Una donna che è tutte le donne
Isabelle è una donna in cerca dell’amore, dell’amore vero, quello che sconvolge la vita e che non ha pretese. La sua ricerca è un po’ un’avventura, un po’ una causa persa e un po’ una nuova speranza, questo è L’amore secondo Isabelle – Un beu soleil intérieur – il nuovo film di Claire Denis in arrivo nelle sale italiane dal 19 aprile.
La splendida Juliette Binoche – che con il ruolo ha ottenuto la nomination come Miglior Attrice ai César, agli EFA e ai Prix Lumière – veste i panni di Isabelle, un’artista cinquantenne che divide la sua vita tra mostre d’arte e storie inconcludenti. Nonostante il matrimonio fallito la donna non ha perso le speranze nella ricerca del vero amore e di una relazione stabile ma questo suo innato romanticismo si rivela essere spesso una luce troppo abbagliante che le impedisce di scorgere la verità delle cose. Il film mette immediatamente in primo piano la fragilità della donna aprendo la scena sul suo corpo nudo, ma l’immagine non vuole essere sensuale bensì triste, fattore accentuato dal deludente amplesso al quale andrà incontro. I primissimi minuti di scena fanno quindi intuire lo spirito di questa storia, ossia l’inesorabile incompatibilità della donna con gli uomini presenti nella sua vita. La goffaggine di quella scena d’amore fa volutamente sentire in imbarazzo lo spettatore, non tanto per la scena di sesso in sé – che non è nemmeno tanto spinta e anche girata con gusto – ma dalla tristissima performance dell’uomo seguita dalle sue giustificazioni velatamente offensive. Con questo inizio capiamo fin da subito la situazione sentimentale della nostra eroina.
Isabelle è una donna molto bella, che porta con disinvoltura la sua età. Sembra uscita da un fumetto di Crepax, capelli a caschetto un po’ in disordine, giacca di pelle, stivali alti col tacco. Non ha paura di osare ma non eccede mai, mantenendo sempre un discreto equilibrio tra sensualità e classe. Non può nascondere il suo fascino neanche volendo e molti uomini le fanno la corte. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, la donna non è affatto una mangia uomini, tutt’altro. Lei si butta a capofitto in una relazione nella speranza di aver trovato l’uomo della sua vita, ma ogni candidato non sembra saper cogliere i segnali di Isabelle ed ella si ritrova ogni volta di fronte a condizioni inaccettabili, situazioni confusionarie o aspettative troppo alte, il che la porta a sentirsi continuamente ed inesorabilmente sola. In tutte queste storie parallele che ruotano attorno alla protagonista percepiamo la situazione di incomunicabilità tra lei e il resto del mondo maschile. I dialoghi sono indubbiamente ben scritti e le varie conversazioni a tu per tu nelle quali ci imbattiamo ci fanno capire quanto spesso siano vuote le conversazioni tra due amanti o possibili tali. Troviamo spesso i due interlocutori ripetere più e più volte lo stesso concetto per poi comportarsi in maniera diametralmente opposta, notiamo palesi bugie o affermazioni brutalmente crudeli declamate con una naturalezza sconcertante. A conti fatti, tutta la vicenda sembra insistere su un unico vero concetto: che il più grande difetto di Isabelle è di farsi circondare da dei completi idioti. Che ella li corrisponda o meno, tutti gli uomini presenti nella sua vita non fanno che cercare di impressionarla per poi rivelarsi dei bambinoni capricciosi.
Stiamo già sentendo tutti i commenti acidi della comunità maschile che grida accuse di femminismo sconsiderato, ma il film non vuole dire che tutti gli uomini sono scemi, ma che forse le donne tendono a infatuarsi di uomini scemi, che si costruiscono un’immagine mentale di loro che poi non corrisponde con la realtà e Isabelle incarna tutte quelle donne che si innamorano dell’amore piuttosto che della persona che ne è oggetto.
Tecnicamente parlando il film ha una regia nella media, sa gestire piuttosto bene le varie linee narrative anche se talvolta rivela delle sequenze un tantinello ripetitive, è probabile che la cosa sia voluta ma alla lunga potrebbe annoiare lo spettatore. La storia procede in maniera piuttosto fluida anche se talvolta occorrerebbe un filo di contesto giusto per capire meglio chi diamine siano alcuni degli spasimanti di Isabelle. Tale mancanza la si percepisce soprattutto verso la fine. Omissioni contestuali a parte, la parte finale merita un encomio, ovviamente non anticipiamo nulla, ma è molto interessante la soluzione che viene scelta per concludere una vicenda che non si capisce bene dove voglia andare a parare, inoltre la guest star di questa ultima sequenza è una piacevole sorpresa. Il messaggio è un po’ trito e ritrito ma che rimane un evergreen: non potrai mai innamorarti davvero finché non starai bene per conto tuo.
Verdetto
La performance della Binoche è davvero emozionante, in grado di dominare la scena con estrema disinvoltura, merita tutte le nomination ricevute. La regia è molto buona ma non ci hanno convinto alcune scelte narrative che si rivelano essere troppo spezzate. Il finale merita di essere visto per la compresenza di ironia e dolcezza. Per molti la storia potrebbe risultare noiosa e di poco impatto. Indubbiamente è bel film ma non ci ha emozionato tanto quanto ci saremmo aspettati. Se siete dei romanticoni alla disperata ricerca dell’anima gemella ve ne consigliamo caldamente la visione, vi farà tornare sicuramente con i piedi per terra.