Shine on you crazy diamond
Negli ultimi anni Marvel ha avuto le mani in pasta in un sacco di cose, allargando a dismisura la sua produzione non fumettistica. Per le serie TV si è prevalentemente appoggiata a Netflix, che ha prodotto per conto della casa di Spiderman diversi prodotti di buona qualità. È ora il turno di Legion, prodotto da FX, appena uscito negli States e sui circuiti televisivi nostrani (la potete vedere su FOX, canale 112 di Sky). La serie (comunque, in quanto riguardante un X-man, slegata dal Marvel Cinematic Universe per ormai arcinote questioni di diritti), segue le vicende di David Haller, interpretato da Dan Stevens, e da altri mutanti. Ma torniamo all’inizio e vediamo perché, ve lo diciamo fin da subito, il pilot di Legion ci è piaciuto molto.
L’episodio si apre con una sequenza in slow-mo, con in sottofondo Happy Jack degli Who, che mostra alcuni momenti della vita di David, a partire dalla nascita, con il nostro protagonista posto sempre perfettamente al centro della scena. Si passa poi ad un ospedale psichiatrico, dove David è ricoverato e, soprattutto, dove conosce Syd(ney) Barrett, di cui si innamora perdutamente al primo sguardo. Si passa poi al presente, scoprendo quindi che i momenti in manicomio altro non erano che un flashback, dove David è interrogato sulla scomparsa proprio di Syd. Non vi diremo altro, per non rovinarvi la sorpresa.
Narrativamente parlando il pilot di Legion fa esattamente quello che dovrebbe fare un pilot: invogliare lo spettatore a continuare a vedere la stagione, mettendo sul piatto gli elementi che poi verranno sviluppati durante l’arco della serie. E Legion questo lavoro lo fa brillantemente, introducendoci personaggi cui è difficile non affezionarsi fin da subito, con un carattere e delle psicosi affascinanti che aspettano solo di essere svelati a pieno, e soprattutto con un gancio al secondo episodio che non può che farcelo aspettare con trepidazione. A reggere eccellentemente tutto in piedi ci pensa poi innanzitutto la regia, su cui torneremo tra pochissime righe, ma anche il gran lavoro degli attori, bravissimi nel caratterizzare i propri ruoli, in particolare Dan Stevens e Rachel Kerrell (Syd), che offrono una magnifica interpretazione dei loro rispettivi alter ego.
Ma la cosa più bella di Legion è la messa in scena, fantastica sotto ogni punto di vista. L’autore della serie, nonché regista della prima puntata, è Noah Hawley, già responsabile dell’ottima Fargo. L’estetica è prevalentemente quella del futurismo anni ’70, sia per quanto riguarda la moda che in riferimento all’interior design dell’ospedale psichiatrico. Troveremo così abiti dai colori spenti, donne con vestiti vintage e fasce per capelli, camicie con il colletto alla coreana ed interni dalle forme a volte morbide e tondeggianti, a volte perfettamente squadrate, con soffitti decorati e mobilia laccata. I colori decisamente poco accesi si sposano con una fotografia molto satura, creando un’atmosfera sospesa nel tempo veramente di grande effetto. A fianco a questa ottima direzione artistica c’è una regia schizofrenica, che osserva i personaggi per lunghi secondi, quasi a voler morbosamente indagare le loro espressioni, per poi esplodere in scene in slow motion iper-dettagliate in cui David, con i suoi poteri psichici, fa saltare in aria tutto quello che ha intorno. Ma non solo, perché il disagio mentale del nostro protagonista è espresso con una narrazione discontinua, con salti temporali, visioni, scene sottosopra o ridotte di dimensioni e circondate da una cornice nera, scelte cromatiche peculiari, e persino un balletto alla Bollywood.
C’è di tutto in Legion, in un susseguirsi di soluzioni brillanti che confondono lo spettatore il giusto, senza mai fargli perdere il filo. Ultimo dettaglio da lodare è certamente il comparto musicale, dove i pezzi di violino si alternano a classici del rock come She is a Rainbow dei Rolling Stones, e i momenti di musica elettronica a brani più moderni come Up the Beach dei Jane’s Addiction. Si direbbe, in gergo, che questo episodio pilota sia un trip, e probabilmente nessun’altra descrizione gli calza meglio di questa.
Cosa ci è piaciuto?
L’interpretazione degli attori, il carattere dei personaggi, la regia, la fotografia, i costumi… Praticamente tutto, in effetti, ci è piaciuto. Davvero, questa serie si è rivelata (non senza un po’ di sorpresa) un gioiello tutto da scoprire.
Cosa non ci è piaciuto?
È tutto così ben riuscito e curato che, almeno di questo episodio non c’è proprio nulla di cui possiamo lamentarci. Siamo solo preoccupati che questo ritmo incalzante da montagne russe e questa attenzione per ogni dettaglio non duri per tutti gli episodi. Ma finché non ci viene dato motivo di pensare il contrario, beh, dobbiamo e vogliamo fidarci.
Continueremo a guardarlo?
Assolutamente sì! Le carte in regola per un grande show ci sono tutte, quindi non possiamo che essere contenti di questa partenza a razzo e super-curiosi di vedere cosa ci offriranno i prossimi episodi. Abbiamo titolato con il dubbio che ci fosse bisogno di un’altra serie sui supereroi. La risposta, se la serie continua ad attestarsi su questi livelli, è senza esitazione alcuna un ricco e sonoro “Sì”. Di serie così ce n’è sempre bisogno, superpoteri o meno.