L’astronave generazionale è un topos presente già nei libri della fantascienza classica e che continua ad avere riscontro ancora oggi
L’universo è vasto e le stelle sono lontane. Quando i primi scrittori di fantascienza si sono trovati a dover affrontare il problema di come raggiungere pianeti extrasolari, hanno trovato soluzioni riconducibili a due approcci: da una parte la possibilità di attraversare distanze immense in poco tempo (viaggio ultraluce, wormhole, iperspazio); dall’altra viaggi di durata incalcolabile a bordo di navi che si muovono per semplice inerzia nello spazio interstellare.
Ma la vita umana è troppo breve per sopportare queste durate, quindi in tal caso bisogna impedire all’equipaggio di invecchiare (criosonno e affini) oppure semplicemente caricare a bordo intere civiltà e lasciare che le persone a bordo crescano, si moltiplichino e invecchino mentre i nuovi nati prendono il loro posto. È questo il topos dell’astronave generazionale che troviamo in molti libri di fantascienza, ma che è stato ripreso e manipolato anche in film e serie tv. Vediamo alcuni degli esempi più rappresentativi di questo tipo di storie.
I libri sulle astronavi generazionali della fantascienza classica
Nella maggior parte dei casi, quello che avviene nei libri sulle astronavi generazionali è che, con il passare delle generazioni, le cose non vanno esattamente come ci si era aspettato, e la società in scala a bordo della nave inizia a frammentarsi e/o regredire, spesso arrivando anche a dimenticare l’obiettivo iniziale della sua missione, che può venire distorta per esempio in senso religioso, con una casta di profeti (ex scienziati) che raccontano del viaggio mistico per raggiungere la Terra Promessa a cui tutti sono costretti.
Dinamiche simili si possono riscontrare in classici del genere come Universo (noto anche come Orfani delle stelle) di Robert A. Heinlein, in cui appunto l’obiettivo originario della missione si perde nei secoli. Ancora più estremi in questa regressione della società sono Viaggio senza fine di Brian Aldiss e Ring di Stephen Baxter, in cui la civiltà sull’astronave torna a uno stato tribale e perde completamente la nozione di trovarsi a bordo di un veicolo che sta attraversando lo spazio.
In altri casi invece le cose vanno così male che la missione viene del tutto abbandonata, ed è proprio su un fenomeno del genere che investiga la protagonista di La ballata di Beta-2 di Samuel Delany, un’archeologa che studia i resti della società sorta all’interno del relitto. L’esplorazione di astronavi generazionali abbandonate si trova anche in altri libri, come Incontro con Rama di Arthur C. Clarke, in cui il gigantesco artefatto cilindrico si avvicina alla Terra e un team di scienziati lo raggiunge per capirne l’origine e la funzione. In questo caso il senso di mistero è doppio poiché non si tratta di un’astronave umana ma un veicolo proveniente dall’esterno del Sistema Solare e costruito da una civiltà sconosciuta.
Tra i libri italiani che trattano di astronavi generazionali, il più famoso è sicuramente Eclissi 2000 di Lino Aldani, ambientato su una nave diretta verso Proxima Centauri in un viaggio millenario. In questo caso in realtà la storia si conclude con un twist piuttosto inaspettato, che riesce a ribaltare la premessa di questo topos della fantascienza.
La nuova generazione di astronavi generazionali
L’astronave generazionale è stato un setting molto popolare per diversi libri dell’epoca della fantascienza classica, ma anche in tempi più recenti l’ambientazione è stata ripresa per sfruttare le possibilità di “società in miniatura” che permette di mettere in scena. Tra gli autori più conosciuti che hanno parlato di astronavi generazionali nei loro libri troviamo Gene Wolf, che nella serie The Book of the Long Sun e poi The Book of the Short Sun, spin-off della saga del Nuovo Sole, ambientata su una Terra morente in cui il sole si sta spegnendo. In Long Sun e Short Sun invece la storia si sposta su un’astronave generazionale che cerca di preservare al civiltà.
Anche Kim Stanley Robinson ha affrontato questo tema in Aurora, che racconta di una missione che parte da Saturno diretta verso Tau Ceti per avviare la colonizzazione dei pianeti abitabili di quel sistema. Come sempre Robinson pone estrema cura nei dettagli di ambientazione, e in questo caso il suo interesse è soprattutto sull’evoluzione dei diversi biomi a bordo, con l’aggiunta di un ulteriore pericolo causato dal viaggio di ritorno che si rende necessario una volta scoperto che il pianeta è ostile alla vita umana.
Un altro approccio interessante è quello che troviamo nella serie di Jacob’s Ladder di Elizabeth Bear, in cui un’astronave generazionale è naufragata intorno all’orbita di una nana bianca e ha visto svilupparsi al suo interno due società distinte e in conflitto tra loro per l’affermazione dei rispettivi valori. Mentre in L’astronave dei dannati di Richard Paul Russo troviamo una nave generazionale alla deriva che riceve un segnale sconosciuto che potrebbe condurre finalmente l’equipaggio a un mondo abitabile ma invece innescherà ulteriori conflitti.
Crociere, treni e pianeti generazionali
Ma oltre ai libri si possono trovare astronavi generazionali anche in molti film recenti e popolari. Il primo esempio da citare è Wall-E, dove l’umanità in fuga dalla Terra devastata dall’inquinamento si rifugia in una crociera sulla Axiom, che di fatto è una nave generazionale che causa un inaspettato “rammollimento” (anche letterale) degli abitanti. Anche in Pandorum, film ambizioso che però non ha avuto il riconoscimento che cercava, vediamo gli ultimi superstiti dell’umanità in viaggio verso un nuovo mondo abitabile regredire e perdere il controllo dei sistemi di navigazione.
Si possono trovare anche variazioni sul tema dell’astronave generazionale in libri o film in cui si instaura la stessa dinamica ma a bordo di ambienti diversi dalla nave in transito nello spazio interstellare. È il caso di Snowpiercer, in cui il viaggio intergenerazionale è compiuto da un treno che attraversa le lande desolate di una Terra congelata. In altri casi ancora invece l’astronave non è in viaggio ma soltanto ferma in attesa di poter tornare sul pianeta, come in Seveneves di Neal Stephenson, in cui dopo la distruzione della Luna la popolazione si rifugia su una stazione spaziale in orbita per sopravvivere i cinquemila anni necessari prima che la superficie torni abitabile.
Un caso estremizzato di astronave generazionale lo troviamo in The Wandering Earth, racconto di Liu Cixin diventato anche un film, in cui è l’intero pianeta Terra a venire spostato dalla sua orbita non più abitabile per viaggiare verso una nuova posizione in cui sarà possibile continuare la vita. In effetti, come ci suggerisce questa storia, potremmo già pensare la Terra come un’astronave generazionale da sempre in viaggio nel cosmo, e questo non è molto confortante se consideriamo come gli autori di fantascienza hanno sviluppato questa premessa nelle loro storie. Forse l’astronave generazionale non è la migliore soluzione per affrontare un viaggio interstellare, ma, di fatto, noi abbiamo sempre vissuto in questa nave, quindi non abbiamo alternative.