LOL – Chi ride è fuori: perché funziona?
giochi per la TV più divertenti arrivano sempre dall’Asia. E no, non stiamo parlando di Takeshi’s Castle. E no, nemmeno di Squid Game. Se nel 2016 Hitoshi Matsumoto portava sulla TV giapponese il suo Hitoshi Matsumoto Presents Documental, cinque anni dopo l’Italia ripete il suo format adattandolo alle personalità e ai comici nostrani, dando vita a LOL – Chi ride è fuori.
Ma LOL non è la prima rivisitazione del game show televisivo che ha conquistato il pubblico della piattaforma di Amazon Prime Video, travalicando anzi le porte della finestra digitale, diventando un fenomeno a tutto tondo. È stato prima il Messico a proporre la sua versione che ha stabilito il titolo per i Paesi successivi: LOL: Last One Laughing. E ci ha pensato poi l’Australia ad appropriarsi della formula intrattenitiva facendola presentare da Rebel Wilson e distribuendo la prima stagione nel 2020.
Una situazione ben collaudata quella con dieci comici chiusi dentro lo stesso set senza la possibilità di poter ridere, come dimostrano dal 2021 in poi le moltissime produzioni internazionali che la ripetono (Germania, Iran, Francia, Brasile, India, Canada, Spagna). Un clamore che fa interrogare sul segreto di un prodotto di successo e sull’effettiva qualità che può riscontrare. Quella che indubbiamente è riuscita a toccare tantissimi poli differenti di passatempo e comicità, prendendo la risata in maniera estremamente seria.
I primi ingredienti di LOL – Chi ride è fuori
Senza alcun dubbio la curiosità è stata la prima spinta che, a livello italiano, ha condotto il programma ad un riconoscimento tale e che ne ha escluso da principio la questione del merito o del gusto.
Per la direzione dello show nella sua stagione d’apertura è stato scelto un volto influente nell’ambito gossipparo, quel Fedez che negli ultimi anni tra la giuria di X-Factor e il matrimonio con Chiara Ferragni è riuscito a diventare tra i nomi più conosciuti e chiacchiererati del panorama dell’entertainment, oltre che per la sua carriera musicale. Personaggio dalla forte presenza sui media e sulle banchine dei social, che era prevedibile – e auspicabile per Amazon – che portasse il suo pubblico così da poter fare inizialmente al prodotto da cassa di risonanza.
È poi l’abbinamento con la co-conduttrice Mara Maionchi a funzionare, nell’immaginario icona veterana dell’intrattenimento soprattutto musicale, ma vista accanto a Fedez sempre in quell’X-Factor che ne ha fatto ufficialmente una coppia riproposta con furbizia dal colosso digitale. È arrivato poi il momento di comporre il cast, tra visi onnipresenti sui nostri device a vecchie stelle di una comicità consolidata che continuano egregiamente a svolgere il proprio lavoro.
LOL – Chi ride è fuori ha unito gli universi di Frank Matano e Caterina Guzzanti, di Katia Follesa e di Angelo Pintus, di una gioventù acerba, ma dopo Lol ancora più avviata come quella formata da Luca Ravenna e Michela Giraud. E non ci sono da dimenticare le stelle del web come Ciro Priello e Gianluca “Fru” Colucci del gruppo dei The Jackal o quei mattatori di primo ordine quali Lillo Petrolo e l’Elio delle Storie tese.
Tra meriti e detrattori
LOL – Chi ride è fuori è stata la novità arrivata nel posto giusto al momento giusto, in una parentesi in cui l’Italia aveva solamente bisogno di sfogare le proprie ansie e poter usufruire dell’occasione di poterlo fare grazie anche all’idiozia di un programma volubilmente ironico e stupidamente adorabile. Un anno di pandemia segnato dall’arrivo su Amazon di uno show focalizzato totalmente su quella risata che per tanti sembrava da tempo negata.
Il desiderio intrinseco di volersi perdere di fronte a degli sketch o delle scenette volutamente nonsense e sciocche perché era ciò che più si bramava: non sentirsi in colpa di voler essere leggeri dopo un intero ciclo di Covid che aveva devastato il Paese piegandolo a metà.
Prese in mano le redini da Fedez e affiancato dalla sua sboccata compagna di conduzione, LOL può cominciare il proprio cammino richiamando prima il seguito specifico di ognuno dei comici presenti, ma innescando ben presto un effetto a valanga che ricopre d’attenzione l’intero cast. LOL è stato sia svago, sia il pretesto per moltissimi di screditare la validità dello show su Amazon, alimentando il dibattito e facendone crescere ancora di più la popolarità.
Nella necessità spasmodica di dover esprimere qualsiasi singola opinione soprattutto su prodotti ed eventi accessibili se non a tutti, sicuramente a molti, anche LOL è entrato nel mirino di una divisione spaccata in due, dove al turbinio di risate che ne ha seguito sono andati ad aggiungersi i detrattori più accaniti che ne hanno creato attorno un dibattito fatto per constatare o contrastare l’ironia del programma.
In molti hanno avuto il desiderio di testare effettivamente se i comici e le loro azioni facessero o meno ridere, escludendo a priori il fatto che ciò che fa simpatia, più di qualsiasi altra cosa al mondo, è incredibilmente soggettivo e che il loro affossare un successo come quello dello show ne confermava solamente la portata comunicativo, alimentata da un coinvolgimento generale. La specificità di LOL – Chi ride è fuori, ossia la qualità o meno delle battute e del divertimento offerto dai comici, diventa di primo piano quando in verità la parte più interessante del format su Amazon è il forte richiamo che lo ha reso uno degli show televisivi (seppur in piattaforma) più conosciuti e seguiti degli ultimi anni.
L’ideazione di una struttura di intrattenimento che non ragiona secondo l’algoritmo, come fanno sempre più spesso le produzioni streaming, ma che ha guardato ai risultati raggiunti dagli altri Paesi e ne ha dimostrato l’adattamento al proprio stile con la possibilità di poterne replicare il successo.
Una seconda stagione all’altezza?
È l’universalità di LOL a sorprendere e l’aspetto su cui più di altri ci si dovrebbe concentrare. L’esperimento di mettere insieme dieci individui all’interno della stessa stanza impedendo loro di ridere per un tot di ore prestabilite. E non persone qualunque, ma gente che con la risata dà senso al proprio lavoro costruendoci sopra una carriera.
Non poter ridere delle situazioni che si presentano all’interno del programma è poi di riflesso ulteriore fonte di ilarità per un pubblico che può così giovarsi sia delle trovate comiche dei partecipanti, sia delle reazioni con cui tentano di trattenere ogni singolo accenno di sorriso. Un risultato che in quel Giappone da cui il game show ha preso vita è arrivato fino a nove stagioni, portando l’Italia nel 2022 a rilasciare la sua seconda edizione tra l’attesa e il dubbio sulla riconferma di tale presa sul pubblico.
Il quesito che ci si pone su un “sequel” di LOL – Chi ride è fuori è la spontaneità che il prodotto potrebbe andare a perdere e che, in fondo, è stata proprio il motore della sua prima stagione. C’è pur sempre da dire che, in realtà, come tutti i programmi anche LOL parte da un canovaccio su cui i concorrenti vanno poi a creare, tentando di aumentare la dose di divertimento che era stata pensata, ma avendo comunque una base da cui partire.
E così vale anche per un cast che deve salutare delle sicurezze quali ad esempio Elio e Sabrina Guzzanti, sostituendoli però con un fuoriclasse come Maccio Capatonda o il fratello Corrado della citata comica. Lo show ha così la possibilità di ripetersi e non risultare mai uguale, di poter far scaturire lo stesso grado di intrattenimento e continuare ad offrire inediti contenuti, con concorrenti forse adesso anche più invogliati dall’opportunità di poter partecipare dopo aver visto il richiamo che lo spettacolo televisivo ha suscitato.
Ripetere, ma non imitare
È pur vero che, con la sua seconda stagione, è LOL – Chi ride è fuori stesso a non dare l’impressione di avere completamente fiducia nelle proprie possibilità, tanto da dover costruire un ponte diretto tra la prima e la seconda edizione chiamando a rapporto Lillo come disturbatore e sostituendo alla presenza di Mara Maionchi quella di Frank Matano e della sua riconoscibile risata.
Ma se la domanda alla fine è quella che si interroga sulla capacità LOL 2 di far ridere, la risposta non può che essere affermativa. Anche se i comici sono più consapevoli e questo falsa forse un po’ la percezione del gioco. E anche se gli spettatori sanno ormai come è impostato il programma, non potendone però prevedere i risvolti. Consegnata perciò questa scatola, il suo interno non è altro che un dono da dover scartare e in cui trovare tanti motivi per cui poter ridere ancora, pur non potendo mancare il confronto con ciò che c’è stato prima, ma affidandosi in ogni caso con scioltezza ai tentativi di risate della nuova stagione.
In uno show dove lo scopo è quello di riuscire a non ridere mentre si prova intanto a far scompisciare la gente a casa, LOL – Chi ride è fuori è la formula se non della comicità assoluta, sicuramente di quella al momento più genuina e liberatoria.