Le migliori e più appassionanti storie del celebre investigatore Sherlock Holmes
Che lo sappiate o meno, l’appena trascorso 6 gennaio è stato un grande giorno per la letteratura mondiale. Perché? Ma per il compleanno di Sherlock Holmes ovviamente! Il detective ideato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle ha infatti compiuto la bellezza di 161 anni e noi di Stay Nerd abbiamo deciso di celebrare a modo nostro questo personaggio a dir poco straordinario e fondamentale nella narrativa mondiale. A Holmes va il merito di aver sdoganato un certo tipo di racconto investigativo, in cui si sono andate a man a mano mescolando tematiche sempre diverse, delineando quello che è il profilo del più grande investigatore di tutti i tempi. A lui sono stati ispirati innumerevoli personaggi, parte delle tematiche più diverse. Da Batman, le cui capacità deduttive e logiche, non a caso, lo definiscono “il più grande detective del mondo”, a Dottor House, che dal detective di Doyle non pesca solo il metodo logico ma alcune caratteristiche del suo carattere incontrollabile e spesso disordinato.
Quel che ci piace, quel che ci entusiasma, è la potenza che Sherlock Holmes ha mantenuto intatte sin dai suoi esordi, tanto che la sua popolarità è stata manifesta in ogni media in cui è comparso, e forse non è un caso che, salvo pochissimi passi falsi, il personaggio di Holmes sia sempre stato entusiasmante ed intrigante in ogni salsa, dalle originali pellicole prodotte tra il ’39 e il ’46 con protagonista il celebre attore britannico Basil Rathbone (che per primo fece indossare ad Holmes il suo celeberrimo cappello da caccia), fino alle opere più recenti, in cui il personaggio è stato interpretato da Rober Downey Jr. e da Benedict Cumberbatch (ma solo per citare i più celebri). Ma la letteratura legata ad Holmes è sconfinata, spesso spinosa nelle sue innumerevoli uscite. Tra canonici e non canonici parliamo di oltre 60 storie, in cui l’estroso inquilino di Baker Street, coadiuvato dal Dottor Watson, ha esplorato i recessi più discussi della psiche umana, e quelli più intriganti della letteratura. Destreggiarsi in questo mare letterario può essere impervio, ed ecco allora una bella lista con “le 5 migliori storie di Sherlock Holmes“. A gusto di Stay Nerd s’intende, quindi non fate i troll. Poi diteci se vi piace, che magari usciamo con una seconda edizione 😛
5) Uno studio in rosso
Pubblicato nel 1887, Uno studio in rosso non è certamente tra i migliori romanzi sulle avventure di Sherlock, ed entra più o meno a malapena in un’ipotetica lista dei memorabili, ma allora perché inserirlo in questa lista? Semplicemente perché si tratta del primo racconto che Doyle dedicò al suo celeberrimo investigatore, ed è pertanto il punto d’inizio ideale per chiunque voglia avventurarsi nel canone delle avventure holmesiane. È questo, quindi, il fondamentale punto di inzio delle avventure del duo investigativo per eccellenza, nonché il momento in cui nella vita di Sherlock arriva il suo risoluto socio e collega: il Dottor John Watson, un ex medico militare reduce della guerra in Afghanistan in cerca di un alloggio a buon prezzo. Il resto, come si suol dire, è storia. L’incontro tra i due è inizialmente incerto, e comincia con una lista dei rispettivi difetti mentre Sherlock è intento, in un laboratorio, ad analizzare alcuni reagenti in contatto con dell’emoglobina. Uno studio in rosso è dunque un racconto quasi di presentazione che mette a confronto Sherlock e Watson presentandone le diversità e le ambiguità. Alla base della storia c’è un omicidio atipico, forse per mezzo di un veleno al cui centro sembrerebbe esserci un movente di vendetta, espresso per mezzo di una traccia sulla scena del crimine: la parola tedesca “rache”, vendetta. Ma come sempre nelle storie di Holmes, quel che si vede non è quello che sembra, e solo un’attenta ricerca degli indizi potrà, infine, condurre alla verità. Un’indagine lunga che permette a Doyle di presentare per bene quello che è il modus operandi del suo detective: il metodo deduttivo, che consta in un’analisi accurata degli indizi e nella soluzione del caso per mezzo della logica. Doyle, medico professionista, appassionato di thriller medici, mette in campo le sue conoscenze scientifiche, si trasforma poi nel Dottor Watson che alla fine della storia si proporrà di scrivere una cronaca dell’accaduto per dare ad Holmes notorietà. Archetipo di tutta la narrativa holmesiana, Uno studio in rosso si distingue, infine, per due trovate interessanti. È l’unico, assieme a “La valle della paura”, a contenere un “racconto nel racconto” che fa da antefatto alle motivazioni del killer, ed è anche uno dei pochi che in un certo spirito di serializzazione, fa da prequel al suo successore: Il segno dei quattro.
4) Uno scandalo in Boemia
Racconto di apertura de: “Le avventure di Sherlock Holmes”, Uno scandalo in Boemia è importante in questa lista a causa dell’introduzione di un personaggio fondamentale nella narrativa holmesiana: Irene Adler. La bellissima truffatrice che è imprescindibile per qualunque media abbia trattato il personaggio di Sherlock Holmes nel corso degli anni. Qui la storia ruota attorno ad uno scandalo, in cui è coinvolto il Principe ereditario di Boemia, vittima suo malgrado di alcune foto compromettenti possedute dalla Adler che con esse sta ricattando il Principe. Non si tratta di una storia particolarmente profonda dal punto di vista investigativo, né figlia di particolari situazioni thriller. Quel che colpisce di questo racconto è la straordinaria popolarità di cui sarà vittima il personaggio di Irene che, nonostante quel che si veda in altri media, è presente unicamente qui. Questo perché il personaggio di Irene, alla fine del racconto, riesce di fatto a mettere in scacco Sherlock battendolo in astuzia. Tant’è che alla fine di tutto, Holmes sceglierà di tenere per sé una foto di Irene rinvenuta sul luogo della sua “sconfitta”. Irene, su cui si è lungamente elucubrato nel corso degli anni, diventa così doppiamente interpretabile. Benché in molti media si lasci intendere un certo disinteresse da parte di Sherlock per le donne, in seguito si scoprirà che egli ha comunque avuto le sue avventure amorose. Ciò svilisce di molto la scuola di pensiero che vorrebbe la memorabilità di Irene Adler come “unica donna” di Sherlock Holmes. Di fatto la potenza di questo personaggio sta proprio nella sua astuzia e nel fatto di aver battuto il furbo investigatore. Che vi siano sottesi amorosi è possibile, ma non è comunque il principale “movente” dell’interesse di Holmes per Irene.
3) Il Mistero della Gloria Scott
Pubblicato su Strand Magazine nel 1883 e poi inserito nel volume “Le Memorie di Sherlock Holmes”, Il Mistero della Gloria Scott è un ottimo racconto di investigazione con protagonista Sherlock, e rappresenta certamente una bella trovata nel compendio delle storie canoniche dell’investigatore londinese in quanto, a differenza di molti altri, esso è un vero e proprio tuffo nel passato di Holmes, ambientato nella gioventù dell’investigatore. Recatosi da giovane a Donnithrope nel Norfolk, Sherlock è ospite di un suo vecchio amico, tale Victor Trevor. La tranquillità del soggiorno verrà però interrotta da un misterioso marinaio che piombato in casa di Trevor causa uno scoinvolgimento tale nella vita di quest’ultimo da condizionare il suo stesso stato psico-fisico… sino a causarne la morte! Holmes, qui giovane e molto lontano dall’essere un detective acclamato, mette in mostra per la prima volta le sue capacità di logica e investigazione. Questo è il racconto in cui Doyle ci presenta le origini della “Scienza della deduzione” di Sherlock Holmes, mostrandoci, forse meglio e più chiaramente che in qualsiasi altra circostanza, come Sherlock sia diventato Sherlock. Nonostante non ci siano poi molti riferimenti al passato dell’investigatore, si tratta di un prototipale “racconto sulle origini”, in cui Sherlock Holmes mostra ai suoi lettori le motivazioni profonde della sua consacrazione, del suo genio, delle sue innate capacità.
2) L’ultima avventura
Al secondo posto della nostra classifica non poteva che esserci “The Final Problem”, un racconto bellissimo e doppiamente fondamentale. Si tratta infatti del racconto in cui compare la nemesi per antonomasia di Sherlock, ossia il Professor James Moriarty, ma anche di quella che, nelle intenzioni di Doyle, doveva essere la fine di Sherlock Holmes, tant’è che in conclusione a questa lunga avventura, il detective muore, e morto sarebbe dovuto restare se non fosse stato per le pressioni di lettori ed editori che, di fatto, obbligarono Doyle a rimettere mano al suo detective, prima con “Il Mastino di Baskeville”, e poi con una nuova serie di racconti, poi coadiuvati nel volume “Il Ritorno di Sherlock Holmes”. Come per Irene Adler, anche qui parliamo di un personaggio, James Moriarty, così ben concepito da trascendere l’effettiva “presenza scenica”, composta, come capirete, da questo solo racconto. Moriarty è infatti divenuto quasi un archetipo del malvagio per eccellenza. Sottile, intelligente e senza scrupoli, esatto opposto di Sherlock Holmes e dunque sua nemesi per antonomasia. Un nemico formidabile e così inarrestabile da portare il detective di Baker Street ad un ultimo, sofferto, sacrificio pur di mettere fine alle sue mire oscure. I due si affrontano in Svizzera, sulle celeberrime cascate del Reichenbach, in cui entrambi, infine, cadono. Holmes, conscio del fatto che Moriarty sarebbe potuto essere il suo “ultimo caso”, lascia a Watson delle istruzioni precise: “Ho lasciato precise disposizioni circa i miei averi prima di lasciare Londra, e le ho consegnate a mio fratello Mycroft. La prego di dare i miei saluti alla signora Watson e mi creda di essere, amico mio, il suo affezionatissimo Sherlock Holmes”. L’Ultima Avventura è un racconto serrato e molto ritmato, il cui climax lascia dispiaciuti e sorpresi allo stesso tempo. Ancora una volta l’affilata penna di Sir Arthur Conan Doyle fa centro, consacrando definitivamente Sherlock Holmes alla narrativa mondiale, ma non prima di instaurare nella mente del pubblico un ultimo, pittoresco, personaggio. Tant’è che sul profilo di James Moriarty si riscriveranno tantissimi altri “villain” della letteratura, definendo nitidamente l’archetipo del “genio del male”.
1) Le avventure della banda maculata
Presente nella raccolta “Le Avventure di Sherlock Holmes”, le avventure della banda maculata fu definito da Sir Arthur Conan Doyle in persona il suo racconto preferito su Sherlock Holmes! Contattato da Helen Stoner, Sherlock Holmes dovrà indagare sula morte della sorella di lei, deceduta, a suo dire, in circostanze sospette. I retroscena parlano di una storia di avidità e denaro, tutte concentrate su di un fondo ereditario che la Stoner, la defunta, avrebbe affidato al Dottor Grimesby Roylott. Scoprendo che effettivamente si è trattato di un omicidio, l’arma di delitto si rivelerà un letale serpente maculato che, con intelligenza, Holmes rivolterà contro il suo stesso padrone. Le avventure della banda maculata, il cui testo fu riadattato dallo stesso Doyle per un’opera teatrale (la cui prima fu nel 1910) è interessante perché si tratta di una commistione perfetta di tutti quelli che sono gli elementi classici della narrativa del mistero. La damigella in pericolo, una morte misteriosa, figure arcigne e fredde e persino una creatura esotica e letale. Tutto si sublima in un tipico e intrigante “locked room mystery”, non l’unico della carriera di Holmes, ma certamente quello meglio architettato per ritmica narrativa e trovate. Sebbene non sia un racconto fondamentale nella vita di Sherlock Holmes, è quindi uno dei migliori. Anzi, il migliore! Come lo definì proprio il suo scrittore, e chi siamo noi per contraddirlo?