Kurt Cobain: Montage of Heck Recensione, ovvero la storia della musica Grunge
Un film a volte è in grado di riportare qualcuno in vita. Può raccontare momenti perduti nel tempo unendoli nuovamente per creare qualcosa di vivo, che respira, in grado di rianimare uno spirito che si pensava assopito da tempo.
Brett Morgen, il regista che ha creato Kurt Cobain: Montage of Heck, spiega che lo ha fatto soltanto perché voleva regalare qualcosa di prezioso a Frances Cobain, la figlia di Kurt. Un dono speciale, per farle conoscere e vedere suo padre sotto una nuova luce, una luce che prima era stata sempre lasciata spenta.
Con Frances stessa come produttrice del film, Brett ha avuto accesso a tutti gli effetti personali, ai quaderni e ai diari della famiglia Cobain e persino ai diritti musicali per riprodurre e ricreare la vera storia, quella più intima e forse mai raccontata, di Kurt Cobain, non come artista, ma come uomo. Un viaggio profondo dentro la testa di un genio tormentato, che setta un nuovo standard nel mondo dei cine-documentari, uno scrigno in grado di preservare intatte le memorie e le volontà di Cobain.
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Il film si apre con un racconto, creato tassello dopo tassello da foto, ritagli di giornale, disegni, videocassette, film in Super 8 e note audio originali. Tutto prende vita, tutto si anima e si mescola, per creare un’introduzione, un assaggio di quello che verrà, un viaggio contorto, difficile ma profondo; una chiave in grado di aprire una vita. Dopo un prologo fatto con spezzoni di interviste ai genitori, alla sorella e al suo compagno di band Krist Novoselic, in cui viene ricordato Kurt, si entra in questo vortice di emozioni.
La nascita di Kurt e il suo background familiare: filmati amatoriali e foto ci mostrano un bel bimbo biondo, dolce, vivace e iperattivo, fino agli anni dell’adolescenza, segnata irrimediabilmente dal divorzio dei genitori. Qualcosa da qui inizia a cambiare, la stabilità familiare viene meno, rimbalzato da una casa all’altra, Kurt già da qui da l’addio alla sua serenità, probabilmente un addio definitivo.
Morgen utilizza un bellissimo corto animato che mostra dettagliatamente quello che non può essere rappresentato, ma che in qualche modo si intuisce: gli anni difficili della sua adolescenza alle superiori, le notti insonni passate ad ascoltare musica e a suonare piccoli riff alla chitarra, gettando le basi di quelli che poi diventeranno i successi planetari dei Nirvana. I diari e i quaderni di Kurt vengono usati da Morgen come strumenti narrativi, animando e portando alla vita semplici note, liste di cose da fare, prime bozze di testi, numeri di telefono, indirizzi e scarabocchi che uniti assieme formano un primo abbozzo del potente Nirvana che arriverà. Ma queste pagine mostrano al tempo stesso la fragilità e le emozioni estreme che colmavano l’anima di Kurt, dal bisogno di amore forse mai colmato alla rabbia, fino all’odio per essere stato spesso umiliato o deriso, una cosa che non sopportava e mai sopportò.
Animazioni e interviste familiari sono intervallate da filmati girati dietro le quinte dei video musicali, durante le interviste con MTV, nei backstage dei concerti e durante le performance live. È strano vedere come Kurt cambi a seconda del contesto in cui si trova: dal costante senso di nausea che gli provocano le interviste, ai momenti passati con Courtney Love, dove è spiritoso e vulnerabile, fino a trasformarsi in un dio onnipotente quando sale sul palco per cantare, osannato da una folla oceanica. I filmati dove è con Courtney mostrano la strana alchimia che si era venuta a creare tra i due, entrambi così “strani” ma così legati nel loro dolore, uniti anche dalla droga, presenza grigia, fantasma che aleggia silenzioso lungo tutto il film.
C’è spazio anche per la piccola Frances, mostrata durante i primi mesi di vita, accudita da Kurt e Courtney nonostante l’atroce gossip che li tormentava in quei mesi, dipingendoli come genitori scellerati e drogati, ma in realtà devoti e amorevoli, cosa che nessuno al tempo avrebbe mai immaginato.
Il film prosegue durante gli anni di successo dei Nirvana, in parte con animazioni, in parte tramite interviste e filmati ufficiali della band: e qui avviene il punto di rottura, qui si comincia a intravedere la parabola discendente di Kurt, il suo essere genio sregolato, la sua arte creativa che sgorga dal suo malessere, sia fisico che psichico. La sua produzione musicale forse non sarebbe esistita senza il suo profondo dolore, un combustibile che lo portava a produrre ma allo stesso tempo lo avvinghiava e lo trascinava giù, nell’abisso.
Le canzoni dei Nirvana infine, vengono usate da Morgen come collante, un mastice perfetto che unisce scena dopo scena, immagine dopo immagine. Lisce, orchestrate, riarrangiate. In ogni caso brividi. Dalle performance live della band in giro per il mondo fino alla famosa sessione Unplugged di MTV, ci accompagnano costantemente in questo viaggio, dall’inizio fino alla tragica fine. La manopola del volume gira verso l’alto, così i Nirvana meritano di essere ascoltati.