Leggere per credere
Sembra ieri che Mattia Iacono esordiva con il suo primo graphic novel per Tunué, Demone Dentro. Sembra ieri e, effettivamente, non è passato poi molto tempo. Iacono, però, non è stato con le mani in mano e, in anticipo su Lucca Comics, arriva la sua opera seconda, sequel spirituale della prima. Macumba, infatti, per quanto racconti una vicenda diversa, oltre ad ambientarsi nello stesso universo e a trattare tematiche complementari porta con sé l’inconfondibile tratto dell’autore, quello che era già sintomo di maturità narrativa ai tempi dell’esordio, e che ora è già sintomo della sua stessa evoluzione.
Alla prima pagina di Macumba, se a suo tempo avete letto Demone Dentro, vuoi per i disegni, vuoi per i colori, vi sentirete subito “a casa”. Non è assolutamente cosa da poco: dimostra, anche ai più scettici, che lo stile di Mattia Iacono non è mai stato frutto di un fortunato incidente di laboratorio. In altre parole, la classe non è acqua. E Macumba non è acqua.
Seguiamo le vicende di un giorno (e mezzo) del Dott. Bellini, uomo sulla quarantina interprete di un archetipo caratteriale, l’adulto solo e fieramente rompiballe, due elementi che si auto-alimentano a vicenda e scoprono il fianco a un altro fattore cardine, la paura. Bellini ha paura, e forse col tempo è divenuto fin troppo abile nel nasconderlo a se stesso, ma quando si imbatte in una possibile maledizione frutto della sua stessa scontrosità e/o di una sbronza potente, si scopre davanti ai nostri occhi impotente e indifeso contro il suo, di demone dentro: la suggestione.
Dopo la violenza, è stavolta la suggestione a vestire i panni del villain, a divorare l’anima di un protagonista che tenta di combatterla, sì, ma ottenendo soltanto di darle maggiore importanza, al punto che, anche grazie ai sapienti tocchi invisibili dell’artista, il lettore stesso si ritrova dall’altra parte della pagina. Noi, insieme al Bellini, incominciamo a rifuggire e temere i colori violacei che contraddistinguono le sue visioni (e, iconograficamente, la copertina del volume), derivanti da statuette di dubbia origine, senza più riuscire però a metterne in dubbio la potenza come forse dovremmo.
Questa è l’arma più efficace di Mattia Iacono, il suo riuscire a tratteggiare con una particolare sequenza o una palette cromatica l’atmosfera di una storia che, se non stupisce per eventi o parole sconvolgenti, ha comunque quel sapore letterario e romanzesco accogliente, rassicurante, che volge lo sguardo a un pubblico variegato, strizza l’occhio al realismo magico e non sfigura, anzi, vi sorride, qualunque sia il medium cui siete più abituati o affezionati.
Macumba eccelle in ogni aspetto figurativo, dalla regia sapiente al tratto immediatamente riconoscibile, dal character design (che comprende pochi ma ben distinti personaggi) alla “fotografia”. Se state a sentire Mattia, vi dirà che, dopo Demone Dentro, ha deciso di sperimentare più liberamente con l’uso dei colori. Ma è uno sperimentare che sa di consapevolezza e sinceramente lascia sperare che, con il prossimo demone, Iacono si senta libero di osare ancora di più.
Rovescio della medaglia, che però non guasta l’esperienza tutta, è una storia non proprio imprevedibile e forse poco approfondita attorno a un tema quanto mai universale e, pertanto, terreno di possibili scavi profondi e fruttuosi. Il conflitto è ben delineato, l’unità aristotelica di tempo che racchiude la vicenda è solida e non disturba la sensazione di ineluttabilità che ci fa da antagonista, ma saremmo curiosi di scoprire altri angoli di un cosmo che vive di suggestioni e scetticismi in eterna lotta tra loro, così come ci piacerebbe conoscere qualche folle ritratto iaconiano in più, dai classici contorni spigolosi e grotteschi sia nel carattere che nella figura. Ci sono come al solito citazioni e rimandi al nostro, di mondo, dai nomi alle storie che nascondono non troppo gelosamente, e se vorrete scoprire la profondità del background creativo di un autore determinato nel portare avanti il suo progetto, questo vi aspetterà ad appena qualche click di distanza. Ma ciò, pur prezioso, è elemento di contorno e, in quanto tale, facoltativo a lettura e giudizio. “Fortuna” che quest’ultimo è positivo lo stesso.
Verdetto:
Con Macumba, Mattia Iacono ci dimostra, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, di possedere una voce autoriale assolutamente non comune. È capace di ritrarre atmosfere evocative grazie a capacità registiche, stilistiche e cromatiche. La storia non risuona per eventi imprevedibili o per la sua profondità verticale, d’accordo, ma ne percepiamo comunque l’estensione orizzontale. È forse questa la più grande sfida vinta da questo graphic novel, peraltro disegnato e colorato magistralmente: descrivendoci la lotta di un uomo contro la suggestione, si fa esso stesso elemento suggestivo e continua, con coerenza e maturità, un’opera che arricchisce di letterarietà il panorama fumettistico. Il valore di questo Macumba è un piacevole arrivederci, in attesa del terzo (e ultimo?) demone.