Un trionfo estetico
C’è il Natale, c’è la musica di Čajkovskij, c’è una giovane e coraggiosa protagonista femminile. Lo schiaccianoci e i quattro regni è il tipico prodotto di casa Disney che apre la stagione invernale (esce il 31 ottobre, anticipando la tradizione di dicembre). Se da un lato cavalca il filone del live action, dall’altro esegue un tema a lungo corteggiato e mai pienamente realizzato – se non nella splendida sequenza di Fantasia del 1940 – de Lo Schiaccianoci.
La fiaba di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann è a sua volta un grande classico, reso eterno dal balletto del compositore russo, e il suo plot si presta perfettamente ai ricami immaginifici della Major dell’infanzia più potente di sempre.
Al centro della storia, nella versione diretta da Lasse Hallström e Joe Johnston, c’è la giovane orfana di madre Clara (Mackenzie Foy). La ragazzina è una mente brillante dell’ingegneria, per così dire, e trascorre la maggior parte del suo tempo a escogitare incastri meccanici grazie ai quali gli oggetti inanimati prendono vita. Clara, nonostante il suo guizzo geniale, è malinconica; la mancanza della madre defunta rabbuia irrimediabilmente ogni suo giorno, persino quello più luminoso e festoso dell’anno: la vigilia di Natale.
Come se non bastasse, il carico di tristezza è rinforzato da un dono postumo della genitrice: un uovo d’argento misteriosamente chiuso da una chiave scomparsa. Contrariata, la protagonista si rivolge al suo padrino Drosselmeyer (Morgan Freeman) che la guida sornionamente attraverso un filo dorato in una dimensione fatata, dove la ragazza potrà comprendere finalmente l’eredità materna e l’importanza di consolidare la fiducia nelle proprie capacità.
Al di là dello svolgimento della trama, che ricalca lo schema solito dei live action di produzione Disney, Lo schiaccianoci e i quattro regni è un trionfo estetico, una vera e propria festa per la vista e l’udito. Ottimo il riarrangiamento dell’originale commento sonoro di Čajkovskij firmato da James Newton Howard, così come gli effetti speciali, la CGI, i costumi e il concept scenografico: da lasciare davvero a bocca aperta.
I personaggi, su tutti la protagonista e le due rivali La Fata Confetto (Keira Knightley) e Madre Cicogna (Helen Mirren) si slanciano grazie a un character design elegante, incisivo, che dedica grande cura a ogni dettaglio del loro look.
Tuttavia, dietro questa perfetta forma la sostanza della storia non spicca per originalità: persistono i topoi dell’elaborazione del lutto da parte della protagonista, del suo percorso metaforico in quello che sembra in tutto e per tutto una nuova versione de Il paese delle meraviglie, sia per l’atmosfera, sia per la leziosità del linguaggio.
Insomma, la Disney applica alla lettera quel detto che ci spiega come le squadre vincenti sia meglio non cambiarle, se non per alcuni – non trascurabili – particolari. Come ormai da qualche anno a questa parte, la protagonista femminile non è più la principessa in attesa di salvezza, ma un’eroina pronta a prendere il controllo della propria vita e della sorte di chi le sta attorno, arrivando a compiere le imprese eccezionali anticamente attribuite ai principi. Come la Belle di Emma Watson, Clara è un’inventrice, una mente particolarmente avvezza a meccanismi ed a ingranaggi: siamo proiettati, dunque, verso l’idea di donne nuove, tanto belle quanto intelligenti e autosufficienti. Allelujah, in fondo siamo solo nel 2018.
Il film si riallaccia quindi a un filone dalle caratteristiche già note, inaugurato nel 2010 da Tim Burton nel deludente Alice in Wonderland. L’impatto che abbiamo avuto otto anni fa fu abbastanza disturbante, ma pian piano la Disney ha imparato a calibrare il boccone, imparando ricette sempre più funzionanti di questa formula sospesa tra animazione e fiction vera e propria. Il risultato, fatte queste premesse, è incantevole, elegante, suggestivo, decisamente una delle prove più alte del cinema del come dell’ultimo anno.
Verdetto
La formula ben rodata dalla Disney porta in sala un prodotto convincente, che sfrutta al massimo – almeno da un punto di vista estetico – il plot della fiaba di Hoffmann e le musiche di Čajkovskij. Contemporaneo e funzionale l’uso del balletto, a cui la storia originale deve molto per fortuna e diffusione. Un film natalizio da vedere a cuor leggero, senza aspettative e con gli occhi e le orecchie ben aperte.
Se ti è piaciuto Lo schiaccianoci e i quattro regni…
Allora probabilmente non sei tra i tanti che hanno disconosciuto Tim Burton dopo Alice in Wonderland del 2010: perché non rivederlo? E, continuando sulla strada del live action disneyano con una protagonista femminile forte, riprendiamo il blu-ray de La bella e la bestia con Emma Watson, Ewan McGregor e Ian McKellen.