Le iene, il film che lanciò Quentin Tarantino nell’Olimpo
on tutti lo sanno, ma quando il 9 ottobre 1992 Reservoir Dogs di Quentin Tarantino uscì in Italia (in anticipo di un paio di settimane rispetto agli States) venne distribuito col titolo di Cani da rapina. Il successo però, per quel regista allora sconosciuto, non fu immediato nel Belpaese, così dopo poche settimane si provò a cambiare la traduzione e il nuovo titolo italiano Le iene fece centro, aiutandolo a sbancare il box office.
A livello globale, questo film fece balzare la fama di Tarantino alle stelle e a colpire fu senza dubbio la brutalità e l’eccentricità dell’opera.
La scena d’apertura è qualcosa di sensazionale, che ci mostra tutta la qualità del regista. Gli otto criminali si ritrovano a fare colazione in un caffè, discutendo sul vero significato di “Like a Virgin” di Madonna, e da questa conversazione e da ciò che ne scaturisce, possiamo estrarre dialoghi divenuti cult, come la famosa filosofia delle mance di Mr. Pink (Steve Buscemi).
Già, perché il boss Joe Cabot (Lawrence Tierney) e suo figlio Eddie “il bello” (Chris Penn) reclutano sei professionisti per una complessa rapina a una gioielleria di Los Angeles, assegnando loro nomi falsi, a tema cromatico, in modo da mantenere l’anonimato di tutti.
I perché del successo di questo incredibile esordio registico di poco più di un’ora e trenta di durata sono da ricercare anche in queste piccole cose. Ma passano poi, ovviamente, da quelle più grandi. Come la complessa ma lineare struttura del plot, con una sceneggiatura che funziona a meraviglia, che riesce a far tollerare agevolmente la claustrofobia di un unico luogo per quasi tutto il film, spezzato soltanto dai vari flashback precedenti alla rapina e che ci danno via via indicazioni su come è andata e su chi sia la presunta spia.
Ma oltre alla sceneggiatura, è la scrittura dei dialoghi a regalarci il primo sensazionale assaggio di quello che sarà poi un marchio di fabbrica tarantiniano. La sagacia e l’intelligenza dello script qui passa da rozzi colloquialismi a prova di cancel culture, ad aneddoti fantasiosi e divertenti che favoriscono l’immersione dello spettatore, chiaramente anche grazie all’interpretazione di ogni singolo attore, in un cast corale perfetto.
La scelta del cast artistico è infatti impeccabile, e Tarantino mette in piedi un team eterogeneo che si amalgama alla perfezione, in cui è difficile promuovere una performance anziché un’altra. Certo, l’esuberanza di alcuni ruoli, come quello di Mr Blonde (Michael Madsen) rende il suo personaggio così sopra le righe indubbiamente affascinante, ma tutti sanno stare al proprio posto e svolgere in modo impeccabile il compito assegnatogli, creando una miscela potente ed esplosiva che fa emergere il carattere dei singoli soprattutto nelle scene concitate o di discussione.
La colonna sonora poi è qualcosa di fantastico: un vero viaggio negli anni ’70 con brani anche atipici che fanno parte del repertorio musicale col quale Tarantino stesso è cresciuto.
Quando il film uscì, Le iene venne indicato come un prodotto rivoluzionario, a tratti geniale, ma parte del pubblico non vedeva di buon occhio le diverse scene pulp e violenza gratuita all’interno del film; inoltre Tarantino venne tacciato di plagio per alcune sequenze, nello specifico fu accusato di aver copiato City on Fire, film del regista cinese Ringo Lam. Per non parlare poi degli omaggi ai climax di Sergio Leone nella sparatoria finale o tanti altri piccoli riferimenti. I bravi artisti copiano, i grandi rubano, risponde il maestro Quentin a tali accuse, e credo che questo racchiuda semplicemente la sua genialità e il suo carattere fuori dal comune, che gli ha permesso da lì in poi di salire le scale nell’Olimpo dello star system.
La cruda realtà probabilmente è rappresentata dal fatto che la gente in quegli anni non fosse ancora pronta per la geniale arte di Tarantino, per il suo stile aggressivo, rozzo e violento, ma per fortuna col tempo è riuscito a fare aprire gli occhi a tutti e far cambiare idea anche ai più reticenti.
Senza dubbio, per i giovani che si approcciano alla filmografia del maestro Quentin, iniziare proprio da Le iene è un atto doveroso.