I Maneskin sono uno squarcio sulla tela dell’estetica. Una cornice nera in un museo bianco. Un sogno adrenalinco di un vernissage fatto di erotismo e musica

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alle feste con gli amici, a Sanremo.
Da Via Del Corso, all’Eurovision.
Dalle manciate di views su YouTube, ai tour sold-out in tutto il mondo.
L’universo della musica, che vi piaccia o no, è stato scosso  in questi anni da giovani romani cresciuti ascoltando i Led Zeppelin e i Rolling Stones, i The Greateful Dead e i The Smashing Pumpinks.
Signore e signori, ladies and gentlemen, make some noise. Questi sono i Maneskin.

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Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan ne hanno fatta di strada, nonostante le numerose critiche di puristi e conservatori, ma si sono sempre presentati sul palco con strafottenza e forza.
Buona sera signore e signori […] Siamo fuori di testa, ma diversi da loro.

Senza peli sulla lingua, plasmati da un’estetica che attinge da ogni subcultura possibile. Vediamo acid, garage, emo e rock che si mischiano in sonorità e presenza scenica. Quest’ultima sì, eclettica e versatile, perché come disse Mich JaggerÈ fondamentale. Little Richard mi ha insegnato a stare sul palco”.

I wanna touch your body, so fucking electric Parte il riff. Il kick non si ferma. I ragazzi sono sul palco, lo sbranano. Il Coachella è ai loro piedi, come fatto con Londra, Amsterdam, Berlino o New York. Persone di ogni età e sesso si ammassano per sentirli suonare “Stanno riportando da soli il rock nel mainstream mondiale” dice ad alta voce Little Steven.
Iggy Pop chiama, loro rispondono, “I wanna be your slave” viene riscritta, è pronta per la voce di Damiano e l’ex Stooges. La hit devasta le classifiche, i palazzetti si infiammano e il mondo conosce il rock anche per merito di 4 ragazzi romani che ci hanno creduto più di molti altri.

Gli haters aumentano. “I rocker da tastiera sono più selvaggi di Iggy Pop: a lui i Måneskin vanno bene, a loro no” dice Claudio Todesco, ma ai ragazzi alla ricerca di Marlena questo non interessa, continuano a scalare le classifiche e riscrivere record.
Con la loro versione di Beggin che rimane per nove settimane di fila alla posizione numero 1 della classifica Billboard, mentre I Wanna Be Your Slave detiene la più lunga permanenza al primo posto della classifica Hot Hard Rock Songs, con 20 settimane consecutive.
Hanno osato e riportato il rock negli Stati Uniti” titola Variety, provando a riproporre le stesse operazioni che vedono protagonisti i vari Machine Gun Kelly e Yungblud nell’emo-punk.

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I Maneskin rappresentano l’insostenibile bellezza dell’essere sé stessi

Quando sono stati selezionati da Manuel Agnelli durante l’edizione del 2017 di X Factor Italia, avevamo compreso tutti quanti il potenziale di quei quattro ragazzi dall’estetica bohemien. Presi immediatamente come muse ispiratrici, una volta concluso il loro percorso, dalle principali realtà della moda internazionale, divenuti opere di un Basquiat che li ammira da una realtà parallela alla nostra. Un secondo posto che ha il sapore della vittoria. Una medaglia d’argento perfetta per chi primeggia, ma non vuole essere il primo. Nessuna etichetta pronta ad imporgli le loro politiche. La libertà artistica trionfa e loro avanzano imperterriti.

Esce Il ballo della vita e inizia così il pellegrinaggio di questi giovani bardi. Il dantesco viaggio alla ricerca della propria Beatrice. Che questo è un viaggio che nessuno prima d’ora ha fatto […] Quindi Marlena torna a casa che ho paura di sparire

Non c’è nessun ritorno, le sonorità si spezzano in un crescendo che strugge la voce di Damiano ancor più del solito e la supplica diventa una preghiera. Marlena diventa la Lenore di Poe e tormenta la scrittura. Il pianto si mischia al fumo e l’esplosività Maneskin non può essere contenuta su un solo palco. Arrivano in sala con This Is Maneskin, docufilm curato da Niccolò Celaia e Antonio Usbergo (i celebri YouNuts), che ripercorre il loro viaggio in un turbinio di emozioni sempre più instabile.

L’anarchia emotiva delle loro sonorità si acquieta. Nessuno sa cosa stiano facendo fino all’annuncio inaspettato. I Maneskin gareggeranno al Festival di Sanremo. Come se Refn decidesse di presentare una propria opera al Giffoni.
L’Italia riscopre il rock, con la benedizione di numerosi addetti ai lavori, ma il percorso è ancora in salita, soprattutto in una realtà come quella sanremese, fortemente incatenata ad archetipi stantii e tipicamente italici, pieni di arie figlie di un’epoca che fu, e che difficilmente riusciamo a comprendere oggi giorno. I tentativi sono numerosi, da Madame a Mara Sattei, passando per Irama e qualche altro ragazzo della nuova generazione, ma il ricambio generazionale, come al solito, si scontra prepotentemente con lo zoccolo d’uro purista e conservatore.


I media spingono, il pubblico recepisce, accetta, apprezza, ma storce il naso. Zitti e buoni imperversa nelle classifiche e nelle radio. Tutti vogliono essere “fuori di testa, ma diversi da loro”.
L’ultima sera arriva. C’è il trionfo. L’Italia scopre finalmente i Maneskin, mentre il mondo li guarda con la coda dell’occhio.
L’Eurovision è solo l’ennesima riprova del loro talento. I paragoni con i grandi del Brit Rock sono numerosi tanto da portare l’endorsement dell’NME (Bibbia della musica rock d’oltremanica) “undeniable rock stomper” con i rimandi ai Franz Ferdinand e, se necessario, i Black Sabbath.

E se vuoi sapere la mia storia, siediti e ascolta, dura una manciata di secondi

Siediti, ascolta, ma anche guarda. Sì, perché il basso di Victoria e gli attacchi di Thomas arrivano anche sul grande schermo. La cassa dritta di Ethan martella e dona ancor più credibilità a quella piccola perla glam rock in salsa Disney che ci porta in sala Crudelia.
Non si fermano qui, perché arriva la chiamata di Baz Luhrmann e così parte If i Can Dream, con Damiano pronto ad omaggiare il genio sregolato di Elvis Presley.
Una festa che ha il sapore di un Bacchanalia. Tra erotismo, estetica e amore per la musica.
I Maneskin sono solo all’inizio del loro cammino, e il Destino li guarda con attenzione.

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.