Le sorelle Wachoski, tanto per rinfrescarvi la memoria, sono quelle che hanno inventato l’universo di Matrix: il che vuol dire che con i primi due film hanno innovato il linguaggio e le modalità di fare un certo tipo di cinema. Poi si sono perse per qualche tempo, tra film roboanti, storie complicate e scarsa novità.
L’anno scorso Netflix ha dato loro la possibilità di esprimersi al meglio, producendo una serie ideata da Lana e Lilly Wachowski, con il supporto di J. Michael Straczynski: Sense8.
La cosa bella di dare un tale potere a chi è stato capace di sfornare idee stupende nel corso degli anni è che gli fornisci mezzi, strumenti e soprattutto tutto il tempo necessario a far sì che le storie che albergano nella sua testa possano srotolarsi con calma.
Da questi presupposti è nata Sense8, una serie che ha un assunto di base molto semplice: otto persone sparse per il mondo, diverse per genere, etnia, lavoro, condizione sociale e via discorrendo, si trovano – ancora non sappiamo né perché né come – strettamente interconnesse l’una con l’altra. Talmente tanto connesse da poter usare le abilità di tutti gli altri a piacimento.
Immaginate di poter fare l’esame di ammissione alla facoltà di matematica mentre a guidare la vostra mano c’è un genio della fisica. Prendete questo esempio, moltiplicatelo per otto e avrete il plot della prima stagione.
In redazione c’è piaciuta talmente tanto che abbiamo deciso di selezionare le otto scene per cui vale la pena vedere Sense8 (l’elenco non vuole essere una classifica, quindi l’ordine delle scene è casuale). Ovviamente, occhio agli spoiler.
1) La paura di impazzire, ovvero sperimentare la risonanza limbica
Siamo agli inizi della serie, prima puntata. I personaggi ci vengono presentati uno alla volta, ognuno con i suoi piccoli o grandi problemi quotidiani. Nulla di nuovo, insomma. Fino a metà della puntata, quando improvvisamente vediamo Riley (Tuppence Middleton) al posto di Nomi (Jamie Clayton). La ragazza si trova catapultata dall’altra parte del mondo, nei panni di un’altra persona, per qualche secondo. Lei è completamente sconvolta dall’esperienza, mentre le persone intorno sembrano non notare alcuna differenza. Noi abbiamo esclamato il primo wtf di questa serie.
2) L’identità di genere, ovvero come trattare i temi difficili
Siamo alla seconda puntata, Nomi tiene un monologo su come sia stato complicato per lei raccontare della sua omosessualità ai genitori e di come si sia sentita odiata da loro dopo questa rivelazione. Tra i tanti momenti in cui vengono trattati temi complicati come l’identità di genere o i conflitti razziali o i legami familiari, abbiamo scelto questa scena perché mette subito lo spettatore di fronte a una realtà fatta di sfaccettature diverse, sfumature indefinite, ognuna con la sua personale e universale dignità, da accettare con orgoglio e basta.
3) Il mistero è più grande di quanto immaginiamo, ovvero Jonas entra in scena
In una serie di questo genere, nulla è come sembra e anche una questione già complicata di suo come l’interconnessione di otto persone nasconde qualcos’altro. Questo mistero non ci viene svelato durante la prima stagione ma riusciamo solo a vederne qualche assaggio (visioni, sensazioni, ecc.). Un primo punto fermo lo ritroviamo nella seconda puntata, quando Jonas (Naveen Andrews o anche il Sayih di Lost) si manifesta a Will (Brian J. Smith) in un anonimo supermercato e gli racconta una piccolo pezzo di verità in una scena inquietante come poche.
4) La parte per il tutto, ovvero come usare i poteri di un altro
Una delle abilità più grandi che deve avere chi scrive una serie (sia essa un fumetto, un libro o un prodotto per la TV) è quella di esser capace di dare piccole dimostrazioni di cosa sarà l’affresco una volta finito. Questo accade nella terza puntata, quando Sun (Doona Bae) sale sul ring di un incontro di kickboxing e al contempo ingaggia un combattimento con alcuni criminali nel corpo di Capheus (Aml Ameen) – nel pieno dell’Africa nera. Il montaggio veloce e il ritmo serrato della scena ci mostra la donna nelle due ambientazioni, mentre mena calci e pugni a destra e a manca. Un momento di grande esaltazione, lo confessiamo.
5) Le differenze culturali, ovvero la dignità di Sun
In una delle scene più intense della prima stagione, siamo alla quarta puntata, Sun – che scopriamo essere figlia di un magnate dell’industria farmaceutica coreana – decide di accollarsi la colpa del fratello (aver fatto scomparire dei fondi, per farla semplice) e non solo di andare in prigione al posto suo ma anche di salvare la faccia al padre e la reputazione di tutta l’azienda. Uno degli aspetti più belli di Sense8 è anche questo, la capacità di mettere in scena enormi differenze culturali (dai matrimoni combinati all’importanza dell’onore familiare passando per il dover nascondere la propria omosessualità per riuscire a fare carriera) in solo dodici puntate.
6) In otto è tutto più bello, ovvero la mancanza di privacy
Essere interconnessi ha sicuramente i suoi vantaggi, ma qualche problema – almeno all’inizio dell’esperienza – bisogna pur averlo. Trovarsi di fronte un/a sconosciuto/a, magari nudo/a e che sembra saperti leggere dentro non deve essere una bella sorpresa. Gli otto protagonisti della serie, dopo lo smarrimento iniziale, cominciano a prenderci gusto… al punto tale da condividere anche l’intimità del talamo nuziale, con tutti gli altri sensate. Una scena, quella a metà della sesta puntata, che segna il punto di svolta della serie: i protagonisti passano definitivamente dal subire questa condizione a usarla attivamente, anzi diremmo pure a godersela.
7) La rivincita sui bulli, ovvero Capheus che diventa Van Damme
Fin dai tempi de La storia infinita e della scena finale a cavallo di Falcor, entità varie sono accorse a difendere o vendicare i nerd oggetto di scherno. In questa scena, tratta dall’undicesima puntata, vediamo Capheus prendere a calci e sconfiggere definitivamente i suoi aguzzini. Ci riesce grazie all’agilità di Sun e all’addestramento di Will, ovviamente, ma a che servirebbe una connessione del genere, altrimenti? Una scena molto gustosa.
8) La consapevolezza di non essere soli, ovvero la fuga di Riley
Ultima puntata della stagione, tutte le storie stanno convergendo verso un unico punto. Gli otto protagonisti sono strettamente connessi e soprattutto sono consapevoli di poter usare le abilità di ognuno degli altri, all’occorrenza. Sense8 ha delle scene d’azione molto belle, dinamiche, fluide, con i personaggi che si alternano l’uno con l’altra (sarà stato un inferno girare ‘sta serie). Abbiamo scelto questa scena come summa di tutte le altre: ogni sensate mette le proprie caratteristiche al servizio del gruppo, per far sì che tutti possano trovarsi a veleggiare verso l’orizzonte della seconda stagione, insieme a noi.
A cura di Felice Garofalo