Il pianeta-deserto è un’ambientazione ricorrente in molti libri di fantascienza, pensato per spingere all’estremo la resistenza dei personaggi
Il deserto è un bioma inospitale, feroce, spietato. Di base gli esseri umani, e la maggior parte delle forme di vita, non sono adatte per vivere in questo ambiente totalmente privo di acqua e di vita. Se poi estendiamo il deserto a coprire un intero pianeta allora ci troviamo con una sfida di sopravvivenza capace di portare allo stremo anche i più valorosi survivalisti. Ecco quali sono i libri che utilizzano proprio l’idea del pianeta deserto per mettere alla prova i loro personaggi.
Deserto is a state of mind
Ma cosa c’è di così speciale nel deserto? Si potrebbe pensare che sia un’ambientazione abbastanza priva di attrattive, considerando che non si tratta altro che una distesa di sabbia a perdita d’occhio, senza particolari punti di interesse. Ma è proprio questa sua totale assenza di punti di riferimento a fare del deserto uno scenario capace di sconvolgere la prospettiva di chi deve affrontarlo. Ancora più dei marinai persi in mezzo all’oceano, che pure possono scorgere intorno a sé segni di vita e movimento, il deserto invece non concede nemmeno la speranza di vedere altre creature prosperare.
Il deserto pone una serie di ostacoli che toccano gli eroi non solo nel corpo ma anche nello spirito. Se da una parte abbiamo la scarsità di cibo e di acqua, il calore e la fatica di procedere sulle dune, le tempeste di sabbia, dall’altra la sola idea di un paesaggio che può modificarsi sotto i nostri occhi è capace di destabilizzare anche i più coraggiosi. Come puoi trovare la via di casa o tornare al tuo rifugio, quando il profilo delle dune cambia ogni poche ore? Allo stesso tempo la disidratazione e l’esposizione al sole possono provocare miraggi e visioni, fiaccando la psiche oltre alle membra. Non è un caso che l’attraversamento di un deserto sia considerata una delle esperienze più illuminanti, e venga usato anche come attività di team building da parte dei motivatori della silicon valley.
Tutto questo vale per i deserti che abbiamo sulla Terra, che per quanto sconfinati a un certo punto finiscono. Ma naturalmente la narrativa speculativa ha la possibilità di prendere un’idea ed estremizzarla, e così in alcuni libri di fantascienza la minaccia del deserto può abbracciare un intero pianeta. Se un esploratore spaziale si trova a naufragare proprio su una di queste palle da sabbia senza confini, le sue speranze di cavarsela sono immensamente ridotte rispetto a qualunque altro tipo di ecosistema. Oltre che nei libri di pianeti-deserto ne abbiamo visti a decine pure nei film, forse anche perché consentono di creare scenografie efficaci a basso costo: da Altair IV del classico Il pianeta proibito a Tatooine in Star Wars, fino alla luna senza nome Pitch Black. Ma i pianeti deserto dei libri riescono sempre ad andare oltre la semplice apparenza e calare ancora meglio i personaggi e i lettori con le sfide che la sabbia nasconde.
Da Arrakis a Mondo9
Qualunque discorso sui libri con pianeti deserto non può che partire da Dune, il romanzo di Frank Herbert dal successo esplosivo che ha dato origine a un franchise che continua ancora oggi. Dune è il nome colloquiale del pianeta Arrakis, che è appunto un pianeta completamente coperto di deserti e del tutto inospitale alla vita: non solo per l’assenza di acqua e la scarsità di altre risorse, ma anche per le violentissime tempeste di sabbia in grado di scorticare la carne dalle ossa, e per la presenza dei vermi delle sabbie, gigantesche creature che vivono nel sottosuolo e rispondono alle vibrazioni, fagocitando qualunque cosa si muova. Su quest’ambientazione si innesta poi una storia di predestinazione e faide familiari tra la nobiltà di un impero galattico in cui vari livelli di potere sono in continuo conflitto tra loro; ma anche limitandosi alla sola componente desertica della storia, Dune mostra una complessità raramente raggiunta da altre opere di fantascienza. In effetti l’autore ha iniziato a elaborare la storia proprio spinto dalla curiosità di un articolo in cui si raccontava di come alcuni scienziati stavano pensando di “ancorare” le dune di sabbia nella loro conformazione attraverso la crescita controllata di piante che le avrebbero bloccate con le loro radici. Non a caso tra i personaggi del romanzo troviamo anche il planetologo imperiale che sta progettando di creare bacini d’acqua sul pianeta.
Dune è un ottimo esempio di come l’ambiente desertico costringa gli abitanti a soluzioni estreme, come i fremen che vivono all’interno di tute distillanti per riciclare tutti i liquidi corporei. Le difficoltà del pianeta deserto sono determinanti anche nel libro Hammerfall di C.J. Cherryh (pubblicato in Italia in due volumi: Ribelle genetico e Il pianeta del deserto), qui infatti gli abitanti (umani e non) del pianeta senza nome su cui si svolge la storia sono stati sottoposti a un pesante adattamento genetico tramite nanomacchine per renderli adattabili all’ambiente in cui vivono. Questa contaminazione con le nanomacchine comporta però anche alcune conseguenze impreviste, oltre a scatenare una crisi ecologica che fa infuriare le creature autoctone del pianeta. Anche uno dei personaggi principali della saga dei Vor di Lois McMaster Bujold, Cordelia Naismith, è originaria del pianeta deserto Colonia Beta, il secondo mondo colonizzato dai terrestri, la cui superficie è totalmente inospitale e ha costretto i coloni a stabilirsi in città sotterranee. In questo caso l’ambiente ha forzato la popolazione a controllare severamente la riproduzione per evitare di consumare le poche risorse disponibili.
Spostando l’attenzione sugli autori italiani, uno dei cicli di maggior successo degl ultimi anni è costituito da libri ambientati proprio su un pianeta deserto: Mondo9, una serie di romanzi e racconti di Dario Tonani che condividono l’ambientazione di questo misterioso e ostile pianeta desertico. Su Mondo9 la sabbia non è semplicemente una seccatura, è letteralmente tossica: camminare sul terreno può portare a infezioni di vario tipo, alcune delle quali provocano mostruosi contaminazioni meccaniche nei corpi organici. Su questo mondo già poco invitante si muovono poi enormi navi terrestri cingolate che mettono in comunicazione gli insediamenti, e che manifestano in certi casi un inquietante livello di famelicità. Mondo9 nelle sue varie incarnazioni (racconti, fix-up, romanzi e lo spinoff Naila di Mondo9) ha saputo sfruttare al meglio il fascino e la soggezione indotte dal deserto, grazie anche alle illustrazioni dell’artista Franco Brambilla che ne ha cristallizzato gli scenari nell’immaginario collettivo della fantascienza italiana.
Marte, il pianeta deserto dietro casa
A volte non c’è nemmeno bisogno di attraversare le galassie per trovare un pianeta deserto: anzi, in lo abbiamo già visitato. Se dall’altro lato della strada avevamo il pianeta-palude Venere, il nostro vicino di casa Marte si può considerare a tutti gli effetti un pianeta deserto, e questa nozione era ben nota nei secoli scorsi, tanto che Marte è stato uno dei primi scenari (oltre alla Luna) per ambientare storie di fantascienza, che inizialmente si manifestava soprattutto nella forma del planetary romance avventuroso, come nel caso del ciclo di John Carter di Marte di Edgar Rice Burroughs.
Eppure anche se nei libri viene rappresentato come un pianeta desrto, in qualche modo lo abbiamo immaginato per lo più come un mondo accogliente, che aspetta solo il nostro arrivo. Le storie di colonizzazione di Marte sono innumerevoli, da Le sabbie di Marte di Arthur C. Clarke alla trilogia di Marte di Kim Stanley Robinson, e in questi casi il nucleo del libro è la modalità con cui il pianeta deserto può diventare abitabile, superando le sfide poste dall’ambiente. Un altro approccio è quello delle Cronache marziane di Ray Bradbury, dove troviamo un Marte quasi trasfigurato come allegoria della frontiera, un nuovo posto in cui iniziare una vita diversa, indipendentemente dalle difficoltà ambientali.
Marte torna a essere un posto pericoloso con L’uomo di Marte di Andy Weir, che ci presenta il classico naufrago dello spazio, stavolta rimasto isolato dalla sua missione proprio sul Pianeta Rosso. Il rischio di rimanere senza cibo, acqua e aria è reale, ma il tono dell’autore rende comunque la vicenda leggera e divertente, un’avventura geek in cui la sopravvivenza è garantita dalle nozioni di chimica, ingegneria e botanica. Per l’astronauta naufragato Marte è un deserto che si può conquistare con intelletto e pensiero laterale, e che non conduce a particolari rivelazioni mistiche paragonabili a quelle di Arrakis. Quindi forse è vero che il deserto di per sé è solo una distesa piatta di sabbia, e siamo noi a riempirlo del significato che la nostra mente costruisce su quel paesaggio malleabile: probabilmente è questa la ragione per cui ci fa tanta paura.