La matematica può diventare l’ingrediente principale di molti libri, e non parliamo di testi di scuola ma di vere e proprie storie
Il pensiero comune ritiene che matematica e creatività siano completamente agli antipodi, e che gli unici libri di matematica possibili siano quelli su cui si studiano le frazioni e la geometria analitica. Secondo alcuni esisterebbe una vera e propria “mente matematica” che per sua natura è fredda e impenetrabile alle suggestioni dell’arte, quindi non può produrre niente di più creativo di una moltiplicazione in colonna. Eppure, di libri basati sulla matematica ne esistono a centinaia, e proprio gli strumenti di ragionamento che la matematica mette a disposizione possono aiutare a trarre spunto per storie di grande impatto.
I primi racconti matematici
Volendo cercare i primi libri contenenti matematica si potrebbe risalire fino a certi drammi dell’antica Grecia, che in molti casi contenevano passaggi in cui venivano proposti enigmi di vario genere, ma in epoca più recente alcuni autori hanno iniziato a scrivere storie volutamente basate su spunti matematici, tanto che si può parlare di una vera e propria “math fiction”. Si tratta in genere di racconti che prendono un principio dalla matematica o dai suoi parenti più stretti (geometria, topologia, teoria degli insiemi) e ci costruiscono intorno una storia che porti a un risultato sorprendente, proprio per l’applicazione di quel principio.
Le prime tracce della math fiction propriamente detta si possono trovare in classici come I Viaggi di Gulliver di Swift o Micromegas di Voltaire, che però usavano gli spunti matematici soprattutto a scopo di satira. Troviamo poi Lewis Carrol, che già in Alice nel paese delle meraviglie concede spazio a diversi paradossi logici (che sono la trasposizione in parole di paradossi matematici), ma che in molti suoi lavori successivi si concentra esplicitamente su storie basate sulla matematica, come Euclide e i suoi moderni rivali. Alla fine dell’Ottocento arriva poi Flatlandia di Edwin Abbott, un testo fondamentale che specula sull’esistenza di mondi a dimensioni inferiori rispetto alle nostre tre, anche in questo caso con doppio intento scientifico e satirico.
Un buon punto di partenza per conoscere le possibilità offerte dalla matematica alla narrativa è la raccolta Racconti matematici curata da Claudio Bartocci per Einaudi, diventata presto un classico tra i libri sulla matematica. Tra gli autori presenti nella raccolta troviamo scrittori che amano addentrarsi nel paradosso come Jorge Luis Borges (le sue Finzioni hanno spesso questo taglio) e Italo Calvino (molti altri testi matematici si trovano ne Le Cosmicomiche), ma anche degli “insospettabili” autori mainstream da cui non ci aspetterebbero contenuti di questo tipo, come Julio Cortazar, Umberto Eco, Ian McEwan, José Saramago, David Foster Wallace, Karel Capek. E poi naturalmente ci sono gli scrittori di fantascienza.
La matematica nella fantascienza
Viene quasi scontato pensare che se la fantascienza è la narrativa che trae spunto dalle teorie scientifiche, allora all’interno di questo genere si possono trovare parecchi libri basati sulla matematica. Ed è proprio così. Molti dei grandi autori della fantascienza hanno in qualche modo raccontato anche qualche aspetto della matematica: Isaac Asimov immagina la psicostoria alla base della serie della Fondazione come un modello matematico capace di prevedere il comportamento dell’umanità; Arthur C. Clarke nel suo Il muro delle tenebre (contenuto nella recente antologia Racconti) ambienta la storia in un universo topologicamente ricorsivo; Robert Heinlein nel classico La casa nuova descrive una villetta costruita in quattro dimensioni in forma di tesseratto; Fredric Brown sfrutta paradossi e fraintendimenti per le sue microstorie fulminanti.
Ma ci sono molti altri autori di fantascienza che hanno dato un contributo significativo alla math fiction, da Stanley G. Weinbaum e Tom Godwin a Rudy Rucker e Ted Chiang. Tra i più fini scrittori di libri basati sulla matematica possiamo indicare Stanislaw Lem, che per esempio in Cyberiade scrive alcuni racconti che si basano sull’estremizzazione di spunti della matematica e addirittura una poesia d’amore in linguaggio algebrico. Possiamo poi citare Christopher Priest, che in Mondo alla rovescia immagina un universo iperbolico, in cui le dimensioni di spazio e tempo sono tra loro collegate. Da parte loro Douglas Adams e Kurt Vonnegut inseriscono spesso battute che fanno riferimento a teoremi e paradossi della matematica.
Tra gli scrittori contemporanei, si può citare Neal Stephenson che in Cryptonomicon racconta la storia di un matematico alle prese con la decodifica di un codice segreto, oppure in Anathem si dedica a riflessioni meta-matematiche che sconfinano nella filosofia. Un altro autore che scrive libri basati su matematica pura è Greg Egan, di cui alcune opere come Luminous o Diaspora possono risultare ostiche per lettori completamente digiuni di certe nozioni. Tra le pubblicazioni più recenti con una forte componente matematica troviamo invece Ninefox Gambit di Yoon Ha Lee, una space opera ambientata in un impero galattico che basa le sue leggi su algoritmi e numerazioni su basi differenti.
Matematica applicata alla nerdologia
C’è anche un’altra categoria di libri dedicati alla matematica, ovvero quei manuali che applicano la matematica e le sue derivazioni per analizzare le altre opere. È un esercizio di pensiero che viene fatto principalmente nell’ambito della cultura nerd, e quindi a essere posti sotto l’esame delle leggi della logica e della fisica sono spesso le storie più vicine a questo ambiente. Il primo esempio che viene in mente è La Fisica di Star Trek di Lawrence M. Krauss, che spiega al meglio delle conoscenze attuali su quali principi si baserebbero le tecnologie impiegate nella serie come il motore a curvatura e il teletrasporto.
Un approccio simile è quello della Fisica dei supereroi di James Kakalios, che propone lo stesso ragionamento applicato ai poteri dei più popolari supereroi, come la capacità di volare di Superman o la supervelocità di Flash. Kakalios cerca di dimostrare quali di questi poteri sarebbero realmente possibili e quali concessioni alla fisica si rendono invece necessarie per renderli credibili. Un altro testo del genere è La scienza dei Simpson di Marco Malaspina, che prende spunto dai riferimenti e battute inseriti anche solo di sfuggita ne I Simpson per trattare argomenti di matematica, fisica e chimica. Un testo del genere sarebbe interessante costruirlo su Futurama, che vedeva tra i suoi autori un numero impressionante di matematici, fisici, ingegneri e programmatori, e che quasi in ogni puntata inserisce riferimenti a teorie matematiche e fisiche, oltre ad alcuni episodi interamente incentrati su di essi.
Di recente pubblicazione troviamo anche Matematica Nerd di Emanuele Manco, un manualetto che raccoglie alcuni articoli pubblicati dall’autore su vari magazine che utilizza nozioni di statistica, ingegneria, teoria dei giochi e meccanica quantistica per spiegare gli avvenimenti di Game of Thrones o dei film Marvel, e conclude poi con una carrellata di testi e riferimenti matematici in letteratura. Il livello della trattazione è abbastanza semplice da essere compreso anche da chi non ha particolari conoscenze di matematica, anche se alcuni calcoli non eseguiti possono apparire un po’ misteriosi se non si conosce la simbologia utilizzata dall’autore. I riferimenti alla cultura pop forniscono però un aggancio facile da seguire, e portano a capire come, alla fine dei conti (appunto), la matematica sia la scienza fondamentale su cui si basa la nostra comprensione del mondo, anche quello che immaginiamo.