La tragedia del Kursk arriva sul grande schermo

Alla Festa del Cinema di Roma quest’anno arriva Kursk, film che la racconta la tragedia del sommergibile russo, che risale al 2000. A farsi carico della pratica è il regista Thomas Vinterberg, e l’opera di trasposizione non è affatto semplice, come sempre quando si tratta di eventi storici e pertanto universalmente noti, a maggior ragione se il finale è estremamente drammatico.

Lo sa bene Vinterberg, e così si affida in prima istanza al soggetto del libro A Time to Die scritto da Robert Moore, ma sopratutto alla sceneggiatura di un mostro sacro come Robert Rodat, che per il cinema ha scritto poco ma quando l’ha fatto ci ha consegnato script di opere come Salvate il soldato Ryan o Il patriota. L’uomo giusto al posto giusto, insomma. Ed infatti la sceneggiatura è di certo uno dei punti di forza di una pellicola che ci fa prima empatizzare con i marinai della flotta russa, facendoci conoscere le loro famiglie, inserendoci in un contesto fatto di ristrettezze economiche ma in cui non manca mai lo spirito di fratellanza e l’amore, inteso in senso completo. In questo modo è sicuramente più semplice colpire dritti al cuore degli spettatori, quando poi le cose si mettono inevitabilmente male.

Anche qui, a fronte di una storia già scritta, riusciamo ad andare avanti grazie ad una performance corale di buon livello, dove spiccano le interpretazioni intense e vive di Matthias Schoenaerts (apprezzato di recente in Red Sparrow, in un ruolo totalmente diverso) o August Diehl (Bastardi senza gloria), ma in generale tutti gli attori rispondono presente e ci fanno vivere le loro ultime ore con la medesima angoscia che si prova nei film di cui non si conosce il finale: un pregio senza dubbio straordinario.

Riusciamo a percepire la potenza dei sentimenti contrastanti dei marinai, in balia di un triste destino che ancora non conoscono, e in quel sommergibile finito in fondo al mare, i sopravvissuti alternano attimi di paura ad altri di coraggio, momenti di rabbia ad altri di sconforto, mentre di tanto in tanto la telecamera di Vinterberg riemerge in superficie per mostrarci le falle della burocrazia, con la vita degli uomini russi sacrificata per questioni meramente politiche.

Non mancano accesi scambi di opinioni tra gli alti esponenti della marina russa e del governo con le famiglie delle vittime, dove l’eccezionale Léa Seydoux prende le redini della piccola e purtroppo inutile rivolta.

Anche tecnicamente Kursk si dimostra un film davvero coinvolgente, con una curata regia che ci regala delle fantastiche scene sottomarine, impreziosite poi da una mirabile fotografia, cupa, in cui le tinte grigio-bluastre spadroneggiano e contribuiscono a creare quell’alone di tristezza ed angoscia.

Certo, alla fine della fiera, per quanto si sia fatto tutto il possibile per far rimanere lo spettatore incollato perennemente allo schermo, manca quel groppo alla gola finale tipico dei film di genere in cui non sai mai se i nostri eroi ce la faranno o no, che qui invece viene sostituito con un incredibile dispiacere per le vittime, per il modo barbaro e ingiustificabile in cui hanno perso la vita e per le loro povere famiglie, con Vintenberg che – ancora una volta – è abile a indugiare sui figli, dandoci una conclusione particolarmente significativa e che, giocoforza, non vogliamo svelarvi. Almeno questo lo lasciamo scoprire a voi.

kursk

Verdetto

Thomas Vinterberg porta sul grande schermo la tragedia del sottomarino russo Kurks, datata 2000.
Un’opera che, per quanto nota e quindi priva della componente ansiosa di cui vivono i film di genere, è in grado di restituirci emozioni simili, facendoci vivere i sentimenti contrastanti dei marinai, delle loro famiglie, puntanto il dito senza mezzi termini contro la burocrazia e le autorità russe. Un comparto tecnico di prim’ordine contribuisce poi ad un risultato senza dubbio positivo.

Se vi interessa Kursk…

Vi consigliamo un film diverso ma che riguarda comunque il tentativo di sopravvivenza in mare, ovvero Unbroken di Angelina Jolie.
Se invece vi interessa la regia di Vinterberg, provate con uno dei suoi migliori film, Il sospetto, con Mads Mikkelsen.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.