Di Corvi e di Manti.
Di questi tempi, negli uffici della Bao Publishing non stanno certo con le mani in mano. Dopo il dirompente successo dell’ultimo volume di Zerocalcare, Kobane Calling, hanno deciso di dare un forte restyling alla linea a fumetti per i più piccoli, conosciuta come BaBAO. Si tratta di un ramo piuttosto redditizio per la casa editrice, spesso fregiatosi dei contributi di autori di un certo peso (Silvia Vecchini, Sualzo, Luke Pearson, etc.), rilanciato ora in pompa magna e con tanto di nuovo logo (design di Lorenza Natarella). Sono previste, all’interno della collana, tre diverse fasce d’età: Pre-school, Anni 6-11 e Young Adult.
In questo senso vanno viste le recenti pubblicazioni di Palla Rossa, Palla Blu di Maicol e Mirco e Thunder Ben di Vanessa Cardinali. Pantheon di opere e fumettisti cui si aggiunge anche La Principessa Spaventapasseri, graphic novel di Federico Rossi Edrighi, appartenente proprio alla categoria young adult. Ma su questo non insisteremo troppo perché, come avremo modo di dirvi, questo è e rimane un fumetto altamente godibile in ogni stagione della vita.
Morrigan Moore è una quattordicenne dalla capigliatura indomabile e dalla battuta sempre pronta, sballottata controvoglia in un paese della campagna inglese dalla madre e il fratello, scrittori a quattro mani di una famosa serie di romanzi. I due, infatti, sono andati a documentarsi riguardo ad una misteriosa leggenda che vede protagonista il Re dei Corvi e il Principe Spaventapasseri, con l’intenzione di inserirla nel loro prossimo libro.
Quel che l’appena trasferita famigliola non sa è che la vicenda nasconde un misterioso e inquietante fondo di verità. Sarà proprio Morrigan a doverne fare le spese, contando sulle capacità del “Manto“, un indumento magico dai poteri davvero straordinari.
Federico Rossi Edrighi è ormai una vera personalità del fumetto. Classe 1982, ha all’attivo diverse pubblicazioni importanti e progetti di rilievo, come la quarta stagione di John Doe, l’adattamento del lovecraftiano Alle Montagne della Follia per la collana Roberto Recchioni presenta: I Maestri dell’Orrore, senza contare Dylan Dog. E qui si propone in veste di fumettista completo, occupandosi sia dei testi che dei disegni.
La prima impressione che si ha di quest’ultima sua fatica è di avere tra le mani un romanzo di formazione di ottima fattura, con molteplici riferimenti ad altri generi narrativi, come un po’ di urban fantasy, un po’ di folklore e un po’ di fiaba. Attenzione, però: quella che al primo impatto potrebbe sembrare una storia simile a tante altre, che spesso riempiono (purtroppo) gli scaffali delle librerie proponendo ai ragazzi una facile lettura di consumo, è in realtà una “narrazione di passaggio” dalla grandissima profondità. Le avventure sovrannaturali e fantastiche della teenager Morrigan nascondono una raffinata metafora, simboleggiando quel momento che apre il passaggio alla vita adulta.
Un’inquadratura sincera, schietta, velata da sequenze che paiono ricalcare quelle delle avventure di genere televisivo e non, di uno spaccato umano fondamentale nella crescita di ciascun individuo. Attraverso queste esperienze, la protagonista cambia, mettendo in discussione il suo modo di pensare e l’impalcatura di tutta la sua esistenza. Muta il rapporto con i familiari, con i coatanei, con se stessa, percorrendo un cammino composto di incertezze, responsabilità e scelte difficili. Il bisogno di cercare il proprio posto, o anche solo di avere una meta da seguire, di trovare delle sicurezze in mezzo all’imprevedibilità è il filo conduttore della narrazione. Questo è reso benissimo dalle didascalie, quasi sempre incentrate sui pensieri di Morrigan, dai dialoghi frizzanti, che sottotraccia maturano il contrasto dell’adolescente con il mondo che la circonda e i suoi problemi ad inserirsi. Il tutto viene trattato con una sensibilità notevole, in grado di portare nella vignetta scene anche forti, di cui il racconto è pieno, senza disturbare il lettore.
Esemplare, dal punto di vista del ritmo, l’introduzione dei vari personaggi e il modo rapido (a volte perfino troppo) di presentarli sulla scena. Una lettura mai pesante è facilmente supportata da una gabbia libera, spesso coraggiosa, che trae forza da uno storytelling moderno e graffiante. All’interno di questa struttura, lo stile di Rossi Edrighi è originalissimo, un ibrido di diverse tendenze, a volte crude, a volte irreali e squisitamente cartoon (probabile lascito del suo passato nell’animazione), che alla fine richiama tanti generi senza sceglierne nessuno. Un libro che soddisfa qualunque tipo di palato, non solo quello a cui è principalmente dedicato, sfruttando meccanismi freschi e sempre funzionali alla narrazione. È difficile non ritrovarsi nei tormenti della protagonista, così come è impossibile non prendere le sue parti e fare il tifo per lei. Perché, in fondo, Morrigan vive il delicato periodo della vita (di ognuno) in cui la scelta più semplice e scontata non è affatto quella più giusta.