La tua vita per un mi piace

Dal like tutto nasce e a esso tutto torna. Il like ci abbraccia anche quando non lo vediamo. Anche quando tutto ci sembra lontano, spensierato, bello… Ma non è bello quel che è bello, è bello quel che piace

Sono ovunque. I likes. Gestiscono le nostre esistenze, muovono le nostre giornate simili a dei fili tirati da un burattinaio composto da algoritmi e sfondi blu, una rete cancerogena che ormai arriva ovunque senza che nessuno se ne accorga. Pollice su, pollice giù. Sembra di essere tornati ai tempi dell’Impero romano, quando uno di questi simboli poteva influenzare la sopravvivenza di un uomo, portando verso la vita o verso la tomba. È proprio vero che l’umanità non fa altro che camminare all’indietro in un circolo perenne e che le cose tornano sempre a manifestarsi, anche se sotto forme diverse. È difficile da credere o da concepire. Eppure, questa è l‘epoca che stiamo vivendo. È questa la realtà con cui dobbiamo tutti i giorni confrontarci, su cui dobbiamo riflettere. E a farlo ci aiuta #Like4like, nuovo graphic novel edito da Shockdom e realizzato in tandem da Marco Rincione e Prenzy, uscito il 15 settembre.

In futuro possibile, lontano, vicino o forse fattosi già presente, l’umanità ha lasciato dietro di sé ogni credenza, divinità e morale del passato per abbracciare la fede suprema del Grande Like. I mi piace sono le lancette che scandiscono l’orologio delle esistenze umane, il ritmo vitale e onnipotente a cui tutti devono sottostare, il mezzo con cui l’uomo guadagna o perde giorni interi della propria vita. In questo contesto, prendono scena le storie di Whitney, di Alessio e di Manuela, costretti a confrontarsi con le logiche di questa nuova realtà, facendo il possibile per sopravvivere e per seguirne le assurde regole. In un mondo dove essere social è letteralmente come respirare, dove un gigantesco pollice in su detta legge e gestisce i destini degli uomini, la sopravvivenza è diventata una gara da vincere a colpi di click, dove anche chi trionfa è in verità uno sconfitto.

Gianluca Caputo, editor di Shockdom responsabile dell’etichetta Fumetti Crudi, ha sempre dichiarato che la ragion d’essere della collana era la critica, cinica e lucida, ad alcuni degli aspetti più feroci della contemporaneità. Non a caso, ad essa appartiene anche #Like4like che tratta quello che può essere definito, senza ombra di dubbio, come uno degli argomenti madre dell’era moderna: i social. In particolare, la tendenza, sempre più spasmodica ed eccessiva, di ricercare a tutti i costi il gradimento di sconosciuti o del “popolo di internet” che, attraverso i mi piace le reactions, muovono e alimentano questo motore di individualismo che ha letteralmente riprogrammato i codici delle relazioni interpersonali.

Così, si finisce per lottare, combattere, umiliarsi e a scendere a compiere atroci nefandezze pur di strappare un pollice che teoricamente non esiste nemmeno ma che in pratica ci influenza ogni giorno di più. È partendo da questa semplice quanto disturbante riflessione che muove la scrittura di Marco Rincione, fatta di racconti brevi che esplorano le diverse derive surreali e distopiche del fenomeno.

Sfruttando questa struttura un po’ alla Black Mirror, per citare un esempio recente con cui condivide anche il tema, oppure ai Confini della Realtà, realizza una serie di racconti antologici legati da un sottile file conduttore, più tematico che di continuity, con riferimenti comuni e lo stesso mondo sullo sfondo, un diverso tempo dove alcuni fattori della modernità sono stati portati all’eccesso o in cui molti sono caduti a discapito di altri.

Dunque, Like4like si inserisce con chirurgica puntualità in un ambito che sta piano piano emergendo nel dibattito attuale, dato che le storie su questo argomento, ovvero le conseguenze a lungo termine sul rapporto sempre più morboso tra nuove tecnologie e umanità, tra social ed esperienze umane, tra virtuale e reale, stanno proliferando e crescendo in quantità, ma soprattutto in qualità.

Pare chiaro che, giunti a questo punto, dopo tanti anni sulle spalle in cui ci siamo confrontati quotidianamente con questi mezzi, sia necessario farsi delle domande a riguardo, trovare strade di riflessione per valutare e osservarne le evoluzioni. E chi, meglio della narrativa, sia fumettistica che letteraria, filmica e televisiva, può stimolare le coscienze e ispirare degli spunti per comprendere al meglio la complessa situazione del nostro tempo? Si tratta sicuramente di un campo dove in futuro avremo altri tentativi e altri risultati, in cui c’è ancora tanto da esplorare e dove il fumetto può dire moltissimo, visto che a differenza di altri mezzi possiede la capacità di fissare e disturbare attraverso la potenza della commistione delle immagini e delle parole. Caratteristica che Rincione e Prenzy (all’anagrafe Francesco Chiappara) sfruttano alla perfezione, ottenendo una sapiente fusione tra testo e tavole. Le didascalie dello sceneggiatore spiegano e aggiungono sfumature alla narrazione, mentre i disegni le illustrano causando effetti nauseanti, forti, che rimangono impressi nella retina del lettore. Prenzy, in particolare, sembra decisamente ispirato e ha accresciuto il suo stile dopo gli ottimi esiti di 666; il male dentro. Per capire bene come questi due creativi siano sulla stessa lunghezza d’onda, basta guardare le copertine e le immagini comparse in rete, che colpiscono con la stessa violenza di un pugno dritto nello stomaco. O di un like gigante nell’occhio, visto che siamo in tema.

Ma il pregio maggiore di questo graphic novel è il fatto che il richiamo alla realtà non è solo di collegamento, bensì soprattutto fonte primaria di ispirazione. Sotto tutta questa distopia, sotto il surrealismo orrorifico e l’estremismo spinto, le figure forti e d’impatto, si cela un mondo dove il like è l’origine stessa della vita e della morte, un mondo dove le persone si organizzano in tutti i modi pur di guadagnarne anche solo uno, disposti a vendersi e a mostrarsi nudi pur di ottenere un mi piace, uomini e donne ossessionati da quel dito blu da cui così tanto dipende. Vi ricorda qualcosa? Dovrebbe. Lo vedete ogni giorno, dentro il piccolo schermo del vostro telefono. Laggiù, è pieno di questi individui che valutano il peso del proprio tempo in base a quanti consensi social riescono ad accumulare. Ormai, sono così importanti che spostano soldi, visibilità, pubblicità, di conseguenza vite, esistenze e futuro. Ma spesso non ce ne rendiamo conto proprio per il fatto che ci siamo dentro.

Ma purtroppo Facebook, che rimane il riferimento social centrale del libro, non è l’unico, il grande male verso cui potremmo puntare le nostre angosce. In realtà, il colpevole è la grande orgia sociale di oggi, dove se non ti fai vedere praticamente non esisti. E non si può scappare. Che siate il più assiduo frequentatore di mondi online o l’eremita rintanato tra le montagne, siete ormai contagiati.

Non possiamo più farne a meno.

Verdetto

Il nuovo Graphic Novel di Marco Rincione e Prenzy, per la collana Fumetti Crudi di Shockdom, vi farà male. Tanto male. Perché vi sbatterà in faccia il lato malato e moribondo di una società sociale di cui tutti facciamo parte, nessuno escluso.

 

 

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!