Gli anni passano, ma i divulgatori continuano a scegliere l’animazione per trasmettere le nozioni al loro pubblico
er chi era bambino o ragazzino nei primi anni ’90, le parole “siamo fatti così” evocano pavlovianamente ricordi di globuli rossi, linfociti e virus, nelle loro rappresentazioni cartoon di orsetti gommosi con l’ossigeno sulla schiena, astronavi e bulletti. Trent’ani dopo, per chi è cresciuto con quei cartoni e quei libri, è facile lasciarsi andare alla nostalgia e dire che oggi non c’è più niente del genere, e come fanno i ragazzi a imparare? Ma come un po’ tutti i contenuti, anche la divulgazione si è spostata su canali comunicativi più moderni, senza perdere per questo la sua efficacia.
C’era una volta la divulgazione per bambini
Quella che noi conosciamo come Esplorando il corpo umano o Siamo fatti così (titoli diversi in base al canale di diffusione: il primo è quello scelto da DeAgostini, il secondo da Mediaset) è l’adattamento italiano di una serie animata per bambini Il était un fois la vie, realizzata in Francia nel 1987 dal produttore, sceneggiatore e fumettista Albert Barillé. Quello sull’anatomia e biologia umana non era il primo progetto di divulgazione di Barillé, che dieci anni prima ne aveva già prodotto uno sulla storia dell’uomo, che in seguito arrivò anche in Italia con il titolo C’era una volta l’uomo. Ma “c’era una volta la vita” fu un vero e proprio successo planetario, che portò al suo autore numerosi premi da tutto il mondo.
L’idea di fondo era semplice: parlare della biologia umana in modo semplice e accattivante per il pubblico dei ragazzi, trasformando il corpo in un macchinario vasto e complesso abitato da tanti piccoli esserini che collaborano al buon funzionamento dell’intero meccanismo. Come nella tradizione dei “viaggi allucinanti” della fantascienza classica, ci troviamo quindi proiettati direttamente all’interno del corpo, e seguiamo normali processi fisiologici come se fossero avventure in territori sconosciuti e quest epiche da compiere. Il successo della serie portò immediatamente a nuove edizioni, e in Italia fu appunto DeAgostini ad adattare il progetto, con una serie di fascicoli da edicola (era ancora il tempo in cui le pubblicazioni periodiche in edicola andavano molto, come nel caso della Storia Ancestrale) che contenevano le nozioni espresse nel cartone con maggiori particolari e approfondimenti, capaci di soddisfare la curiosità dei bambini più svegli… e anche di qualche adulto.
Albert Barillé si dedicò in seguito ad altri progetti simili, mantenendo sempre lo stesso stile e destinazione. Tra quelle più fortunate troviamo Il était un fois les découvreurs, una serie sulla storia della scienza e della tecnologia che in Italia è stata adattata sempre da DeAgostini come Invenzioni e Inventori. Altri suoi cartoni parlano di esploratori, ecologia, culture del mondo. Ma Esplorando il corpo umano è rimasta indubbiamente quella dall’impatto più forte, perché è riuscita a portare argomenti tecnici complessi (e anche delicati, come la riproduzione o il cancro), che nelle scuole e nei libri di testo spesso sono affrontati in maniera superficiale o asettica, al livello del suo giovane pubblico, proponendoli in un modo accattivante e accessibile, capace di stimolare la curiosità invece della noia.
La divulgazione meravigliosa
Visto il grande successo della serie, si cercò subito di replicarne la formula anche altrove. E in Italia, chi era all’epoca (e forse, si può dire che è tuttora) il divulgatore popolare per eccellenza? Naturalmente l’incrollabile Piero Angela. Sembra incredibile pensando ai palinsesti di adesso che trent’anni fa si investisse in progetti del genere, ma nel 1990 la RAI produsse e mandò in onda otto episodi della serie La macchina meravigliosa, in cui Piero Angela raccontava proprio del corpo umano, anzi… lo esplorava.
Il concept della serie era infatti di nuovo quello del “viaggio allucinante”, con lo stesso Angela che si riduceva a proporzioni microscopiche e viaggiava all’interno del corpo umano. Con quelle che per l’epoca erano tecniche sofisticatissime di CGI, il presentatore veniva sovrimposto su ingrandimenti al microscopio elettronico delle parti del corpo che visitava. Naturalmente riviste oggi quelle scene possono apparire goffe, ma il risultato è comunque impressionante e di grande effetto. Le esplorazioni nel corpo costituivano solo una parte (forse nemmeno maggioritaria) degli episodi, che erano poi completati da servizi esterni e ospiti in studio.
Anche questa serie ebbe un successo discreto, tant’è che un pochi anni dopo fu prodotto un progetto simile, stavolta per esplorare il mondo dei dinosauri, anche qui con Piero Angela che faceva da esploratore nel tempo profondo (e i dinosauri costruiti appositamente come animatronic!) Si può dire quindi che pur trattandosi di un personaggio “live action”, anche in questo caso la divulgazione ha fatto uso di tecniche di animazione per integrare meglio le nozioni da trasmettere in una narrazione coinvolgente, intersecata ai temi della scoperta e dell’avventura. Un approccio che si conferma quindi vincente, anche quando a portarlo avanti è un personaggio di alta reputazione come Angela, che non teme di “compromettersi” in quello che può apparire un gioco agli occhi degli accademici estremisti.
La divulgazione in un guscio di noce
Come ben sappiamo oggi la divulgazione non passa più dal palinsesto televisivo, non in modo sistematico almeno, anche se quando lo fa a volte ottiene risultati oltre le aspettative. E men che mai può passare dalle edicole, che come abbiamo già evidenziato parlando di Urania stanno andando scomparendo. Esistono canali tematici sulla TV on demand, ma è noto che l’approccio di History Channel e simili sia spesso orientato sul sensazionalismo e la spettacolarizzazione, piuttosto che sull’onesta rappresentazione dei fatti storici o scientifici. In questo scenario desolante, la soluzione è arrivata da singoli creator, gente curiosa e intraprendente che ha deciso di occuparsi in prima persona di creare contenuti e spazi di divulgazione sulle nuove piattaforme, a partire da Youtube.
Uno di questi è Philipp Dettmer, nome che probabilmente non risulta familiare, ma che è l’autore e animatore del canale Kruzgesagt. L’impronunciabile nome è la traduzione dell’espressione “in a nutshell”, poco traducibile in italiano (anche se a volte la si trova nella forma letterale “in un guscio di noce”) ma che significa in pratica “semplice e veloce”. Lo spirito di Kurzgesagt infatti è proprio quello: spiegare nozioni, teorie, concetti ed eventi in modo più immediato e trasparente possibile, grazie anche stavolta all’uso delle animazioni realizzate dallo stesso Dettmer, che rendono la spiegazione più fruibile e facile da seguire. È proprio il suo stile di animazione cartoonistico e ironico ad aver decretato il successo di Kurzgesagt, che è diventato un fenomeno mondiale ed è attualmente disponibile in inglese, tedesco e spagnolo. Il canale si occupa principalmente di discipline scientifiche, dalla chimica alla biologia, dalla fisica all’ingegneria, ma in alcuni casi spiega in a nutshell anche fatti storici e di attualità, con una visione neutrale anche di fenomeni complessi e controversi.
Con il passare degli anni Dettmer, come Barillé ai suoi tempi, ha poi aggiunto alla sua divulgazione tramite i cartoni quella più convenzionale e approfondita con i libri. È uscito infatti di recente Immune, un libro scritto dallo stesso Dettmer che riprende alcuni video già usciti sul canale e li espande in un discorso più completo sul sistema immunitario. Il libro parte da una visione d’insieme, introducendo prima i concetti più semplici, per arrivare poi anche agli argomenti più complessi e alle ultime scoperte. Forse rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare per lo spin-off cartaceo di un canale animato, Immune è quasi scarso di illustrazioni, e lascia più spazio alle pagine di testo, che rimane comunque sempre colloquiale e scorrevole, senza perdere in rigore. La scelta di parlare proprio di questo argomento, in un periodo storico in cui virologia e immunologia sono diventati argomenti da bar, conferma la volontà dell’autore di Kurzgesagt di affrontare i fatti nella maniera più trasparente possibile anche i temi più delicati, perché quando si parla di questioni scientifiche non bisogna avere timore di riferire le cose come stanno.
Dettmer con il suo Kurzgesagt non è certo l’unico divulgatore moderno, ne abbiamo anche alcuni italiani come Luca Perri e Adrian Fartade, e molti altri se ne possono trovare su piattaforme dedicate come Curiosity Stream e Nebula, che utilizzano stili e toni diversi per trasmettere le loro conoscenze e passioni. Una nuova generazione di divulgatori che sfrutta i nuovi mezzi a disposizione per portare la curiosità anche a quelli nati troppo tardi per Esplorando il corpo umano.