Arriva in italiano una delle opere più recenti del regista di Devilman Crybaby: Lu e la città delle sirene
Masaaki Yuasa ormai si è fatto conoscere anche al grande pubblico per il suo stile inconfondibile, dopo aver diretto il remake di Devilman nel 2018. Noi vi abbiamo già parlato di un’altro suo film del 2017, The night is short, walk on girl, e per questo motivo abbiamo approfittato dell’anteprima di Lu e la città delle sirene, film d’animazione dello stesso anno e ora doppiato in italiano grazie a Yamato Video.
È affascinante vedere come Yuasa passi da un genere all’altro, riuscendo sempre a colpire emotivamente lo spettatore, che sia un anime dai tratti gore e violenti o una sorta di favola che lega due mondi che solo all’apparenza non hanno nulla da spartire.
Lu, piccola sirena di Hinashi
Kai Ashimoto, un ragazzo di 14 anni nato e cresciuto a Tokyo, ora vive ad Hinashi, piccolo paese che si affaccia sul mare, a causa della brusca separazione dei suoi genitori. L’allontanamento dalla metropoli e dallo stile di vita a cui era abituato lo porta ad annullare i rapporti col padre e il nonno, con cui vive, e ad isolarsi in camera propria dove come unico passatempo crea musica elettronica da postare su Youtube. Proprio attraverso uno dei suoi video, attirerà l’attenzione di due suoi compagni di classe, Yuho e Kunio, che desiderano formare una band e diventare famosi con la loro musica.
Kai è decisamente restio ad accettare la proposta ma cambierà presto idea quando verrà in contatto per la prima volta con una delle leggendarie sirene che si dice popolino le acque di Hinashi: Lu, questo il nome della piccola sirena attirata dalla musica del ragazzo, porterà Kai fuori dalle mura di casa e lo aiuterà ad aprirsi e apprezzare di più le piccole gioie che ha da offrire anche la vita di paese.
Troppo simile a Ponyo?
L’idea di una creatura acquatica attirata dal mondo umano non è nuova ed è evidente che sia Ponyo sulla scogliera, diretto da Miyazaki, che Lu e la città delle sirene siano ispirati alla lontana alla Sirenetta di Andersen. Tuttavia, tra le due è Ponyo quella più simile alla favola che conosciamo tutti, mentre Lu e la città delle sirene ribalta diverse caratteristiche attribuite alle sirene.
Con l’avanzare della vicenda, infatti, Kai scoprirà che le sirene non sono affatto pericolose come viene raccontato da suo nonno e dalla vecchia matta del paese. Qualunque leggenda abbia per protagoniste le sirene, infatti, dice che queste creature attirano gli uomini in mare con il loro canto per annegarli. Kai si rende subito conto dell’esatto contrario: è Lu che si avvicina alla sua finestra poiché affascinata dalla musica prodotta dal ragazzo.
Inoltre, lo squilibrio tra terra e mare nel film di Miyazaki è causato da Ponyo e dalla sua magia, mentre nel film di Yuasa i responsabili sono gli esseri umani, guidati dall’avidità tanto da mettere in secondo piano le attività commerciali tipiche del luogo a favore di eventi e opere più mondane, come la costruzione di parchi divertimenti.
A Hinashi, infatti, sta per essere costruito Sirenland, che sfrutta la leggenda delle sirene del posto esclusivamente per denaro, non facendo altro che impoverire ancora di più gli abitanti del paese che non riescono più a mantenere l’economia del posto solamente grazie alla pesca.
Anche per questo Kai non apprezza la vita a Hinashi: tutto sembra finto, artefatto, perché costruito e manipolato dall’uomo finché non si arriva ad una qualche situazione irreversibile. Lu invece sarà capace di mostrargli il lato più bello di un luogo molto sottovalutato dai ragazzi, che vogliono solo riuscire a fuggire a Tokyo per inseguire il loro sogno di diventare musicisti.
Lu e la città delle sirene: un’amicizia speciale accompagnata dalla musica
La tradizione associa le sirene ad un canto ammaliante ma potenzialmente mortale ma in Lu e la città delle sirene non solo queste creature non sono affatto pericolose ma adorano la musica!
Il film di Yuasa avrà spesso dei momenti simili a scene di musical, in cui tutti sono uniti dal ballo e dalla musica. Il messaggio del regista è più evidente che mai: la musica è un linguaggio universale, ogni differenza fra i due popoli finora nemici cade e viene calpestata da danze frenetiche e ricche di entusiasmo. A dimostrazione di ciò, vedremo come Lu sia in grado di far diventare la sua coda un paio di gambe, con le quali ballerà sulle note della musica di Kai e i suoi amici, davanti a tutta la gente del villaggio, come fosse una di loro.
Lu e la città delle sirene, perciò, per quanto risulti molto più “infantile”, quasi una fiaba rispetto ad altre opere più recenti del regista, è adatto a grandi e piccini e, anzi, forse proprio gli adulti devono impegnarsi di più per recepire il messaggio di Yuasa: per i bambini è facile andare oltre le differenze, proprio come fanno Lu e Kai, mentre gli adulti ancora rimangono ancorati a convinzioni e pregiudizi ormai superati. La musica, quindi, diventa un linguaggio non solo per comunicare fra popoli ma anche fra generazioni, che fino alla fine vediamo contrapposte nei personaggi di Kai e i suoi amici contro i vecchi della città e il sindaco.
Se vogliamo quindi trovare per forza un elemento comune fra Lu e la città delle sirene e Ponyo sulla scogliera, l’unico è proprio questo: i giovani dimostrano alla generazione precedente come sia facile amare il prossimo andando oltre le differenze fisiche e culturali, poiché ci sarà sempre qualcosa che ci accomunerà tutti, che sia la musica o semplicemente i sentimenti che ci rendono umani.