Durante la fiera cosentina Le Strade del Paesaggio abbiamo avuto occasione di sederci a parlare un po’ con Giulio Rincione, disegnatore italiano, che insegna ora alla Scuola Internazionale di Comics di Napoli, e noto ai più per Paperi, eccezionale opera realizzata insieme al fratello Marco. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui, che ci ha parlato dei suoi progetti futuri, a breve e lungo termine, del suo stile e molto altro, in una interessante intervista.
Hai le mani in pasta in parecchi progetti, giusto? Vuoi presentarceli?
Siamo in attesa dell’uscita di Vite di Carta, libro edito da Shockdom per la Collana Timed, che ho disegnato sui testi di Marco (Rincione n.d.r.), con cui ho fatto questa storia e il secondo è uno speciale su Groucho che uscirà in occasione di Lucca Comics insieme ad altri 11 numeri speciali, in un progetto più ampio.
È un progetto corale quindi. Se ne è parlato tanto: puoi spiegarcelo meglio?
È un progetto abbastanza audace ed innovativo per quello che è Bonelli Editore, perché ci sono 12 autori o coppie di autori che devono interpretare Groucho come se fosse un loro personaggio, donargli in qualche modo autorialità, in una breve storia. Nello specifico mio e di Marco abbiamo cercato di far uscire il lato rincioniano.
Questo progetto arriva adesso per un motivo specifico?
Non saprei rispondere esattamente, ma credo si piazzi come una bomba isolata, perché ovviamente ogni autore ha dato il massimo di sé stravolgendo anche le regole del fumetto e del personaggio. Non credo quindi avrà dei risvolti futuri, ma penso che sia più una forma per valorizzare il fumetto italiano e gli autori, come puro intrattenimento.
Invece Vite di Carta?
Vite di Carta è una storia che farà parte della Collana parallela di Timed, e qui io e Marco ci siamo dovuti occupare di un super potere. In questo universo di Shockdom ogni superpotere è una malattia, un male terminale che si conclude con la morte dell’eroe. Il potere non è il classico che ci immaginiamo nel mondo degli eroi, e potevano sceglierne uno studiato ad hoc per questa determinata realtà. Noi abbiamo pensato ad un potere psicologico, di tipo celebrale che si basa sul sovraccarico di informazioni, prendendo spunto da Facebook, quando uno non vuole più leggere notizie degli altri perché passivamente è saturo di informazioni. Quindi abbiamo cercato di sbirciare all’interno della vita di un personaggio, di un uomo che si ritrova condannato ad avere questo tipo di potere.
L’ambientazione è futuristica, un futuro prossimo ovviamente, ma è una sorta di distopia.
Il tuo stile di disegno è molto iconico e assai particolare. C’è un motivo per cui ritrai le cose in questo modo?
Non c’è un motivo in particolare, però c’è stato un punto di svolta durante il terzo anno della Scuola di Fumetto dove mi veniva giustamente inculcato, secondo i canoni italiani, il metodo di disegno bonelliano classico, ed io ero un disegnatore un po’ mediocre e non riuscivo ad armonizzare il tutto. È stato grazie alla visione e alla conoscenza di alcuni artisti come Ashley Wood, che ho ricevuto una sorta di fortissimo schiaffo metaforico che mi ha fatto capire che si poteva parlare una lingua molto più simile a quella che io riuscivo a concepire. Inizialmente il mio disegno era una specie di copia di Wood, ovviamente, perché ero molto attratto da quell’autore, poi ho cercato di allargare lo sguardo verso una serie di artisti che hanno uno stile simile a lui, come ad esempio Dave McKeen, e ho riscoperto tutto un modo di reinterpretare le figure e lo spazio che è sempre in bilico tra la stilizzazione, la geometria e la volumetria. Ultimo ma non ultimo è stato Basquiat, a darmi un fortissimo stimolo, una cosa che purtroppo ho difficoltà ancora oggi a inserire all’interno dei fumetti, perché lui era completamente libero ed espressivo, mentre noi abbiamo delle regole più ferree. Quindi ora sto cercando di portare all’interno del mio stile questi elementi che stanno tra Basquiat e tra gli sfondi dei cartoni animati di Hannah-Barbera e Looney Tunes, quegli sfondi un po’ stilizzati con delle linee. Vorrei cercare di creare un contrasto sempre più evidente, rendere le cose sempre più stridenti. È come continuare a mettere sale e zucchero insieme, e non sai esattamente fino a dove puoi arrivare. Puoi spingerti fino al limite però.
Altri progetti in cantiere?
Ci sono delle idee dettate dall’esigenza personale di interrompere per un attimo la narrazione tramite le tavole, voglio pensare alle immagini singole. Da questo potrebbe nascere un qualcosa fortemente incentrato sulle illustrazioni, ma ti sto parlando di un mio bisogno e basta, per ora.