Una graphic novel per parlare dell’emigrazione di ieri e di oggi

Molti di noi hanno una storia familiare che parla di emigrazione. Una vecchia canzone su madri, figli, viaggi, terre che si lasciano indietro e nuove spiagge da raggiungere cantava: “Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar”. Era una canzone semplice, eppure in grado di ricacciare ricordi sepolti nei cassetti di più antichi e di stringere il cuore anche di chi quel viaggio non l’aveva mai fatto.

Con Leone, presentato al pubblico durante Lucca Comics and Games 2019, Carmine Di Giandomenico e Francesco Colafella danno il loro contributo a questo grande racconto collettivo, dedicando questo libro a un antenato di Colafella che emigrò in America dall’Abruzzo alla fine del XIX secolo. Il progetto in un primo momento era stato acquisito dalla casa editrice torinese Manfont, per poi passare alla Shockdom in seguito alla sua annessione. 

In primo luogo, Leone prima di essere un migrante è un artista, un musicista, un jazzista, uno spirito indomito e potente, che prende la forza che viene dalla sua terra per trasformarla in musica sublime. Leone è anche un lavoratore, solido e responsabile che rischia di perdere le sue mani preziose per affrontare i pericoli della miniera e portare a termine il proprio compito. Infine, Leone è un padre, un amante, un nonno, una presenza statuaria e maestosa che dirige in silenzio le fila della sua progenie. Leone, adesso, è un uomo che non c’è più, ma che rivive nelle pagine di un fumetto speciale.

Leone, un fumetto tra impressionismo e jazz

Leone è un racconto di suggestione, che procede per quadri e punta più sulla suggestione emotiva che su una narrazione lineare. Questa impostazione può destabilizzare in un primo momento il lettore e richiedere uno sforzo di concentrazione. Ciò che occorre veramente, però, sono solo pazienza e fiducia: come un quadro impressionista, Leone è un’opera che si apprezza soprattutto con il colpo d’occhio totale. Solo in un secondo momento, quando si avrà contezza di tutto il fumetto, sarà appassionante andare a ritrovare i dettagli per poi ricomporli nuovamente nel contesto. Insomma, un libro prezioso perché stimola una lettura attiva, un viaggio in profondità in ogni singola vignetta o splash page (sopratutto quelle) e poi, di nuovo, avanti e indietro nella storia.

leone fumetto

Al centro di questo viaggio c’è indubbiamente Leone con la sua musica. Le note del jazz, suonate nei fumosi night di New York, vibrano sulla pagina diventando immagini, oggetti palpabili. In questo senso, la narrazione è estremamente coerente con le suggestioni artistiche che ne sono alla base: esattamente come i quadri impressionisti, anche un brano jazz è composto da pennellate sonore apparentemente slegate tra loro a cui bisogna lasciare lo spazio e il tempo per respirare e convergere in un discorso armonico.

La narrazione per immagini di Di Giandomenico e Colafella

Tra i maggiori punti di forza di tutto il fumetto, c’è sicuramente l’estetica di Carmine Di Giandomenico che qui – su un progetto da lui voluto, sentito, coltivato e prodotto – si esprime con tutta la sua forza. Impressionante il lavoro sul personaggio principale, che si impone con il suo spirito potente sulla pagina, fino a fondersi in alcuni dettagli con l’immagine reale di un felino feroce. Maestosi i ritratti della città di New York, realizzati da Francesco Colafella, avvolta nella nebbia, scintillante di grattacieli, elegante e squallida allo stesso tempo. L’alternanza tra il ritmo serrato delle scene di interazione di Leone con altri personaggi (che siano familiari, altri migranti o il pubblico delle sue jam session) e le splash pages dà un respiro esatto al racconto, come il contrarsi e l’espandersi di una fisarmonica. 

leone fumetto

Dietro la pagina, nel gesto di voltarla per passare alla successiva, Di Giandomenico riserva al lettore sempre grandi sorprese. Già autore per DC Comics (in particolar modo, ultimamente, su Batgirl, ma è stato per anni uno dei disegnatori di punta di The Flash), qui radicalizza la sua regia fumettistica scandendo la narrazione per immagini a seconda del proprio gusto e del proprio istinto. Il risultato è strabiliante: uno stile variegato ma coerente, che prende spunto da fotografie d’epoca, ambientazioni cinematografiche, suggestioni fumettistiche (New York, ad un certo punto della storia si carica dei toni cupi di Gotham City). Si mescola un tratto grafico ad alcune tavole estremamente pittoriche e ci si avvale di un uso del colore elegante, curato e studiato in ogni singolo dettaglio. 

Leone: un fumetto per sentire (davvero) la storia

Ascoltando un brano jazz (provate con Take Five di Dave Brubeck, per iniziare) e sfogliando le pagine di Leone, è garantita un’esperienza a 360 gradi, dove la lettura si intreccia all’ascolto. Il tutto dura il tempo di un’improvvisazione jazz, sposando il virtuosismo della musica a quello dell’immagine. 

La comunità del fumetto italiano ha fatto sentire la sua vicinanza al progetto, disegnando delle splendide variant cover – oltre alla copertina originale di Tanino Liberatore. Tutte le cover sono pubblicate in apertura della graphic novel e sono firmate da Nicola Mari, Luca Casalanguida, Paolo Villanelli, Sara Pichelli, Elena Casagrande, Emiliano Mammucari, Antonio Palma, Valerio Schiti, David Messina, Stefano Landini, Davide Gianfelice, Gigi Cavenago e Giuseppe Camuncoli. Ogni cover è ispirata a un brano jazz, per cui gli autori – gentilmente – danno anche indicazioni sull’eventuale colonna sonora della vostra lettura. 

Leone, però, non è una pura dimostrazione estetica. L’opera di Giandomenico e Colafella ha un contenuto importante, che innesca un canale di comunicazione diretta dal cuore degli autori a quello del lettore. Come Leone, anche Di Giandomenico, e molti dei suoi colleghi italiani hanno dovuto cercare la loro fortuna in America, nel mercato statunitense delle major del fumetto. Come il protagonista della storia, anche Di Giandomenico decide con Leone di tornare a casa, seppur momentaneamente. La vicinanza tra gli autori e il protagonista è, quindi, anche concettuale oltre che affettiva: questo rende il racconto particolarmente appassionato, gli emigranti fieri e dignitosi, eroici, e l’atto del tornare un miraggio romantico struggente. 

 

Francesca Torre
Storica dell'arte, giornalista e appassionata di film e fumetti. Si forma come critica tra Bari, Bologna, Parigi e Roma e - soprattutto - al cinema, dove cerca di passare quanto più tempo possibile. Grande sostenitrice della cultura pop, segue con interesse ogni forma d'arte, nella speranza di individuare nuovi capolavori.