Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un fiorire di opere – principalmente letterarie e cinematografiche – accomunate da alcuni fattori: essere scritte, dirette, sceneggiate e recitate da autori italiani, fare riferimento al grande settore fantasy (con tutte le sfumature del caso!) e avere una qualità eccezionale.
Tutti prodotti, insomma, che lasciavano il pubblico di stucco, come se trovare autori fantasy in Italia fosse paragonabile a una perla rara.
Le realtà dei fatti non è esattamente questa: abbiamo sempre avuto grandi esponenti del genere, in Italia, ma negli ultimi anni – complice l’onda lunga dei film di Peter Jackson e lo sdoganamento degli argomenti che fino a poco fa erano confinati all’ambiente nerd – anche nel belpaese sono fiorite opere fantasy che hanno incontrato il gusto del pubblico, della critica e delle case editrici e/o di distribuzione visto che le vendite ci sono, e pure in grandi quantità.
Ci riferiamo, giusto per fare qualche esempio tra i più recenti, alla serie Dragonero di Luca Enoch e Stefano Vietti (da cui sono stati tratti una serie di romanzi e una serie dedicata ai più giovani), ai libri della serie di Ya! di Roberto Recchioni e soprattutto all’ultimo romanzo di Vanni Santoni, l’Impero del sogno.
Oggi noi di Stay Nerd ci concentriamo proprio su questo titolo, dopo averlo letto, riletto e studiato.
Partiamo dalla fine: questo libro ci è piaciuto molto. È stata una di quelle letture che si incollano alle mani e che distraggono il lettore al punto tale da fargli perdere le fermate del tram e le ore di sonno. Uno di quei libri che quando li chiudi ti rimane dentro quello strano mix di tristezza per aver dovuto abbandonare i personaggi così amati e di soddisfazione per averli seguiti fino alla fine della loro avventura. Insomma, se ne avrete l’occasione, comprate, regalate o fatevi regalare l’Impero del sogno.
La trama è apparentemente semplice: Federico, improduttivo studente universitario, comincia di punto in bianco a fare un sogno ricorrente, o meglio, un sogno ambientato sempre nello stesso piano di realtà, in cui è chiamato a svolgere una missione. Fattosi carico – di malavoglia – di questo incarico, Federico si troverà invischiato in un’enorme cospirazione ordita dagli abitanti del reame del sogno, tutti archetipi costituiti sostanzialmente da schemi di base universali, impersonali. Verrà quindi inseguito dai rappresentati delle logge, dagli scienziati, dalle divinità più astruse e da altre figure mitologiche, con l’unico scopo di sottrargli l’oggetto della missione e asservirlo ai propri voleri.
La storia scorre via piacevolmente, a cavallo tra la nostra realtà – la provincia toscana, in particolare, ma anche qualche puntatina a Torino e in altri luoghi – e l’Impero del sogno, il regno dove accadono cose impossibili e i personaggi che lo animano hanno poteri e caratteristiche peculiari.
L’intreccio della storia non soffre in alcun modo dell’alternarsi dei due scenari ma anzi permette allo scrittore di aumentare il ritmo man mano che l’avventura si dipana, in un turbinio di inseguimenti e combattimenti.
Una delle particolarità di questo romanzo è il costante omaggio alla cultura intesa come un enorme calderone a cui tutti noi attingiamo per definire i nostri riferimenti personali. Troviamo infatti citazioni della cultura pop degli anni ’80 e ’90 accanto a suggerimenti di lettura molto più classici, mentre i riferimenti ai film action fanno da contraltare ai videogiochi che hanno tratto ispirazione proprio da quel genere. Tutto, per Vanni Santoni, contribuisce alla creazione del nostro personalissimo pantheon – l’uno leggermente diverso dall’altro – e ognuno di questi riferimenti, incrociato con gli altri, ha la potenza necessaria a creare un intero mondo. O a distruggerlo, in base a come siamo decisi a usare questo potere.
Un altro livello di lettura che possiamo fornire, tra i tanti che sono stati scritti e interpretati nei pochi mesi dall’uscita del romanzo, è quello legato alla fuga dalle responsabilità che caratterizza tutte le generazioni di giovani: Federico, il protagonista, userà i sogni inizialmente come scusa per sfuggire dall’opprimente realtà familiare e universitaria. Quello che il ragazzo non sa – e che tutti scopriamo, a un certo punto della nostra vita – è che le responsabilità ti prendono lo stesso, per quanto tu lontano abbia deciso di andare.
L’ultimo aspetto su cui riteniamo importante soffermarci sono le ambientazioni e i personaggi creati dalla fantasia dell’autore. Così come La storia infinita metteva il lettore di fronte a innumerevoli luoghi e scenari diversi, ognuno popolato dalle creature più strane, allo stesso modo L’impero del sogno offre una stupenda ed enorme varietà di entrambi.
Una gioia per gli occhi che non fatichiamo a immaginare ottimamente rappresentata in una graphic novel. E visto che Vanni Santoni è il direttore della narrativa della casa editrice Tunuè, chissà che questo sogno – tanto per rimanere in tema – non si realizzi, prima o poi.