La storia della coppia che cambiò gli Stati Uniti

Loving è un film interessante, che parla di un argomento importante e relativamente poco noto, ma purtroppo non lo fa benissimo. L’idea di Jeff Nichols è quella di raccontare la vera storia dei Loving, una coppia interraziale residente in Virginia sul finire degli anni ’50, le cui vicissitudini giudiziarie hanno portato poi alla messa al bando delle leggi nazionali che proibivano i matrimoni misti. La cosa segnò una grandissima conquista in tema di diritti civili per gli Stati Uniti, in quegli anni tema di discussione fortissimo all’interno del paese, dal momento che le persone di colore si trovavano ancora discriminate in molti ambiti della vita.

Ci troviamo precisamente nel 1958, pochi anni dopo la protesta di Rosa Parks. Richard e Mildred vivono nella campagna della Virginia, sono innamorati e lei rimane incinta. Così Richard decide di sposarla e acquistare un terreno dove costruire la casa. La realtà in cui vivono è marginale, e i protagonisti non percepiscono affatto la differenza del colore della loro pelle come un problema, non se ne curano. Così si sposano, a Washington, e tornano in Virginia. Una notte la polizia fa irruzione in casa loro, li trova che dormono nello stesso letto e li arresta. Perché? Perché il matrimonio interraziale è considerato reato in Virginia. Vengono così condannati ad un anno di reclusione, che possono evitare se abbandonano lo stato e non vi fanno ritorno per 25 anni. Dopo una lunga permanenza a Washington, Mildred abbraccerà l’idea di mettere in piedi una battaglia legale contro la Virginia, che passerà alla storia come “Loving contro Virginia”, che porterà poi, come detto in apertura, all’abolizione del divieto di contrarre matrimoni misti.

La storia che racconta la pellicola è quindi una importante, che ha condotto a una rivoluzione all’interno del sistema americano. Quello che non abbiamo particolarmente apprezzato è la rappresentazione che ce ne ha dato il regista. Non perché il film sia brutto, mal realizzato o noioso. Semplicemente sembra che si potesse fare di più. Il film, infatti, praticamente scarta il discorso sul processo, si concentra sulla vita della coppia, seguendo sempre e unicamente loro e dandoci solo accenni a quella che è la realtà esterna che li discrimina. Perché in effetti, a parte le autorità della Virginia, la società che li circonda sembra a sua volta curarsi poco della loro unione. Questa scelta si rivela un’arma a doppio taglio, perché in qualche modo contestualizza il film all’interno di una realtà storica che racconta solo marginalmente, parla di un processo che ha cambiato un dettaglio non piccolo della società americana (ci viene fatto notare che il matrimonio ha implicazioni enormi quali, per esempio, l’eredità o la situazione legale dei figli), ma forse manca nel regalare alla vicenda il giusto pathos cinematografico.

A doppio taglio, si è detto, perché nel seguire sempre e costantemente il loro punto di vista, escludendo il resto, il film recapita un messaggio centrale tanto semplice quanto importantissimo: che problema crea al mondo se le persone di colore si sposano con i bianchi? Nessuno, è l’ovvia risposta che daremmo noi oggi. Tutta la pellicola sembra imperniarsi su questo concetto, quello per cui loro sono semplicemente due persone normali, che hanno una vita di coppia normale, e che tutta l’opposizione alla loro unione è una sterile sovrastruttura montata da una società razzista, che non ha alcun senso di esistere, perché semplicemente la loro unione non costituisce un problema per nessuno.

In questo senso la semplificazione del discorso operata da Loving ha un senso importantissimo, e riporta la questione alla sua base. D’altra parte, però, noi stiamo parlando di un film che di fatto non trascina mai lo spettatore, non ha mai picchi particolari, e quindi scorre via in modo piuttosto anonimo, come anonima è la vita privata di queste due persone, o almeno la sua rappresentazione in quest’opera. Il messaggio sembra quindi esprimersi perfettamente nella pellicola, mentre lo spettatore non ne rimane così preso.

A questo si somma una costruzione del film piacevole, con due buone performance degli attori: Ruth Negga nei panni di Mildred è veramente bravissima e naturale, mentre Joel Edgerton nei panni di Richard sembra spesso forzare un po’ troppo la mano, con un’interpretazione a volte artefatta che lo fa apparire come alienato dal mondo, con un’espressione eccessivamente “tonta” stampata sul volto. In generale, comunque, i due risultano ben caratterizzati e calati nei loro ruoli. Visivamente non ci troviamo mai di fronte a niente di eccezionale o da far strappare i capelli, nonostante i paesaggi della campagna americana sul finire degli anni ’50 abbiano sempre un buon effetto, soprattutto quando sono accompagnati sul lato musicale da blues d’altri tempi.

Verdetto

Loving è un film che, complessivamente, possiamo definire riuscito. Riesce a veicolare un messaggio importante e racconta una storia che ha cambiato un aspetto centrale degli Stati Uniti. Lo fa a modo suo, concentrandosi su quello che gli interessa senza voler per forza coprire ogni aspetto della questione. Il risultato è un film che riesce benissimo nell’intento, e un po’ meno in quello di coinvolgere lo spettatore. È difficile dire se questo sia un pregio o un difetto, ma certamente non possiamo che consigliarne la visione a chi apprezza un certo tipo di cinema, “impegnato ma non troppo”.

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.