Giovani, carine, irreali. Chi sono le Manic Pixie Dream Girl, da dove arrivano e perché sono dannose?
Nel 2010 Scott Pilgrim, il non-eroe dell’omonima serie a fumetti di Brian Lee O’Malley, arriva al cinema con un film esplosivo con una protagonista femminile – Ramona Flowers – che incarna alla perfezione la Manic Pixie Dream Girl (d’ora in poi MPDG). Ma cosa sono, e da dove arrivano, le MPDG?
Un po’ di storia
Il termine viene coniato nel 2005 dal critico cinematografico Nathan Rabid: nella sua recensione di Elizabethtown usa il termine per descrivere il personaggio di Kirsten Dunst, aggiungendo che la MPDG esiste esclusivamente nella febbrile immaginazione di sensibili sceneggiatori-registi per insegnare a meditabondemente profondi giovani uomini ad accogliere la vita con i suoi infiniti misteri e le sue avventure. Questa figura cinematografica è una bidimensionale Maestro Yoda il cui unico scopo nel film è diventare l’interesse amoroso del protagonista e aiutarlo nel suo percorso di crescita.
Al pari del MacGuffin, la sua presenza è funzionaria allo sviluppo della trama, ma trattandosi di una donna – anziché di una valigetta o del calice del Sacro Graal – il suo ruolo secondario è quello di essere attraente, piacevole, cool. Ogni epoca ha il suo concetto di coolness, così anche la MPDG cambia nel tempo, a seconda dei desideri dello sguardo maschile che la crea: una delle prime protagoniste a essere identificata come portatrice sana di questo stereotipo è, per esempio, Katharine Hepburn nella commedia del 1938 Susanna! (Bringing Up Baby), in cui interpreta una stravagante e capricciosa ragazza con un leopardo al seguito. Susan, questo il suo nome, irrompe nella vita del paleontologo interpretato da Cary Grant alle soglie del matrimonio di quest’ultimo, trascinandolo in un vortice di avventure che lo porteranno a riconsiderare le sue scelte. Ma come siamo arrivati da Katharine Hepburn a Ramona Flowers?
Male gaze e Manic Pixie Dream Girl
Nel 2004 – quindi prima della nascita della definizione di Rabin – esce un film destinato a diventare un cult, così bello che neanche il tentativo di sabotaggio messo in atto da chiunque abbia scelto il titolo italiano riesce a frenarne il successo: Eternal Sunshine of the Spotless Mind, scritto da Charlie Kaufman e diretto da Michel Gondry, è una storia che unisce fantascienza e romanticismo, viaggiando su un piano onirico che non dimentica le lezioni della psicologia.
Lui, Joel, è timido, introverso; Lei, Clementine, è esuberante, stravagante (un aggettivo che ricorre spesso, nella caratterizzazione delle MPDG). Si incontrano, si amano, si rimuovono, si incontrano ancora, e via così. Clementine Kruczynski è la perfetta estroversa controparte di Joel Barish e sarà lei a riempire la vita di quest’ultimo di significato. Con il personaggio interpretato da Kate Winslet, la Manic Pixie Dream Girl degli anni duemila assume un’estetica ben precisa: capelli colorati, outfit non canonici, immaturità emotiva, la ragazza dei sogni del nuovo secolo saltella dentro e fuori da disturbi borderline di personalità. Troppi ragazzi pensano che io sia un’idea o che possa completarli o che possa riuscire a ridargli la vita. Ma io sono solo una ragazza incasinata che cerca la sua pace mentale, dice Clementine a Joel, ma tutto quello che lui percepisce è un distorto non sono come le altre ragazze, io ti salverò.
Da Eternal Sunshine of the Spotless Mind in poi la Manic Pixie Dream Girl ha assunto una serie di caratteristiche sempre più precise, quasi tutte estetiche e filtrate dall’occhio maschile che vuole una ragazza cool, alla mano, pronta ad aiutare il protagonista nel suo percorso di crescita, ma anche abbastanza matta da alleviare il peso della routine.
La Manic Pixie Dream Girl indossa abiti a fiori con scarpe da ginnastica, suona un ukulele, ti porta a Ikea ma solo per giocare a nascondino tra i mobili, ha i tuoi stessi gusti in fatto di cibo, di musica, è in pratica un’estensione della tua persona ma, soprattutto, non è come le altre ragazze. Anche nei film in cui la relazione con la MPDG di turno finisce male, come nel caso di (500) giorni insieme, allo spettatore resta la vaga sensazione che una donna come Summer (Sole) sia una perla rara, e che se fosse stato lui, al posto del protagonista, non se la sarebbe lasciata scappare.
Manic Pixie Dream Cool Girl
Il problema, infatti, nasce nel momento in cui lo spettatore uomo interiorizza il concetto di Manic Pixie Dream Girl e cerca di replicare questo modello relazionale nella vita reale. Per iniziare, infatti, nessuno è monodimensionale con un personaggio cinematografico, soprattutto se quel personaggio è la versione da commedia romantica dell’aiutante magico delle fiabe e ha l’unico scopo di aiutare il protagonista a crescere e trovare il suo posto nel mondo. Ve lo scrivo in grassetto così il concetto ha più presa: nella vita reale nessuna donna vive in funzione del proprio uomo (o almeno, nessuna dovrebbe farlo). Ramona Flowers è letteralmente la ragazza che permette a Scott Pilgrim di – prendendo in prestito un termine videoludico – livellare attraverso la sconfitta dei suoi sette malvagi ex. Questo ha fatto sì che nella vita vera alcune ragazze siano diventate – per il semplice fatto di indossare calze a rete con gli anfibi, o di avere i capelli color pastello – simbolo di una donna diversa da tutte le altre o, per dirlo con le parole dell’autrice di Gone Girl, delle cool girl.
La cool girl (nella traduzione strafica, un termine con cui non concordo, per la connotazione prettamente estetica che questa parola ha in italiano) è, ancora una volta, la proiezione di donna perfetta che un uomo ha della sua potenziale partner, di base è una a cui piace qualsiasi cazzo di cosa piaccia a lui.
Sempre nelle parole di Amy Elliott Dunne, dal romanzo della Flynn: cool girl vuol dire che sei gnocca, vivace, divertente; una che adora il football, il poker, le barzellette sporche e i rutti, gioca ai videogiochi, beve birra da due soldi, non disdegna orge e sesso anale, anzi, e trangugia hamburger e hot dog neanche fosse la madrina della più affollata gang bang gastronomica del mondo… riuscendo comunque a rimanere una taglia 38, perché le cool girl sono soprattutto gnocche. Gnocche e comprensive. Le cool girl non si arrabbiano mai; si limitano a sorridere, rammaricate e amorevoli, e lasciano fare al loro uomo quello che vuole.
La cool girl è la Manic Pixie Dream Girl, la donna dei sogni di un uomo che non ha intenzione di impegnarsi nella relazione, ma così come una frangetta non è una personalità, anche la cool girl non è altro che un’infinita letizia della mente candida, un’astrazione. Un inganno insomma, a cui anche le donne concorrono, alimentando un’immagine distorta di sé per quel desiderio universale di piacere al prossimo.
Gli uomini sono davvero convinti che questa tizia esista, forse ingannati dalle troppe donne disposte a fingere di essere così. A lungo ho trovato offensiva l’idea della cool girl: vedevo i maschi – amici, colleghi, estranei – andare in bambola davanti a queste orrende falsarie, e allora mi veniva voglia di metterli a sedere e poi dirgli, con calma: Ehi, ascolta, tu non frequenti una donna, tu frequenti una donna che ha visto troppi film scritti da uomini inetti ai rapporti umani, a cui piacerebbe credere che una così esista e possa un giorno addirittura baciarli.
Il desiderio di essere come tutte
Le leggi di mercato ci insegnano che laddove si genera una domanda, verrà creata un’offerta. Tuttavia, nelle pieghe delle relazioni tra immaturi giovani uomini e donne su cui viene proiettato il desiderio di un rapporto di coppia che vada bene per inerzia, si nasconde un fenomeno ben più dannoso. La misoginia performativa per l’approvazione maschile – anche detta non sono come le altre ragazze – è un tipo di comportamento purtroppo largamente diffuso che tende a dividere, anziché unire, il genere femminile.
Dire non sono come le altre ragazze implica molto spesso un velato senso di superiorità rispetto a quelle altre, tutte uguali, normali, non speciali. Sentirsi dire da un uomo non sei come le altre ragazze genera orgoglio, e tanti saluti alla sorellanza. La Manic Pixie Dream Girl viene sempre dipinta come una ragazza diversa da tutte le altre ma, appunto, la MPDG è un costrutto maschile, che esiste solo in funzione dell’eroe. Le donne, invece – lasciatemi essere lapalissiana – sono esseri umani tridimensionali, con una loro intensa vita emotiva, desideri, sogni, obiettivi e preferenze, proprio come gli uomini!
Gli uomini amano dirmi che sono cool, dice la protagonista di Parlarne tra amici, romanzo d’esordio dell’irlandese Sally Rooney, solo che vogliono che faccia finta di non essermelo mai sentito dire prima. Non vorrei sembrarvi troppo radicale, ma gli uomini che usano il non sei come le altre ragazze come un complimento, così come le ragazze che si fregiano di tale titolo, sono dannosi per la società. Essere speciale non è un trope da commedia romantica; il colore dei capelli, gli abiti, le stravaganze di una persona non la rendono speciale e sarebbe sempre meglio concentrarsi su ciò che ci accomuna come esseri umani piuttosto che sulle peculiarità che ci rendono diversi. Il migliorismo, quella tendenza a cercare di spiccare sempre sulle altre donne, altro non è che una corsa mascherata verso l’approvazione maschile, come se, anche nella vita reale, fossero loro i protagonisti della storia che ci vede come cosette carine che non disturbano.
Se da una parte la ragazza che cerca di non essere come le altre ragazze concentra le sue forze in questo tentativo, rischiando di perdere sé stessa, dall’altra gli uomini che continuano a relazionarsi con le donne avendo in mente l’immagine della Manic Pixie Dream Girl come Sacro Graal dell’amore rifuggono la stabilità emotiva in favore della coolness, o della stravaganza, o della storia degna di essere raccontata al cinema, come se la normalità, l’ordinarietà, una vita tranquilla – direbbe Tricarico – non fossero compatibili con una relazione piena e soddisfacente. Ma la vita – come invece dicevano gli Articolo 31 – non è un film. Le relazioni non sempre seguono la regola dei tre atti e non necessariamente è necessario diventare personaggi per essere protagonisti della propria storia. Lasciate in pace le Manic Pixie Dream Girl, insomma, fatevi una vita.