il sentore di mano ferma dietro a ogni vignetta, ogni battuta e tonalità di grigio, dalle cui ombre profonde il volume è interamente colorato. Emiliano Pagani, sceneggiatore, e Bruno Cannucciari, illustratore, ci consegnano una storia solida, appassionata e appassionante, capace di catturare chiunque sin dal titolo, Kraken, che ritrae per l’appunto l’oggetto misterioso al centro della vicenda. Quali mostri celano gli abissi del mare, pronti a riemergere dall’oscurità per punirci e mondarci dai nostri peccati? La domanda, è facile intuirlo, si insinua subito sotto la pelle del lettore, assumendo immediatamente tratti allegorici che sfiorano costantemente la metanarrazione. Cosa siamo capaci di raccontare a noi stessi per affrontare una crisi, alleviare il dolore o rifiutare un lutto, e se ciò ci renda più o meno colpevoli di qualcosa al di sopra del nostro controllo, sono tutti nodi essenziali del romanzo grafico, che si presenta in un’edizione di qualità pregevole, dalla copertina e dalla prima all’ultima pagina.

Veniamo ai contenuti: la narrazione incede a passo di marcia, senza riposare quasi mai e, benché gli eventi siano più bagnati dal sangue che da vera e propria azione, non si può dire che il ritmo sia lento. La vicenda vive dell’inquietudine che genera, mettendoci allo specchio in compagnia dei mostri che, noi stessi, vi vediamo riflessi, come specchiandoci nelle profondità marine. Persino il mistero, apparentemente un giallo sovrannaturale, ci trascina prepotente in avanti, fino a svelarsi, in un countdown fatto di suspense e sorpresa finale.

Poi c’è il tratto di Cannucciari, spigoloso, a metà tra l’italiano e il francese, con una regia ispirata e sapiente, merito evidente anche di Emiliano Pagani. Inquadrature noir si ibridano con delicatezza al ritmo di una storia che indaga aspetti quale morale, superstizione, sociologia, economia ed ecologia, senza concentrarsi su uno solo ma giostrandoli con grazia circense. Il tema che ne deriva è infatti uno solo, forte e coerente. Inoltre, gli angoli più inquietanti di un mondo che non identifichiamo col nostro ma che gli somiglia terribilmente sono proprio quelli che emergono lentamente, sottolineati talvolta da contrasti netti tra bianchi e neri, laddove la norma è il sopracitato e dilagante grigio, altre volte attraverso incupimenti di quest’ultimo. Non c’è una singola vignetta che, attraverso tratto o colore, non sottolinei l’azione drammatica. E a proposito di drama, il finale è degno coronamento di un’escalation che (non temete spoiler, tranquilli) lascia a bocca aperta, anche per l’inesorabilità con cui, passo dopo passo, tavola dopo tavola, ci accompagna per mano verso il mostro, fino a non lasciarci altra scelta che credere all’incredibile.

Quindi, cosa c’è che non va in Kraken? Poco e niente, non è opera di cui diffidare. Certo, l’intricato arazzo di personaggi, a partire dallo stesso protagonista “investigatore” fino ai pescatori e agli altri abitanti di Selalgues, avrebbe forse meritato uno spazio maggiore, per poter meglio respirare e lasciarsi apprezzare a pieno. Intravediamo un’ampia gamma di rapporti e dinamiche che riconosciamo a naso o per abitudine, eppure qualche interazione in più avrebbe ulteriormente arricchito un arco narrativo comunque autosufficiente e, anzi, molto soddisfacente. Tutto ciò è, difatti, considerazione avvenuta a posteriori, dato che la domanda urgente postaci fino alla fine è stata un’altra, e scommettiamo sarà la stessa anche per voi: il mostro esiste? E che volto ha?

kraken recensione

Verdetto:

Abbiamo cominciato dicendo che Kraken è una gran bella sorpresa, ma vogliamo concludere affermando che, in realtà, è una gustosa conferma. Tunué ormai si è dimostrata abilissima nel selezionare storie dall’alto potenziale letterario, e questa ne è un esempio principe. Traspare da ogni tavola la notevole capacità dei due autori di tratteggiare tanti temi diversi ricucendoli dentro uno soltanto e donando a quest’ultimo l’apparenza inquietante e potente che merita, con inquadrature efficaci, battute pungenti e illustrazioni ispirate. Piccolo paradosso è che la storia è tanto ricca di personaggi che quest’ultimi avrebbero goduto volentieri di un po’ di spazio in più, ma non è certo elemento che mina la lettura. Anche perché, come il titolo lascia presagire, basta immergersi in questo fumetto per esserne divorati.