Maleficent – Signora del male è una fiaba rinata per insegnare
Dopo aver destrutturato una delle antagoniste Disney più oscure e celebri di sempre, il regno di Topolino porta sul grande schermo il secondo atto della storia dell’oscura Malefica. Con una storia sempre più adatta al 21esimo secolo, e un’antagonista di enorme spessore, la madrina di Aurora ci offrirà una nuova avventura ricca di insegnamenti: Maleficent – Signora del Male (dal 17 Ottobre al Cinema).
Sono passati 5 anni dall’unione dei regni ormai. Aurora (Elle Fanning) è prossima a compiere la maggiore età e il giovane principe Filippo (Harris Dickinson) vuole prenderla come sposa e giurarle amore eterno. Un quadro da “Vissero per sempre felici e contenti” già pronto, bello e impacchettato ad inizio film. Peccato che la Regina Ingrith (portata sullo schermo dalla leggendaria Michelle Pfeiffer) agogni la distruzione della Brughiera, piuttosto che la pace.
Anche questa volta, toccherà a Malefica scendere in campo e abbandonare i vecchi ideali pur di salvare il suo regno e sua figlia.
Disney ci dona una storia sostanzialmente molto semplice e lineare, salvo, durante la proiezione di circa 2 ore, offrirci degli spunti sul misterioso passato della Regina nera impersonata dall’incantevole Angelina Jolie. La linearità però non equivale, in questo caso, a banalità, anzi. Il nordico regista Joachim Rǿnning, dopo aver realizzato Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar, ci regala nuovi spunti narrativi, volti a snocciolare ulteriormente la figura di un’antagonista così classico e così amato.
Scordatevi i vecchi stilemi disneyani. Buttate dalla finestra le immagini di Malefica in versione drago pronta a distruggere il reame. La Jolie ci porta un personaggio che, nonostante mantenga le sue contaminazioni da villain, è pronto a offrirci l’ennesimo spunto narrativo per poter osservare l’evoluzione dell’universo di Walt Disney.
Maleficent – Signora del male è una storia che parla di maternità, rapporto genitoriale, inclusione sociale, accettazione del prossimo, lotta per l’ambiente. Temi triti e ritriti, iper condensati in un’opera dove Elfi, fate e alberi senzienti la fanno da padroni, ma pur sempre insegnamenti utili per le nuove generazioni.
C’è un MA, in tutto questo purtroppo. Ed è una costante che si ripresenta costantemente nelle opere partorite dalla casa di produzione di Topolino in questi anni. L’incapacità di mantenere un vero focus.
Il nuovo capitolo della saga di Malefica è senza dubbio un’apprezzabile e godibile opera cinematografica, ma durante la narrazione gli avvenimenti di contorno vengono sempre più spinti verso l’orlo esterno. Le sottotrame, i personaggi secondari e i messaggi a loro annessi, si perdono nell’immenso calderone di CGI adoperato per la realizzazione di una battaglia che occupa 1/3 abbondante di pellicola.
Ed ecco che i buoni propositi, posti all’inizio, diventano elusivamente dei “propositi”, mai realmente messi in atto. O comunque, mostrati parzialmente.
Se nella prima opera la novità di un personaggio “antagonista” Disney posto come buono mai realmente compreso riusciva realmente a catturare l’attenzione dello spettatore, non si può dire lo stesso nel suo sequel. Maleficent – Signora del male risulta più debole del precedente capitolo, trasformandosi in un’opera di intrattenimento semplice e divertente, ma priva di quel quid tale da poterla ricordare.
Malefica è il motore centrale dell’opera, mentre le altre figure vengono abbandonate dallo script, ma salvate dal talento delle attrici
Le premesse sono interessanti, le sottotrame anche, e il messaggio è forte e diretto, nonché educativo, ma tutto finisce in un battibaleno. La conclusione dell’opera arriva inesorabile senza lasciarci un vero segno. Forse sarà l’invadente CGI che fagocita tutto e tutti, o la povera caratterizzazione della regina della guerra (ovviamente data da uno script troppo basilare, perché la Pfeiffer è sempre sinonimo di qualità) e dei personaggi umani che la circondano.
Ciò nonostante, come già anticipato, l’interpretazione delle tre protagoniste, vale tranquillamente il prezzo del biglietto, permettendo di sorvolare su uno sviluppo di script abbastanza scontato. Oltretutto la battaglia, per quanto possa diventare “grossolana” ad un certo punto, finisce per intrattenere pienamente lo spettatore, sia per l’innumerevole numero di elementi in scena, sia per l’incredibile quantità di colori presenti sullo schermo, offrendo un prodotto d’intrattenimento visivo di incredibile qualità.
Maleficent – Signora del male, in sostanza, è un’appassionante fiaba 2.0, dove a fare la parte della protagonista è una figura ben più complessa di quel che sembra, portatrice del detto “non sono cattiva, mi disegnano così”.
Il sequel del tanto amato film incentrato sulla storia di Malefica è un po’ più debole del primo capitolo, nonostante un cast di spessore. Lo script è il problema principale, sin troppo lineare, seppur riesca, alla fine della fiera, a divertire il pubblico in sala anche grazie a messaggi molto educativi.
Un film che parla di un mondo dove la pace, l’accoglienza, l’accettazione di sé stessi e degli altri dovrebbero smuovere gli ingranaggi della società. E spiacevolmente, questa non è un’altra storia.
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