Abbiamo avuto la fortuna di ammirare in anteprima la mostra “Mangasia: Wonderlands of Asian Comics”, al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Una mostra importante e preziosa, curata da Paul Gravett e un team di più di 20 esperti nel settore, che rende disponibile al pubblico la visione di oltre 281 tavole originali provenienti dalla storia e la cultura del fumetto asiatico. Naturalmente, quando pensiamo al fumetto asiatico, a tutti viene in mente il manga Giapponese. Ma è sorprendente invece rendersi conto di quanto certi stilemi stilistici e narrativi che siamo soliti attribuire ad un solo paese, abbiano in realtà coinvolto un intero continente.
L’esposizione ospita opere provenienti da tutto il territorio asiatico tra le quali spiccano molti fumetti mai arrivati in occidente. Abbiamo ammirato tavole che venivano dal Giappone, dalla Corea del Nord, la Corea del Sud, India, Cina, Taiwan, Hong Kong, Indonesia, Malesia, Filippine e Singapore. Non solo, sono presenti anche opere davvero esotiche provenienti da Bhuta, Cambogia, Timor Est, dalla Mongolia e dal Vietnam. Abbiamo apprezzato l’organizzazione che pur relegando all’interno dello stesso contesto i lavori di paesi così diversi tra loro, segue un coerente ordine logistico, che traghetta la visita dello spettatore attraverso sei precisi percorsi tematici. Il Primo percorso, titolato “Mappare Mangasia”, serve a darci subito la cognizione, banale ma fondamentale, che non esiste una sola Asia in termini fumettistici. Questo quindi ci dà un veloce excursus che passa, appunto, dai manga giapponesi, ai lianhuanhua cinesi, passando per i manhwa coreani, i cergam indonesiani e i komiks filippini. Ogni paese ha sviluppato una propria cultura del fumetto attingendo alle tradizioni nazionali e rielaborando le influenze straniere.
Il secondo percorso è “Favole e folclore” e racchiude tutte quelle opere che interpretano miti e leggende nazionali cercandone di far trasparire attraverso diversi stili i loro messaggi universali. Si passa poi per il “Percorso 3: Ricreare e rivisitare il passato”. Questa parte della mostra fa emergere quanto il fumetto sia sempre stato un ottimo strumento per veicolare atmosfere ed avvenimenti che appartengono alla storia di un paese. Qui sono conservate le tavole di opere come Osaka Puck o L’erba cattiva di Keum-suk Gendry- Kim.
Non manca poi ovviamente una sezione dedicata ai grandi nomi del fumetto asiatico. In “Storie e Narratori” viene dato un giusto tributo a quegli autori che sono riusciti a compiere un percorso difficile, innovando e ingrandendo con il loro talento il mercato. Questo successe per esempio in Giappone negli anni cinquanta, quando una nuova generazione di artisti si è fatta portavoce dello spirito oscuro del tempo, creando manga drammatici rivolti a un pubblico più giovane, o al contrario realizzando per loro accattivanti nuove forme di comunicazione didattica. Parliamo di audaci sperimentatori capaci di sovvertire o aggirare il sistema e creare nuovi stili artistici e narrativi.
Infine, viene mostrato il lato più “maturo” del fumetto asiatico, quello che ha combattuto per far sì che ai fumetti fosse consentito trattare argomenti sensibili come la politica, la violenza e la sessualità, e che ha dato origine a opere straordinarie come Casa Negra di Jim Fernandez o What is Obscenity, di Kinyoubi. E il lato multimediale, che interagisce con altri mezzi espressivi e ispira animazione, cinema, videogame.
Insomma, se volete farvi un po’ di cultura, vi interessa l’argomento e vi capita di passare per Roma, vi consiglio caldamente di dare una possibilità a questo evento. Ammirare da vicino le tavole di maestri come Osamu Tezuka, Eiji Otsuka, Gosho Aoyama, Fujiko F Fujio, Kuniyoshi Utagawa, Takashi Muramaki e tantissimi altri autori più o meno famosi, è una cosa che scalda sempre un po’ l’anima se siete appassionati di fumetto. Quindi fateci un pensiero, avete tempo fino al 21 Gennaio.