Se il vostro sogno è sempre stato quello di usare un Tablet Ninja armato di Katana e lanciarazzi in un videogioco… Beh, fate sogni strani figli miei.

Uno dei generi più blasonati per lanciarsi nello sviluppo di progetti low budget è sicuramente il metroidvania (spesso nella sua versione “light”), un genere che è totalmente esploso negli ultimi tempi con risultati più o meno importanti. In questo panorama, in quale modo si differenzia il nuovo titolo di  TurtleBalze, Kunai? In linea di massima, non si differenzia direi se dovessi tagliare corto, ma cerca di avere una forte impronta stilistica e di imparare bene la lezione da chi viene prima di lui.

Le premesse della trama sono molto semplici quanto bizzarre. In un futuro lontano la Terra, almeno in quella che esploriamo nel gioco, è popolata solo da robot carnefici, dominatori se vogliamo, e quelli che compongono la ribellione, di cui noi facciamo parte. Ovviamente c’è una lore dietro e uno specifico scopo alla nostra spedizione, ma questo è da scoprirsi nel gioco. Vi posso dire però che la trama, intrigante o meno che sia, non è certo un punto di forza del gioco e rimane per lo più funzionale a veicolare un platform adventure dalle tinte piuttosto eccentriche. Basti pensare che il protagonista è… un Tablet Ninja (e gli avversari praticamente dei “monitor vintage” antropomorfi). Lo stile nel suo complesso si manifesta attraverso una grafica che per qualche motivo mi ricordava i giochi per Game boy. Ma non dal punto di vista tecnico, sarebbe ingeneroso pensarlo visto che i dettagli, soprattutto nei personaggi, non mancano. Sarà forse questa pixel art di grana grossa, sarà una certa vena asettica per i fondali, o sarà forse per la scelta della palette cromatica, sempre diversa nella decina di zone che dovremmo affrontare, ma anche sempre limitata a 2 o 3 colori base.

kunai

Sul fronte del gameplay come detto, ci troviamo davanti ad un titolo molto più conservativo. Le regole del perfetto metroidvania sono quasi tutte rispettate alla perfezione: zone che si articolano in tutte le direzioni, passaggi chiusi da aprire con il giusto upgrade, aree segrete dove rinvenire frammenti di cuore (robotico ovviamente) per far salire l’energia, collezionabili (simpatici copricapo per Tabby), valuta da racimolare distruggendo nemici su nemici per comprare nuove skill, e così via. Assolutamente niente di nuovo sotto il sole. Poco male visto e considerato che l’esperienza si rivela comunque solida, e non per questo priva di carattere. Questo è dato soprattutto dal ritmo sostenuto con cui si può affrontare l’avventura. C’è infatti un certo flow determinato da un particolare attrezzo adibito alla deambulazione che dà proprio il nome al gioco, i Kunai. Questi si rivelano essenziali per dondolarsi in giro e scalare le verticalità dei livelli in maniera veloce ma anche divertente.

C’è infatti una certa fisica e inerzia nelle corde dei Kunai che controlliamo rispettivamente con i grilletti sinistro e destro che rende tutto piacevole oltre a permettere manovre estreme, ad esempio usarli come fionda e schizzare verso altitudini fuori dalla portata di qualsiasi salto. Si gioca un po’ a fare gli Spider Man, un po’ i samurai con la katana che permette di colpire avversari frontalmente, dall’alto, o di respingere i proiettili. E si gioca anche un po’ al “Metal Slug” visto che ci sono anche due armi da fuoco, il mitra e il lancia razzi, ottime per lo scontro a distanza ma anche come strumenti esplorativi (vedrete). Le armi da fuoco non spezzano l’equilibrio del gioco perché si può sparare poco e c’è sempre un cooldown che determina il flusso di fuoco. KUNAI predilige sempre il fornirvi una sfida ambientale o degli scontri con i nemici piuttosto che focalizzarsi sulle lunghe traversate dal punto A al punto B, quindi, nonostante la struttura articolata delle mappe, strizza più l’occhio all’action paltform lineare. Il che lo rende anche meno frustrante da trattare per chi magari è un po’ saturo del backtracking estremo.

Una delle cose che più ho apprezzato in Kunai sono le boss battle per quel che riguarda la creatività delle stesse, che provano spesso a inventarsi qualcosa di nuovo rispetto al mero “schiva i pattern avversari e colpisci 3 volte”. Mi sono divertito con Kunai, devo essere sincero, e mi sono ritrovato amareggiato in poche occasioni, che comunque mi pare giusto notificare. Devo dire che personalmente i dialoghi tra i personaggi li ho trovati sempre pallosi, va di moda in questo tipo di prodotti indie creare linee di dialogo a metà strada tra l’ironia e l’ambiguità, ma secondo me in questo caso dicono veramente poco di interessante e non sono riusciti a catturare la mia attenzione come poteva fare magari un The Messenger in tal senso.

kunai

C’è poi qualche sporadica scelta di design sbagliata, per esempio mi viene in mente un boss che prevede una fase in cui si deve scalare delle piattaforme mentre lui avanza dal basso e c’è questo scrolling verticale che semplicemente non ti mostra assolutamente cosa c’è sopra di te, rendendo l’esito della nostra sopravvivenza un po’ causale. Infine, un altro problema che curiosamente trovo spesso in questi giochi, la difficoltà è un po’ schizofrenica. Il boss finale del gioco ad esempio, mi sono divertito ad affrontarlo, è pensato bene, ma mi sembra veramente troppo più difficile di tutto il resto dell’avventura che invece propone una sfida sempre piuttosto bassa.

In ogni caso, come detto sono solo piccoli difetti in una altrettanto piccola produzione che però nelle sue 7-8 ore di durata, regala del sano divertimento e si dimostra uno degli esponenti del genere più diretti e forse per questo appetibili per chi cerca una certa leggerezza di fondo. Non sarà il metroidvania più memorabile di tutti i tempi, ma il suo sporco lavoro lo fa davvero bene, soprattutto se lo giocate su Nintendo Switch, come tutti i prodotti di questo genere.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!