La Trilogia di Davide La Rosa
Che cos’è il La Rosa Universe, dell’omonimo autore ed edito da Saldapress? Facile: universo narrativo ideato dalla folle o genialoide (o entrambe) mente di Davide La Rosa, autore dei fumetti che vi appartengono. In questo mondo, personalità illustri della letteratura italiana (Ugo Foscolo, Leopardi e Ranieri, Parini) vivono avventure tra il giallo e il grottesco, con marcata tendenza a propendere per quest’ultimo.
Ugo Foscolo, Indagatore dell’Incubo
Il primo volume della trilogia in cui l’inimitabile Davide La Rosa dà vita a versioni alternative e surreali di alcuni dei grandi protagonisti della letteratura italiana. Prendendo spunto da citazioni più o meno velate e da evidenti sfumature horror, ci regala questo memorabile Ugo Foscolo che fa il verso al Dylan Dog di casa Bonelli (con tanto di copertina variant che riprende direttamente il primo numero). In realtà i riferimenti non si fermano qui, visto che la storia inizia con il nostro che deve affrontare un’armata di morti viventi con tanto di pistola e parlata forbita.
Ma si tratta di un mero pretesto attraverso cui l’autore può snocciolare tutto il suo humour assurdo e divinamente nonsense, passando con nonchalance tra richiami letterari colti, zombie, “Padania Libera!” e disegni spiazzanti, in quello stile minimale, infantile e volutamente grezzo con cui crea situazioni ironiche spesso ai limiti del politicamente corretto. Un mix che funziona e fa ridere spesso, con tanto di cameo improvvisi di personaggi provenienti da altre culture, altri secoli e perfino qualche riflessione sulla stessa figura del Foscolo, a cui la penna irreale (ma mai ridicola) di La Rosa non risparmia qualche analisi che deride e prende in giro molti dei suoi cliché letterari, imparati da tutti noi sui banchi di scuola durante il liceo. Alla fine, tra le mani abbiamo l’ennesima trovata geniale di un autore pieno di risorse e dallo stile perfettamente riconoscibile che, per quanto difficile, propone sempre idee nuove ed efficaci.
Leopardi & Ranieri: True Veri Detective
Leopardi e Ranieri sono appena due fanciulli, a Recanati, quando si imbattono per caso in un omicidio irrisolto. Così decidono di indagare e, inevitabilmente, finiscono per diventare pedine di una scacchiera inquietante molto più grande del loro piccolo paesino di provincia. I cattivi, facenti parte di un’organizzazione malefica alquanto bislacca e composta anch’essa di personalità artistiche provenienti da tutto lo spaziotempo, progettano di diffondere l’ottimismo e la felicità su tutto il mondo, come un morbo incurabile che ottenebra la mente. Ce la faranno i nostri eroi, a loro volta con l’aiuto di una squadra di buoni, a sventare il malefico piano?
“Ai posteri l’ardua sentenza.” Il che ci porta a un’altra chiave del volume, il suo intelligente e satirico citazionismo. Oltre alla miriade di amorevoli rimandi ad arte e letteratura (ma anche filosofia e, in tono minore, politica), una volontà di riflessione proattiva su temi non sempre accessibilissimi, specie in un fumetto umoristico. Leopardi & Ranieri: True Veri Detective, insomma, è una lettura per molti versi spiazzante. Perché si presenta con il tratto tipico dell’autore, a dir poco spoglio di dettagli, deformante nella sua semplicità e volutamente “tremolante”, finanche nel lettering. E poi ti sorprende con riflessioni tutt’altro che superficiali e ironia da una parte sagace e pungente, dall’altra nonsense come da tradizione La-rosiana (nel gigantesco solco tracciato sul mercato da Sio). Un problema, però, che sorge da ciò è proprio l’uso delegato che viene fatto del testo. Dato lo stile grafico scelto, le aspirazioni comunque alte di una trama ricca e intricata finiscono per essere affidate moltissimo al dialogo e alle parole. Questo, in un fumetto, è almeno in parte un difetto. Non è “colpa” dei disegni, quest’ultimi possono ridursi all’osso, ma dovrebbero sempre e comunque mostrare tutto quello che, a un livello successivo, raccontano i balloon.
Tutto questo contribuisce a consegnarci un volume molto particolare (se non unico), dall’apprezzamento sfaccettato e la digestione non facile. Se ve ne piace l’aspetto, da fumetto “disegnato male”, potrebbero stranirvi gli approfondimenti letterari, le scene da detective story o in generale le contaminazioni mutuate da altri generi. Se invece non digerite lo stile dei disegni, farete fatica ad abituarvici, anche perché la narrazione lo accompagna in modo altrettanto straniante, lungo un’avventura fantasiosa e, beninteso, divertente, che in parte si conclude, in parte no. Un cliffhanger finale lancia il prossimo capitolo del sopracitato universo, quello con protagonista Giuseppe Parini, naufrago delle stelle, lo scrittore di cui nessuno si ricorda mai…
…Un momento, Giuseppe chi?
Giuseppe Parini – Naufrago delle stelle
“Un folle viaggio tra le pieghe della storia e della filosofia.” Stavolta, sulle nostre scrivanie arriva Giuseppe Parini, per un altro, il terzo, volume stralunato del La Rosa Universe, volto a mandare in tilt il lettore medio attraverso tavole piatte prive di colore, argomenti nonsense e disegni bambineschi privi di qualsiasi logica. La storia, che vede protagonista il prete poeta del XVIII secolo, è ambientata in un tempo indefinito, dove personaggi storici si incrociano di continuo per poter porre fine alla minaccia dell’Oscurantismo pronto ad inghiottire l’Umanità. Il nostro eroe finito, casualmente, nello spazio per il volere di un essere extraterrestre, si ritrova a viaggiare in compagnia della testa di Robespierre (riportato in vita dall’oltretomba), desideroso di ritornare sulla terra e fermare la piaga dell’ottimismo e ristabilire gli ideali illuministi.
Siete confusi? Beh, non c’è da biasimarvi.
La Rosa, infatti, ci porta in un mondo governato unicamente dall’irrazionale follia di personaggi rubati alla storia e catapultati in un’avventura fantascientifica con sottotrame filosofiche e morali. La narrazione, piena di flashback e continui rimandi a epoche passate, si nutre di costanti stravolgimenti, finendo per offrirci una storia solo apparentemente lineare. La fluidità narrativa, oltretutto, viene spesso sacrificata dai dialoghi privi di logica dei nostri protagonisti, volti a strappare qualche sorriso al lettore grazie alla loro natura grottesca, ma finendo, il più delle volte, per lasciare un po’ disorientati.
Questo elemento, di certo, non viene aiutato dallo stile di disegno, che sfrutta stick-man piatti dai contorni irregolari, su sfondi bianchi privi di profondità, un tratto (forse esageratamente?) minimalista. Tutto ciò, ovviamente, ha come unico intento esplicitamente perseguito quello di far risaltare ancor di più l’umorismo che caratterizza tutti i personaggi, rubati alle pagine della Storia. Eppure, non possiamo fare a meno di chiederci se l’intrattenimento finale, divertente agli inizi, finisca in chiusura di “trilogia” per non appagarci completamente, offrendo tavole alla nostra portata, ma non a quella di tutti.
A cura di Elia Munaò, Andrea Giovalè e Leonardo Diofebo