Ocean’s eleven in salsa redneck
A quattro anni dall’uscita del suo ultimo film per il cinema (Dietro i candelabri, un bellissimo biofilm sul celebre pianista Liberace), Steven Soderbergh torna in sala con una pellicola di stampo completamente diverso, tornando ai fasti che lo hanno reso celeberrimo alcuni anni fa.
La truffa dei Logan (Logan Lucky il titolo originale), infatti, è ambientato in un piccolo paesino dell’America rurale, nel mezzo della West Virginia, e si concentra sull’organizzazione e realizzazione di una complicata rapina.
I protagonisti, Jimmy e Clyde Logan, sono due veterani delle recenti guerre in cui si sono lanciati gli Stati Uniti e – come tanti commilitoni – fanno fatica a riadattarsi alla vita civile: Jimmy, interpretato da un ottimo Channing Tatum, sempre più a suo agio anche nei ruoli drammatici, ha una leggera zoppia che gli impedisce di proseguire con il suo lavoro da minatore, mentre Clyde si barcamena dietro il bancone del bar che gestisce, nonostante l’amputazione della mano sinistra a causa di un incidente bellico.
A questo aggiungete che Jimmy è separato e che la moglie Bobbie Jo – Katie Holmes al limite delle sue faccette da secchiona antipatica – ha intenzione di trasferirsi fuori dallo Stato portandosi dietro la figlia, e avrete il quadro che il regista ci presenta a inizio film.
Qual è il modo più veloce ed efficace per racimolare un po’ di grana e mettersi a posto per il resto della vita? Soderbergh risponde di nuovo a modo suo: con una rapina, ovviamente!
La serie dei film legati a Ocean & co. ha abituato il pubblico alle rapine nei posti più assurdi e gestite nei modi più spettacolari: casinò, registrazioni in video, salti temporali, scambi di personalità, trucchi sofisticatissimi e tecnologia allo stato dell’arte sono state la firma della trilogia in questione.
La truffa dei Logan è molto simile e al contempo molto diverso.
Le similitudini – dal punto di vista della trama – riguardano principalmente il cosa (una rapina elaborata) e il chi (un gruppo eterogeneo di persone).
Le differenze, invece, sono essenzialmente legate all’ambientazione (passiamo da Las Vegas alla provincia estrema) e alle modalità con cui si svolge l’azione (praticamente nessuna tecnologia più sofisticata di un telefonino, tutto viene fatto in maniera artigianale).
Tutto questo crea nello spettatore una sensazione di leggero dejà vu, dando l’impressione che il regista abbia voluto far nascere un altro franchise, caratterizzando in maniera netta i personaggi, lasciandosi qualche porta aperta alle spalle e sperando nel favore del pubblico.
Nonostante gli inevitabili paragoni e la sensazione di già visto, però, il film scorre piuttosto bene. Merito degli ingredienti di partenza e dell’innegabile abilità del regista (nonché direttore della fotografia e montatore del film).
Il cast, innanzitutto.
Channing Tatum da ormai alcuni anni è riuscito a emanciparsi dal ruolo del belloccio delle commedie romantiche o dell’amico scemo nei film comici, tirando fuori una buona dose di carisma e bravura.
Adam Driver, l’ormai consacrato Kylo Ren di Star Wars, è semplicemente stupendo. Un talento come pochi, uno degli attori più bravi in circolazione, qui perfettamente calato nei panni del fratello un po’ lento e senza emozioni.
Daniel Craig dismette lo smoking di 007 a cui siamo stati abituati negli ultimi anni e si cala magnificamente nel ruolo di Joe Bang, un nome che racconta da solo un profilo criminale.
Il resto del cast, tra cui un quasi irriconoscibile Seth Mcfarlane, reggono bene il gioco e riescono perlomeno a non fare danni (tranne Katie Holmes, che quando entra in scena fa scuotere la testa a tutti).
Ad aiutare lo scorrimento delle quattro parti in cui è composto il film (la genesi dell’idea, la preparazione del colpo, la rapina e i mesi successivi) c’è una colonna sonora adrenalinica, veloce e varia che spazia dai White Stripes ai Black Eyed Peas, dai Creedance Clearwater Revival a John Denver.
L’insieme di tutti questi fattori, inutile negarlo, rende il film piacevole e scorrevole, strappando allo spettatore ben più di una risata.
Verdetto
La truffa dei Logan è un film che ricalca i grandi successi commerciali di Steven Soderbergh, riprendendo l’argomento rapine e spostandolo dalla scintillante Las Vegas alla rurale West Virginia.
Il cast degli attori, il tono scanzonato del film e l’idea di base riescono comunque a far superare allo spettatore quella sgradevole sensazione di già visto che arriva all’inizio del film.
Siamo forse di fronte a una nuova serie in cui invece che Ocean & soci troviamo i fratelli Logan e la loro scalcagnata banda di redneck?