Attrice, produttrice e icona: Margot Robbie e la sua conquista dell’industria dello spettacolo
Margot Robbie, classe 1990, appare come una dea scesa in terra. Bellissima, longilinea, di un’armonia quasi inafferrabile che le permette di essere insieme frizzante e sensualissima, di una bellezza acqua e sapone, ma che non nasconde tutta la potenzialità di quello che, ad oggi, può ancora rappresentare lo statuto di sex symbol.
Non a caso è proprio così che ricordiamo l’interprete se andiamo lavorando di memoria, scavando nei primi ricordi che abbiamo di lei e palesandocela davanti agli occhi erotica e di una carica sessuale potentissima nel cult di Martin Scorsese The Wolf of Wall Street.
È proprio la pellicola del maestro statunitense a portare Margot Robbie alla notorietà, a destare attenzione da parte di critica e pubblico per quella giovane interprete che, a soli ventitré anni, riuscì a non farsi fagocitare dall’enormità di un compagno di scena come Leonardo DiCaprio.
Non facendosi condizionare dal valore reverenziale della regia di Scorsese e affermandosi come uno dei punti di forza nella schiera di personaggi di The Wolf of Wall Street, per l’attrice il 2013 è il vero trampolino di lancio per una carriera cominciata tra soap opera e serie televisive locali, poco più di vent’anni e la possibilità di affermarsi nell’olimpo della nuova generazione di star hollywoodiane.
L’affermazione di Margot Robbie
Ma l’impressionante ascesa di Margot Robbie colpisce per l’intraprendenza che un’attrice tanto convinta e sostenuta dalle proprie capacità attoriali ha saputo e continua tutt’ora a dimostrare.
Proseguendo nel 2015 con un film ad alto budget, ma pur sempre relegato al mero entertainment aperto a tutti quanti come Focus – Niente è come sembra, è nella variegata scelta di temi e personaggi che la Robbie trova la propria dimensione di attrice mai statica sulla propria figura, che non affida alla propria bellezza innata il ruolo di navigatore per le proprie scelte professionali, ma addentrandosi sempre talmente in profondità nel cinema da esplorarlo in ogni sua variante.
È da qui che diventa notevole ammirare la contrapposizione che va formando la carriera della Robbie, quel saper bilanciare e controbilanciare pellicole che le permettano di proseguire sulla strada della notorietà artistica e, al contempo, aprirsi ai racconti ben più popolari.
Un’accelerazione sulla spinta della notorietà che la porta nel solo 2015, due anni dopo il lavoro con Scorsese, ad affermarsi già come icona di un certo cinema e un certo stile, prestandosi alla macchina da presa di Adam McKay, e rivestendo il ruolo di se stessa nel cameo di quel pezzo di storia americana contemporanea e incontrollabile che è il fulcro de La grande scommessa.
Tra Disney, DC e quel personaggio iconico
E, dal 2016 in poi, è sempre più esorbitante la mole di cambiamento e solerzia che la giovane attrice hollywoodiana continua a rincorrere e rivestire, ancora adottando le più disparate metamorfosi produttive, sapendosi affermare in ogni ambito che l’industria dello spettacolo esige e richiede.
Il 2016 è, infatti, l’anno di una piccola commedia come Whisky Tango Foxtrot, ma insieme di due colossi come la Disney e la DC Comics, in due film che non fecero successo in quanto a pubblico e botteghino, ma con un personaggio che, da quel momento, ha segnato la carriera dell’attrice australiana.
Passando sopra il dimenticabile The Legend of Tarzan, è con la cattiva eroina Harley Quinn in Suicide Squad che la star va affermandosi come nuova stella di un cinema supereroistico, che esce ammaccato e pieno di ferite dalla battaglia con la critica, gli spettatori e il box office, ma di cui il personaggio della Robbie ne rimane più che illeso.
Tanto da confermarsi degno di un film stand-alone che arriverà quattro anni dopo nelle sale – il 6 febbraio qui in Italia – e che con Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn sancisce la qualità di un’interprete e della sua presa su di un bacino di affezionati, indipendentemente dalle doti o meno del film.
Da intrattenimento a Oscar
Ma, prima di arrivare alla pellicola da solista della psicopatica Harley Quinn, è l’osservarne l’alternanza di progetti e opere più o meno d’autore che lascia esterrefatti per la delineazione di un’attrice che affronta il proprio percorso cinematografico con eccellenza.
Perché, continuando sulla strada favolistica con Vi presento Christopher Robin e addentrandosi in tentativi indipendenti e concettuali come Terminal, è nei tentativi da Oscar che la Robbie mostra un’attitudine invidiabile, evidenziando le proprie capacità anche attraverso trasformazioni fisiche e storiche, conquistando la sua prima nomination per la statuetta con I, Tonya di Craig Gillespie e rendendosi sconfitta, deturpata e vulnerabile con Maria regina di Scozia.
Doppietta che Margot Robbie persegue nel 2019, facendosi musa di un’altra colonna del cinema tutto quale Quentin Tarantino e dando nuova essenza alla figura di Sharon Tate nell’acclamato rifacimento dell’inizio degli anni Settanta C’era una volta…a Hollywood.
L’attrice, diventando più aurea che corpo dell’attrice scomparsa, sfiorandone il ricordo che l’autore statunitense aveva della donna più che darle una corporeità vera e propria, amplifica il mito del cinema dell’epoca e ne racchiude il senso ultimo nella scena più significativa del film, in quel rispecchiamento che la Tate attua nel rivedersi riflessa sul grande schermo.
Una dolcezza che va mancando in Bombshell – secondo film del 2019 con cui, nell’award season, la Robbie va acquistando la seconda candidatura agli Oscar -, nel personaggio di fantasia nel racconto degli eventi reali dell’emittente televisiva Fox News, dove la meraviglia lascia spazio alla tragicità concreta degli scandali sessuali e di un ambiente tossico come quello dello show e dello spettacolo.
Margot Robbie come nuova leva della sua generazione
Così, a trent’anni non ancora compiuti, Margot Robbie non può che affermarsi come una degli astri più luminosi che sovrastano il panorama di un’industria che ha trovato, nell’attrice, una nuova leva su cui puntare, e che già per suo conto si è appropriata della possibilità di delineare a proprio piacimento la sua carriera.
Un’interprete che si fa produttrice e che non ha paura di rischiare in progetti più o meno grandi e/o sconosciuti, che con la sua LuckyChap è proiettata già verso la co-produzione del prossimo film su Barbie, scritto e diretto dalla coppia Greta Gerwing-Noah Baumbach.
Ennesima trasformazione per l’attrice che sarà protagonista del film, nonché conferma del suo potersi addentrare nelle storie e nei personaggi più disparati, rivestendo sempre più una posizione di rilievo nel mondo dello show business e rivelandosi tra le vere potenze della sua generazione.