L’amico, il critico, il promotore culturale, l’amante del cinema
Nell’evocativa Sala Cento del cinema Anteo di Milano si è tenuto un incontro per ricordare Lorenzo Pellizzari, una figura importantissima per la cultura italiana dagli anni ’60 a oggi, scomparso purtroppo nel 2016.
All’incontro, moderato da Andrea Pellizzari, figlio di Lorenzo, e da Erica Arosio, giornalista, scrittrice e amica di lunga data del critico, erano presenti una cinquantina di persone, tra amici e colleghi – tutte personalità della critica cinematografica italiana – e, ovviamente, anche noi di Stay Nerd, orgogliosi di essere seduti in sala per raccontarvi tutto di questa toccante esperienza.
L’evento si è aperto con il racconto di un aneddoto personale sul Pellizzari da parte del figlio Andrea: negli anni ’70 – più precisamente nel 1973 – il giovane Lorenzo portò il figlio al funerale di Roberto Franceschi, studente della Bocconi morto durante uno scontro con la polizia. Data la folla presente alla commemorazione, Pellizzari issò il figlio sulle spalle, facendogli assistere a tutta la manifestazione da un punto di vista privilegiato. Quel particolare momento di vicinanza col padre, ha raccontato Andrea, è stato alla base della sua formazione civica e politica, permettendogli di conoscere tanti aspetti della complessa situazione sociale dell’Italia nei primi anni di piombo.
Il primo intervento è servito a dare il tono a tutta la manifestazione: all’Anteo non si sarebbe parlato solo del critico ma anche e soprattutto dell’uomo dietro la figura pubblica.
I primi spezzoni video, infatti, vanno in quella direzione: facciamo così la conoscenza con il prof. Fedele Allalinea, uno dei tanti personaggi che Pellizzari si divertiva a impersonare quando raccontava di cinema, che in un filmato della fine degli anni ’90 parla del rapporto tra il cinema sovietico e la recitazione di Monica Bellucci. Lo stile del filmato è surreale e molto divertente, facendoci apprezzare l’ironia e l’autoironia di un inedito – almeno per il grande pubblico – Lorenzo Pellizzari.
Gli interventi successivi hanno alternato uno stile più personale a uno più professionale, raccontando di volta in volta diversi aspetti della vita del critico.
Siamo così venuti a conoscenza, grazie alle parole di Antonio Maraldi, direttore della Cineteca di Cesena, che Pellizzari ha raccolto nel corso della sua carriera decine di migliaia di foto di scena – alcune delle vere chicche di film italiani degli anni ’40 –, donandole alla Cineteca per la giusta catalogazione e fruizione da parte del pubblico.
O ancora, grazie al discorso di Piera De Tassis – direttrice della rivista di settore Ciak –, che il libro Cineromanzo, uscito nel 1978, è stato alla base della formazione di moltissimi critici cinematografici, permettendo anche a lei di comprendere la sua vera passione e indirizzarla verso il mondo del cinema.
I libri di Pellizzari sono stati fondamentali, infatti, per intere generazioni di critici: basti pensare che fino alla fine degli anni ’60 non esistevano in Italia dei percorsi di studio dedicati alla critica cinematografica, e chi decideva di intraprendere questa professione lo faceva divorando pile di riviste a tema, frequentando i cineforum e recuperando i libri come Cineromanzo nelle librerie specializzate.
L’attenzione ai giovani è un altro degli aspetti del carattere di Pellizzari uscito fuori dall’incontro: moltissimi sono stati i ragazzi seguiti nella stesura delle loro tesi dal critico che non lesinava consigli ma anche scoppi d’ira in caso di errori o grossolanità, passionale e dedicato al cinema com’era.
Molto interessante è stato anche il punto di vista di Nuccio Lodato, autore di Cineforum e giurato del Premio Ferrero, che ha raccontato delle prime esperienze dei Cuc, Centri Universitari Cinematografici, luoghi in cui ogni anno si formavano le coscienze e i gusti di centinaia di ragazzi e che fiorivano in tutte le università italiane. Il racconto ci ha narrato di un tempo in cui la critica appariva solo sulle riviste e i dibattiti avevano il sapore del vino che si beveva chiacchierando del film e l’odore dei vestiti impregnati di fumo, visto che nei cinema era ancora possibile accendersi una sigaretta.
Tra i tanti ricordi condivisi in questa emozionante giornata d’aprile, ci piace lasciarvi con uno in particolare: Pellizzari, alla veneranda età di 68 anni ideò, insieme a Bruno Fornari, un altro grande critico cinematografico, una manifestazione che si chiamava Ring! e che prevedeva l’incontro-scontro tra due o più critici su un particolare argomento o film, in una sala allestita come una vera e propria arena pugilistica: qualcosa che ancora oggi, nelle fiere a tema, siamo sicuri farebbe la felicità di tante persone.
L’incontro su Pellizzari ci ha permesso di approfondire la conoscenza di un grande intellettuale italiano e di apprezzarne il valore formativo ancora oggi: non possiamo che recuperare i suoi libri – e quindi i suoi insegnamenti – affinché la cultura della critica cinematografica non scompaia insieme ai suoi protagonisti.