Durante la fiera cosentina Le Strade del Paesaggio noi di Stay Nerd abbiamo avuto l’onore di intervistare Giuseppe De Nardo, storica penna della Bonelli con all’attivo testate dal calibro di Dylan Dog, Julia, Le Storie.
De Nardo ha risposto con cordialità e professionalità alle nostre domande.
Questo fiorire di fiere del fumetto è visto come un sintomo della nuova vitalità che il medium sta vivendo attualmente. Cosa ne pensi a riguardo?
Queste fiere sono testimonianza di una vitalità e di un interesse che è certificato dalle presenze, dai biglietti che si staccano ogni volta. Nello stesso tempo però questi eventi vanno a colmare un vuoto, quello lasciato dagli editori, perché il fumetto soffre una crisi che riguarda la lettura.
Cosa intendi con questo? Perché è un concetto molto interessante.
Credo che il fumetto mai come in questo momento soffra la concorrenza degli altri generi d’intrattenimento. C’è stata una moltiplicazione degli interessi e una dei mezzi attraverso i quali le diverse proposte viaggiano. Un tempo c’era la concorrenza della televisione, che era pochissimo rispetto a quella combinata delle nuove piattaforme, delle web tv e degli smartphone. E quindi il fumetto soffre. Soffre anche perché il modo con il quale il possibile fruitore recepisce le proposte è basato su tempi diversi, su maniere diverse di rapportarsi con i nuovi strumenti. Ecco, io penso che in questo momento le fiere facciano bene perché mantengono intorno al fumetto, e non solo, l’interesse. Però è in corso la ricerca di un nuovo modo di comunicare con i potenziali lettori.
Un nuovo modo di comunicare probabilmente più veloce…
Più veloce oppure, magari, occasionale. Trovare il sistema giusto di riversare quello che prima andava sulla carta anche sui nuovi media.
Credo che sia un periodo di profonda trasformazione. In realtà nessuno sa esattamente quale sia la ricetta che useremo nel futuro prossimo.
Quindi c’è anche una trasformazione degli editori, giusto?
Siamo tutti alla ricerca: noi autori, editori e operatori della nuova formula, però non ce l’abbiamo ancora. Ma non è solo un problema che riguarda il fumetto. Tutte le forme d’intrattenimento stanno cambiando.
Dunque ora potrebbero esserci dei grandi successi che magari non sono destinati a durare a lungo.
Io penso che mai come in questo momento ci sia stata una frammentazione degli interessi. Ne parlavo prima con degli amici: noi vediamo di tutto, adesso, in questa manifestazione cosentina, e ciò è proprio la dimostrazione di quello ho appena detto. C’è chi viene per i giochi di ruolo, chi viene per i videogame, chi per vedere lo spettacolo, chi per fare il tiro a segno, o per giocare con l’arco, insomma un po’ per tutto. Qualcuno viene ancora per il fumetto, è chiaro, ma c’è una enorme frammentazione di interessi e una fortissima competizione tra le diverse forme d’intrattenimento. Non so cosa succederà nel prossimo futuro, ma di sicuro ci sarà una selezione.
Quindi pensa sia più difficile oggi per un autore trovare la sua voce?
Credo che sia più difficile trovarla all’interno dei canali tradizionali, che non offrono più lo stesso spazio. Però un autore se lo deve creare.
Deve essere presente sul web.
Sicuramente sì. Non lo puoi ignorare. Non puoi ignorare gli smartphone, non puoi ignorare i social: assolutamente no, perché altrimenti rimani indietro. E se lo dico io che appartengo alla vecchia generazione…
Non a caso infatti chiediamo spesso qual è una cosa che le nuove generazioni non devono dimenticare della tradizione del passato. Oggi ti puoi esprimere molto liberamente senza costi. Io disegno e metto i miei lavori in rete, magari divento un fenomeno del web e pubblico, ma queste possibilità, che da un lato sono positive rischiano di mostrare l’altra faccia della medaglia.
Io penso che le nuove generazioni non debbano dimenticare, non debbano rinunciare a certe forme di narrazione. C’è un modo di raccontare che non deve perdersi. Sono contrario all’usare meno parole, per dire. L’attenzione oggi è limitata e quindi il tempo si è ridotto e io sono abituato a ritmi del messaggio che conosco molto bene. Allora devo dare al lettore qualche cosa che taglia fuori determinati meccanismi, che a mio modo di vedere sono fondamentali. Sarà perché appartengo alla vecchia scuola, sarà perché per me la parola è basilare e in un fumetto le parti dedicate al testo, al dialogo, sono irrinunciabili. Sarebbe davvero un dramma se si perdesse questo.
A proposito, la Sergio Bonelli Editore, secondo te sta cambiando? Perché è un po’ un tema dibattuto. C’è chi dice che in realtà non si sia mosso nulla, e chi la pensa diversamente.
La Bonelli sta cambiando, lo sanno tutti. Non c’è bisogno che lo dica io. Sta variando l’offerta.
Ma credo che un editore debba sempre cercare di stare al passo con i tempi. E, tornando al discorso di prima, per citare un caso, Dylan Dog ha avuto la sua massima diffusione nella metà degli anni ’90, proprio quando mi sono aggiunto alla Bonelli. Perché? Perché in quel momento particolare incontrava la sensibilità dei giovani, soprattutto tramite il passaparola capillare. Ora Dylan Dog è cambiato e sono cambiati anche i lettori. I giovani di allora non sono più giovani, i giovani di adesso non sono più i giovani di allora. C’è però questa corrispondenza di sensibilità?Dylan Dog riesce ora ad intercettare quella di un tempo? Evidentemente no, perché da parte delle nuove generazioni non c’è la stessa risposta che c’era prima. E io penso che un editore debba cercare, doverosamente, di trovare la formula giusta per intercettare quella sensibilità. Lo deve fare, con Dylan, ma anche con altre proposte.
In sostanza, quindi, sta cambiando perché il mondo intorno cambia e lo fa ad una velocità pazzesca. In passata avevo un senso rimanere ancorati ad una certa linea, poiché i tempi di risposta del pubblico erano diversi, ma adesso per battere la concorrenza c’è bisogno di altro. Se ogni anno ad un certo punto esce una nuova versione di un determinato smartphone, è perché è in corso una battaglia tra proposte che di volta in volta offrono di più. Il cambiamento è rapidissimo e conseguentemente ci si adatta ad un nuovo modo, ad un nuovo linguaggio, un nuovo sistema.
Anche perché, come abbiamo detto, la competitività è più feroce.
Certo. Non soltanto una competitività col fumetto, con gli editori, ma con tutto quanto il sistema, con tutte le forme d’intrattenimento. C’è poco da fare. Allora anche un editore importante come Bonelli deve stare in continuo movimento, andare alla ricerca di nuove posizioni. Chi non si muove in questo periodo è perduto.
Tu sei qui alle Strade del Paesaggio con Trumoon. Ci vuoi parlare un po’ di questa iniziativa?
Negli anni ho ricevuto la visita di giovani aspiranti disegnatori, scrittori, sceneggiatori, e ho sempre incoraggiato le loro ambizioni. In questo particolare momento ho capito che per un giovane autore i canoni di riferimento che c’erano alcuni anni fa, non valgono più. Non posso più dirgli: “Ora per entrare nel mercato del fumetto, per trovare un tuo posto all’interno del panorama, devi seguire un certo percorso…”. La risposta è: te lo devi costruire. Questo progetto, che è un’associazione culturale, mira proprio a dare una casa a coloro i quali, nell’ambito del sud nutrono questi interessi, a quelli che hanno dei talenti e vogliono trovare un modo per esprimerli al di fuori dei canali tradizionali. Io credo che un giovane autore il suo futuro se lo debba costruire, se lo debba trovare, non può semplicemente andare a proporre ad un editore i suoi lavori. Anche perché attualmente è anche difficile trovarne uno ricettivo.
È più facile che un editore ti cerchi se ti nota.
Esattamente. È più facile che un editore ti cerchi nel momento in cui ti sei fatto notare, che hai elaborato una proposta, ti sei guadagnato un pubblico. È un po’ come quando, parliamo di politica anche se non c’entra niente, dici di voler fare politica e ti candidi. Perché dovresti? Però se vado e dico che ho un pacchetto di voti che mi sono guadagnato, allora la proposta diventa interessante. Io posso contare su di te perché hai un pubblico che porti all’editore. Quindi credo che la strada che deve seguire un giovane autore sia, attraverso la rete, i social, quella di guadagnarsi un suo pubblico e, grazie a questa esperienza, trovare la propria personalità. Poi eventualmente proporsi, e questo forse non è neanche necessario. Trumoon è un’associazione che vuole dare a questi giovani la possibilità di crescere e di proporre le loro idee in modo libero. È una struttura assolutamente aperta per chiunque voglia.
Progetti futuri?
Ci sono delle cose ancora in cantiere con la Bonelli e appena mi sarò liberato degli impegni di cui parlavamo cercherò di scrivere delle altre cose. Ci sono dei progetti futuri su cui sto lavorando e preferisco non dire ancora nulla.