Karl Kopinski, pittore, illustratore, autore dei disegni delle carte di Magic.
Sei conosciutissimo come autore dei dipinti delle carte di Magic. Vuoi dirci come hai lavorato alla creazione di queste piccole opere d’arte? Hai ricevuto delle indicazioni dagli autori del gioco? O hai proceduto di tua iniziativa?
Traggo principalmente ispirazione da i ranghi e gli abiti militari, i vestiti e le uniformi che utilizzavano. Inoltre ho tratto particolare ispirazione dall’epoca vittoriana. Insomma sono state queste le mie principali forme d’ispirazione.
Rimanendo in tema Magic, hai realizzato i vari disegni e concept art a mano, con tecniche tradizionali? O sei partito dal digitale?
Ho sempre utilizato entrambe le tecniche. Nell’ultimo periodo mi sto focalizzando sul metodo tradizionale, perché penso di essere un migliore artista tradizionale che digitale.
Credi che il fatto che le tue opere siano state stampate e distribuite su cartoncini piccoli pochi centimetri quadrati possa in qualche modo aver limitato la loro bellezza? E qual è la carta di cui sei più orgoglioso e perché?
Non mi dispiace per la questione della grandezza, sapevo già dall’inizio per cosa sarebbero state utilizzate. E’ qualcosa a cui penso quando creo il design e la composizione. E’ difficile scegliere una carta precisa, Slave of Bolas potrebbe esserlo si tratta di una carta ad edizione speciale e mia moglie fu la modella per questa carta. E quindi è speciale per questo motivo.
Sei per molti versi un autodidatta, cresciuto fin da piccolo con una matita e un pennello in mano e poi hai studiato anche all’università. Come è stata la tua esperienza con i professori e la scuola in generale?
I miei studi universitari erano veramente pessimi. Il rapporto con gli insegnanti non era ottimale perché non molto interessati alle mie abilità di pittura e disegno, si preferiva ad esempio l’arte astratta. Adesso invece, specialmente con più scuole e professori specializzati nell’arte di videogame e simili, ci sono molte più opportunità per i giovani.
Sei reduce da una Masterclass e una lezione magistrale di pittura a Firenze. Come hai trovato l’esperienza? Hai mai pensato di dedicarti all’insegnamento? E credi che l’arte e la storia dell’arte siano materie da salvaguardare nei programmi scolastici?
Il workshop è stato un’esperienza incredibile. Ero un po’ nervoso perché non ho mai insegnato molto, e alla fine mi seno sentito come se anch’io avessi imparato molto sui miei stessi metodi. E’ stata un’ottima esperienza e lo standard degli studenti era davvero alto.
Per il preservare l’arte nei programmi scolastici, penso sia più importante educare le persone a interessarsi a fancy art, digital art piuttosto che guardare al passato. Qui in Italia c’è una grande opportunità con una collezione artistica unica, ed è possibile trovare pezzi artistici incredibili praticamente ovunque. C’è così tanta arte, e le persone dovrebbero guardare ai grandi maestri come punto d’inizio e da lì in poi svilupparsi.
Siamo in Italia, patria di un patrimonio artistico e storico sconfinato. Qual è l’artista che più ti affascina tra quelli nostrani? Ce n’è qualcuno che potresti considerare un maestro?
Non so se c’è qualcuno che posso considerare un Maestro. Ma penso ci sia questo standard artistico incredibilmente alto. Abbiamo anche una grande consapevolezza del fatto che dall’Italia discendono i più grandi artisti dell’arte figurativa. Gli italiani hanno nel sangue tutta quest’esperienza. L’esperienza di Leonardo e Michelangelo (così come altri) e quindi gli italiani dovrebbero sfruttare quest’occasione.
Il tema militare e guerresco è tra quelli che ricorrono più spesso tra le tue opere. Cosa ti affascina di questo argomento? E perché poi hai deciso di dipingere ritratti di ciclisti?
Prendo la mia ispirazione da diversi posti e diverse aree. Io sono sempre ispirato da cose come film e serie tv che vedo. Un esempio è stato guardando The Vikings e da lì ho avuto così tante risorse di ispirazione. Io amo anche l’era vittoriana. Io cambio perché posso trarre ispirazione da tante cose diverse.
Sei un fan dei videogame?
No
Perché no?
Perché non ho tempo! Passo tutto il mio tempo libero in bici o a disegnare. Due cose! E ovviamente passo il tempo con la mia famiglia!
Hai messo in vendita una raccolta in volume di sketch e bozzetti. Cosa ti ha spinto a voler mostrare i momenti di preparazione e studio che precedono i lavori definitivi? Hai avuto richieste da parte di fan? O credi che sia un aspetto della produzione artistica un po’ tralasciato a favore delle opere finite?
E’ stato sicuramente per i fan. Ho avuto così tante richieste su Facebook e Instagram. E un giorno ho deciso di postare uno sketch, pensando che nessuno ne sarebbe stato interessato ma non è stato così e anzi me ne hanno chiesti sempre di più. Così ne ho postati sempre di più. Poi mi hanno chiesto: ”Dobbiamo vedere uno sketchbook” “Quando farai uno sketchbook?” E la mia fantastica Tara moglie l’ha reso possibile.
Grazie per averci concesso questo tempo. Prima di salutarci, vuoi dire qualcosa a tutti i giovani artisti che ci seguono e che stanno muovendo i primi passi in questo campo?
Grazie a voi! La cosa più importante è non smettere mai di fare sketch e disegnare, e di guardarsi intorno e sentirsi interessati. Non ci si deve approcciare al lavoro come un obbligo ma piuttosto qualcosa che si ama fare.
A cura di Raffaele Giasi e Eugene Fitzherbert