Tra favola e thriller

Il 23 novembre uscirà al cinema Il libro di Henry, del regista Colin Trevorrow; un giallo capace di strapparvi qualche sorriso e un paio di lacrime: noi di Stay Nerd l’abbiamo visto in anteprima ed eccoci qui a raccontarvi le nostre impressioni.

Il film è il terzo lungometraggio del regista statunitense, il primo dopo il kolossal uscito due anni fa, Jurassic World. Per Trevorrow è un ritorno alle origini, visto che la sua opera è stata caratterizzata, almeno finora, da una commedia di successo, un documentario e un cortometraggio: niente più CGI a tutto spiano, se ve lo state domandando.

I protagonisti qui sono una madre single, Naomi Watts, e i suoi due figli, l’Henry del titolo, interpretato da Jaeden Lieberher – di recente al cinema anche nelle vesti di Will, nella trasposizione cinematografica del capolavoro di Stephen King, IT – e il fratello minore Peter, Jacob Tremblay.
Henry ha un’intelligenza notevolmente superiore alla media, diciamo pure che è il classico piccolo genio, con una passione per le macchine Rube Goldberg (quei complicati meccanismi che prevedono una precisissima sequenza di azioni, in cui ogni movimento è innescato dal movimento immediatamente precedente) e un’insofferenza per le ingiustizie che si abbattono sui più deboli.
Questi tre ingredienti, miscelati con le caratteristiche dei tre protagonisti, creano l’ossatura del film.

La rottura del precario equilibrio della famiglia Carpenter, in cui una madre infantile si trova quasi a essere accudita dal figlio geniale e troppo maturo per la sua giovane età, si ha quando Henry comincia ad accusare forti mal di testa, sintomi di un inevitabile e doloroso percorso ospedaliero.

È proprio in questo momento che il tono favolistico del film assume un’inquietante sfumatura da thriller: Henry lascia alla madre, infatti, il libro del titolo: un libretto rosso su cui il ragazzino ha appuntato meticolosamente tutte le istruzioni necessarie a uccidere (e a farla franca!) il vicino di casa, il poliziotto Glenn Sickleman. L’uomo meriterebbe la morte in quanto colpevole di molestie nei confronti della figlia, coetanea di Henry.
Le indagini della madre e i preparativi per il piano omicida diventano quindi il pretesto per risolvere un rapporto rimasto troppo tempo fermo in una malata dinamica di capovolgimento dei ruoli: il vero adulto in casa è il piccolo Henry, costretto dal suo genio, dall’assenza di una figura paterna e dall’immaturità della madre, che non riesce prendere le redini della famiglia. Susan, il personaggio di Naomi Watts, al contrario non fa altro che cullarsi in un’eterna adolescenza, tra interminabili sessioni di Playstation e forti bevute fuori orario.

Le interpretazioni dei due attori principali, Jaeden Lieberher e Naomi Watts, sono molto intense e credibili: se il giovane interprete è una sorpresa, riuscendo a rendere autentico e veritiero il personaggio del serafico genio, Naomi Watts è un’ulteriore conferma e appare ancora più forte nel ruolo di madre, grazie alle prime rughe che caratterizzano ulteriormente il suo viso.
I comprimari non sono da meno, con un Dean Norris (l’Hank di Breaking Bad) sempre a suo agio nella parte dello sbirro ridanciano ma sottilmente inquietante, e il piccolo Jacob Tremblay che porta benissimo sulle spalle l’atteggiamento e la bravura dell’attore consumato, pur avendo poco più di dieci anni.

Il regista, d’altro canto, quasi scompare nell’economia del film, caratterizzando poco o niente le inquadrature o i movimenti di macchina e limitando la sua presenza a un paio di trovate interessanti, capaci di riportare immediatamente lo spettatore dall’allegria di una favola leggera a un’inquietante tragedia.

Proprio questi passaggi, le differenze di tono tra scene anche molto vicine temporalmente o il cambio d’umore della seconda parte e della fine dell’opera, vengono sottolineati magistralmente dalle musiche di Michael Giacchino (Oscar nel 2010 per la colonna sonora di Up, un passato nei videogiochi e compositore di colonne sonore di alcuni dei film più spettacolari degli ultimi anni, diversissimi tra loro per genere e temi trattati). Egli in qualche modo riequilibra le mancanze di Colin Trevorrow, evidenziando il pathos ove necessario e dando la linea ad alcune scene che altrimenti sarebbero state certamente meno incisive.

il libro di henry recensione

Verdetto:

Il libro di Henry è un film capace di mischiare la favola con il thriller, facendo viaggiare lo spettatore in una enorme macchina di Goldberg e raccontando l’evoluzione dei rapporti tra una madre single e il figlio geniale. Le musiche del compositore Giacchino aiutano lo svolgersi dell’azione, rendendo meno ostico il finale, quando il conflitto viene risolto in maniera troppo semplicistica.

Felice Garofalo
Fin da quando riesce a ricordare è stato appassionato di fumetti, di cui divora numeri su numeri con buona pace dello spazio in libreria, sempre più esiguo. Ogni tanto posa l’ultimo volume in lettura per praticare rigorose maratone di Serie TV, andare al cinema, videogiocare, battere avversari ai più disparati giochi da tavolo, bere e mangiare schifezze chiacchierando del mondo. Gli piace portare in giro la sua opinione non richiesta su qualsiasi cosa abbia visto o letto. Sfoggia con orgoglio le sue magliette a tema.