Su Netflix c’è il film Le Nuotatrici (The Swimmers), che racconta il dramma delle sorelle Mardini, in fuga dalla guerra in Siria con il sogno olimpico
film tratti dalle storie vere possono essere avvincenti, soprattutto quando raccontano un dramma intenso, come nel caso de Le nuotatrici (The Swimmers), lungometraggio di Sally El Hosain (disponibile su Netflix) basato sulla vicenda che ha coinvolto le giovani sorelle Sarah e Yusra Mardini, nuotatrici professioniste scappate nel 2015 da una Siria in pieno conflitto civile per raggiungere l’Europa e continuare a coltivare il proprio sogno olimpico, ma soprattutto quello di tornare a una vita normale, cercando poi di ricongiungersi con la propria famiglia.
Raccontare un dramma biografico di questo tipo però, in cui la storia moderna di uno stato è parte integrante della narrazione, cercando in parte di lasciarla sullo sfondo ma donandogli comunque la giusta importanza, non è affatto semplice. Raccontare una storia che, per quanto in parte abbia una sorta di lieto fine, è collegata a una brutta vicenda di arresti e soprattutto si allaccia alla fuga di oltre 5 milioni di siriani dal proprio paese a partire dal 2011, poi lo è ancora di meno.
Temi ardui e complicati, che El Hosain, con la sua scrittura coadiuvata da Jack Thorne, cerca di alleggerire un po’, rendendolo a suo modo un film che possa piacere a tutti senza però svilirne i contenuti, e provando espedienti forse non sempre azzeccati, come una colonna sonora che vira dall’electro house all’electro pop.
Le nuotatrici, nelle sue oltre due ore di durata, sembra un po’ due film in uno, con una prima parte legata alla fuga dalla Siria e la seconda all’arrivo in Europa e al tentativo di Yusra di arrivare alle Olimpiadi di Rio.
Se la prima parte è quindi assai turbolenta e ci racconta il vero dramma vissuto dalle due ragazze e da milioni di altre persone nel corso degli anni, con veri e propri viaggi della speranza tra terra e mare, il pericolo di morire nelle acque o di essere arrestati alla frontiera, o ancora lo sfruttamento, le truffe subite e i tentativi di abusi da parte di malintenzionati, la seconda parte risulta un po’ più affrettata e procedere forse troppo rapidamente, ma riesce comunque a regalarci un finale emozionante in cui emerge il riscatto personale e sociale di una delle protagoniste.
Nel complesso ci sono diversi momenti efficaci, come nella prima parte quando le ragazze ballano mentre le esplosioni illuminano il cielo, o gli episodi di molestia, quelli a cui facevamo riferimento ma anche altri, come uno subito dalle sorelle in un bus in Siria da parte dei soldati.
In sostanza, non c’è un modo o giusto o sbagliato per raccontare una storia di questo tipo o per dare degna rilevanza alla recente storia siriana in un racconto che resta comunque in buona sostanza biografico, ma solo la possibilità di realizzare un buon film o meno. E Le nuotatrici, come spesso accade, si posiziona più o meno nel mezzo, non riuscendo forse ad effettuare nel modo migliore la virata e mancando un po’ di quel giusto lancio verso il successo.
Le sorelle Issa – Nathalie e Manal – che interpretano le Mardini, dimostrano ottime qualità attoriali, avvalendosi naturalmente di una chimica favorita dal loro legame familiare, evidenziando i meriti del casting (a proposito, segnaliamo anche la presenza di Matthias Schweighöfer nei panni del coach tedesco), ma forse quello in cui pecca un po’ lo script è una migliore introspezione dei loro personaggi, di cui avremmo voluto sapere molto di più.
Le Nuotatrici resta in definitiva un buon dramma biografico, forse meno potente di quanto avremmo voluto, ma con una struttura in grado di abbracciare un pubblico molto ampio, motivo per cui risulta più che appropriata la distribuzione su Netflix.