Una rivoluzione videoludica coi baffi
Diciamocelo onestamente: di retrospettive su Mario ne potete trovare quante ve ne pare. Siamo nel 2017 e l’idraulico (ormai ex) di casa Nintendo continua ad essere l’icona cardine del mondo videoludico, con buona pace di tanti eroi passati e presenti. Nessuno come lui, anche per una questione di età: sono oltre 35 anni che le sue avventure imperversano facendo sognare intere generazioni e, con l’arrivo di Super Mario Odyssey, siamo ansiosi di scoprire ciò che ci attende.
Tutto questo preambolo per dirvi che noi di Stay Nerd abbiamo deciso di fare qualcosa di più originale rispetto alla classica cronistoria, ovvero osservare i titoli più importanti di Mario e mostrarvi le principali intuizioni di Shigeru Miyamoto e soci che hanno permesso non solo di creare un’icona leggendaria, ma anche di rivoluzionare il mondo dei videogiochi mettendoci nelle mani dei classici senza tempo. Cominciamo!
Super Mario Bros.
Nonostante il suo anno ufficiale di nascita sia il 1981, ci è voluto un po’ di tempo prima che Mario avesse un gioco come protagonista assoluto. Agli albori della sua carriera era infatti meglio noto come Jumpman, omino misterioso che doveva salvare una povera ragazza rapita da uno scimmione gigante, quel Donkey Kong che avrebbe poi avuto il suo momento di gloria solo nel 1994 grazie a RARE. Ad ogni modo, nell’ottica del suo creatore Super Mario Bros. Sarebbe dovuto essere un canto del cigno per il NES, in attesa dell’imminente Famicom Disk System, nonché una dimostrazione della padronanza di sviluppo sulla macchina da parte della sua creatrice. Il risultato finale, tuttavia, fu decisamente superiore: oltre 40 milioni di copie del gioco furono vendute in tutto il mondo, un successo talmente grande da scongiurare la grande crisi videoludica del 1983 che aveva portato colossi come Atari al fallimento, facendo sbarcare il videogioco in una nuova e florida era.
Ma cosa c’è dietro a questo successo? Semplicemente tutto: il level design del gioco, ad esempio, offriva ai giocatori una sfida impegnativa ma graduale, al punto che il primissimo livello del gioco è stato oggetto di studio per via della sua capacità di introdurre le varie meccaniche del titolo in maniera leggera. Vi era poi un sistema di controllo solido e preciso al pixel, tale da permettere di controllare perfettamente la corsa del personaggio ed il salto, sistema che tuttora rende il titolo giocabile a distanza di oltre 30 anni. Infine, la componente musicale rivoluzionaria: Koji Kondo, sound designer storico della Nintendo, riuscì infatti a tramutare le classiche musiche di gioco in una vera e propria colonna sonora, dettaglio scontato al giorno d’oggi ma che all’epoca era completamente ignorato da chiunque. L’intuizione di adeguare la colonna sonora al ritmo di gioco fu infatti una scelta azzeccata e ancora oggi il tema di Super Mario Bros. È uno dei pezzi più importanti della storia del videogioco.
Super Mario Bros. 3
Se il primo capitolo della serie rivoluzionò il mondo dei side scrollers, Super Mario Bros. 3 rivoluzionò se stesso. Uscito nel 1988 (in Europa toccò attendere fino al 1991), il terzo capitolo delle avventure di Mario introdusse una quantità enorme di novità sotto tutti i punti di vista. Innanzitutto il gioco era estremamente più lungo e complesso per via dell’introduzione della world map, un’enorme area di gioco al cui interno si districavano numerose vie d’accesso ai vari livelli, con tanto di strade segrete che lasciano al giocatore piena libertà nella scelta dei “quadri” da giocare, ampliando inoltre la rigiocabilità generale. Allo stesso modo anche le abilità di Mario furono ampliate, rendendo possibile ad esempio arrampicarsi, ma soprattutto furono introdotti una pletora di power up che estendevano le possibilità del personaggio oltre ogni limite. Pensiamo ad esempio all’abito Tanooki, che permetteva a Mario di volare, ma anche alla Super Foglia che trasformava il personaggio in una statua di pietra capace anche di uccidere i nemici, se si attivava l’abilità in aria. Il tutto era poi coadiuvato da tutta una nuova serie di minions di Bowser, a parte dagli storici Categnacci, mantenendo però intatto il perfetto gameplay della serie e una colonna sonora che vedeva numerosi temi musicali in più nella sua tracklist.
Il gioco fu capace di disintegrare il record di vendite stabilito dal primo capitolo, grazie anche ad un marketing innovativo il cui fulcro fu il celeberrimo The Wizard, film noto in Italia come Il piccolo grande mago dei videogames e che si rivelò una perfetta vetrina per numerosi prodotti della Nintendo, a partire dal terzo capitolo della serie di Mario fino a prodotti tanto fighi quanto discutibili come il Power Glove.
Super Mario World
Con l’avvento del Super Nintendo, Mario si ritrova per la prima volta in un ambiente di sviluppo più potente del passato e Super Mario World rappresenta uno dei picchi più alti della sua storia, nonostante sia al tempo stesso un gioco di lancio della console. Miyamoto in seguito affermò che, secondo lui, lo sviluppo del gioco fu troppo frettoloso verso le fasi finali e che il gioco era, a suo dire, incompleto. Dichiarazioni simili tuttavia fanno sorridere se si pensa al fatto che Super Mario World viene riconosciuto come uno dei migliori giochi di tutti i tempi nonché il gioco più venduto su Super Nintendo. Il suo successo è in larga parte dovuto al suo comparto grafico incredibile, realizzato per sfruttare al massimo l’hardware a disposizione che lasciò al team EAD ampi margini di lavoro per confezionare un gioco dalla veste grafica impressionante. Oltre a ciò, la potenza dell’hardware permise a Miyamoto di introdurre nel gioco un dinosauro che avrebbe dovuto aiutare Mario nelle sue avventure già tempo addietro ma che non fu possibile per le basse capacità computazionali del NES: ecco dunque Yoshi, elemento di gioco che amplia le meccaniche grazie alla capacità di ingerire i nemici e, nel caso dei gusci dei Koopa, sparare palle di fuoco e persino volare, oltre alla possibilità di saltare sui nemici dotati di spine.
Sempre a proposito di volare, il nuovo power up Piuma dona a Mario un mantello che gli permette di fare salti altissimi e di volteggiare per i livelli, oltre ad un attacco speciale che fa “esplodere” i nemici. La world map inoltre si infarcisce di segreti, rendendo l’esplorazione compulsiva dei livelli quanto mai obbligatoria, se non altro anche per godersi le numerose intuizioni di design tra piattaforme roteanti, case stregate e tante altre idee che hanno reso questo titolo una gemma assoluta e tuttora un mirabile esempio di arte digitale.
Super Mario 64
Se bazzicate il mondo videoludico da qualche lustro, potreste ricordare numerosi titoli storici nel panorama 2D che sono impietosamente caduti nel tentativo di ringiovanirsi nelle tre dimensioni. Tante serie hanno risentito enormemente del cambio generazione come ad esempio Castlevania e Mortal Kombat, ma il buon Mario, invece, approda su Nintendo 64 con un titolo che si rivelerà il game-changer della generazione. Super Mario 64 cambia in modo definitivo le regole del platform offrendo un controllo del personaggio perfetto, grazie all’utilizzo dell’analogico introdotto per la prima volta su un pad di gioco, nonché una telecamera che seguiva in modo quasi perfetto il giocatore e che poteva essere gestita anche in modo indipendente, nonostante l’uso dei tasti C fosse più scomodo rispetto all’attuale sistema di gioco a due stick. Ma non solo: quella che una volta era una world map si trasforma in un hub di gioco nella forma del Castello di Peach, offrendo una libertà d’azione fuori parametro per l’epoca grazie anche a livelli non più basati solo sull’arrivare da A a B, bensì piccoli mondi da esplorare con diverse sfide e obiettivi da completare per ottenere le celebri stelle, necessarie per sbloccare nuove aree del castello e, dunque, nuovi livelli. Ovviamente anche l’impatto grafico e sonoro fu incredibile: i vari mondi offrivano palette di colori brillanti e la fluidità generale permetteva di giocare in modo semplicemente perfetto, mentre il buon Koji Kondo realizza una soundtrack che pesca dai ricordi del passato ma, al tempo stesso, realizza una vasta gamma di riarrangiamenti e musiche inedite incastonando l’ennesima pietra miliare di Mario. A proposito di sonoro, inoltre, Mario ha finalmente una voce: è quella di Charles Martinet, attore e doppiatore americano che da Super Mario 64 diventerà la voce ufficiale dell’idraulico baffuto ma anche di numerosi personaggi Nintendo, rafforzando ulteriormente la forza del personaggio.
Super Mario Galaxy
Verso la fine del 2006 Nintendo rilascia la Wii, console apparentemente innocua ma che si rivelerà una fonte di guadagni enorme per la casa giapponese, capace di vendere oltre 100 milioni di unità nel suo ciclo vitale peraltro molto lungo. I meriti sono quelli di aver creato una piattaforma accessibile, ma anche di un certo Super Mario Galaxy che pubblico e critica hanno riconosciuto come erede spirituale della saga platform di Mario.
Galaxy di fatto espande il mondo di Mario fino ai confini dello spazio e, di conseguenza, il team di sviluppo ha deciso di lavorare sulla forza di gravità per dare al gameplay qualcosa di nuovo e inaspettato. Ogni pianeta/livello che visiteremo, infatti, avrà la sua forza gravitazionale, cosa che cambierà radicalmente il modo di giocare di volta in volta, oltre a rendere i livelli più vari, tra mondi non dissimili da quanto visto in passato e eventuali livelli scomposti in più planetoidi da ripulire, il che ha anche aiutato la costruzione di una curva della difficoltà perfetta. Altro grande merito è poi il comparto tecnico che, pur basandosi su un hardware tutt’altro che avanzato, mette in scena un titolo visivamente incredibile e colorato, quasi un controsenso visto il setting spaziale, dotato di una fluidità che non perde un frame ed un sistema di controllo che non abusa delle velleità del Wiimote ma lo sfrutta il giusto.
Altra sorpresa è la colonna sonora che, dopo anni, vede soltanto la supervisione di Koji Kondo con il grosso del lavoro affidato a Mahito Yokota, il quale sviluppa una soundtrack a metà tra pezzi puramente orchestrali e immaginario pop che conquistò praticamente chiunque.
Galaxy fu l’ennesimo successo ed anche il suo seguito, che introdusse nuove meccaniche di gioco grazie a Yoshi, ha permesso a questi due capitoli Wii di diventare dei “must play” per ogni appassionato, capaci a distanza di 10 anni di lasciarsi giocare senza alcun problema.
BONUS #1: Super Mario Sunshine
Uscito su Gamecube nel 2002, Super Mario Sunshine è un titolo che tuttora divide gli appassionati. Per alcuni il gioco fu un seguito più che dignitoso di Super Mario 64, grazie ad un gameplay che espandeva il concetto di mondo di gioco non lineare ed un comparto tecnico che come sempre sfruttava al massimo la potenza della console. Per altri, l’introduzione dello Splac 3000 non fu ritenuta un’idea valida e le innovazioni erano talmente poche al punto da essere considerato il “peggior” Mario disponibile, con un virgolettato obbligatorio visto che comunque parliamo di un titolo sempre tarato su alti livelli, colpevole però di uscire dopo un gioco che aveva cambiato il mondo dei platform.
A nostro avviso Sunshine fu un gioco più che buono, capace comunque di divertire nonostante idee non sempre esaltanti, ma mostrando la solita cura certosina che ogni titolo meriterebbe, oltre ad avere ad oggi l’acqua più bella che si sia mai vista in un gioco ed ad una gestione realistica dei liquidi superata forse solo da Splatoon 2. Come capita in questi casi, vi consigliamo caldamente di provare a recuperare questo gioco, anche solo per curiosità personale, giacché resta un capitolo semplicemente imperfetto ma ben lungi dall’essere brutto.
BONUS #2: Super Mario Maker
Buona parte della popolarità dei Mario bidimensionali è legata anche ad un mondo a volte ignorato, quello dei modder: sono infatti moltissimi i rifacimenti dei grandi classici di Mario volti a mettere a durissima prova le abilità dei giocatori, con livelli che propongono un livello di sfida spesso fuori parametro. Super Mario Maker, in tal senso, rappresenta una svolta epocale: parliamo infatti di un vero e proprio tool studiato per creare qualunque livello di Super Mario ci passi nella testa, coadiuvato da un editor che si avvale delle capacità di Wii U per essere il più semplice ed intuitivo possibile e permettendo la condivisione online di ogni creazione. Il gioco offre poi la possibilità di scegliere tra quattro vesti grafiche dal primo Super Mario Bros. a New Super Mario Bros. che, oltre a condizionare l’aspetto visivo, condizionano anche le mosse eseguibili in partita, ad esempio con l’assenza dello spin introdotto solo in Super Mario World e dunque assente nei capitoli precedenti.
Un altro pregio del titolo è il suo essere perfettamente accomodante per ogni giocatore, permettendo di giocare su una gamma pressoché infinita di livelli adatti sia per chi non è pratico di platform sia per coloro che vivono la vita un salto di precisione alla volta.
Super Mario Maker è il titolo perfetto per gli amanti del platform bidimensionale, capace di intrattenervi per un ammontare di ore incalcolabile e con livelli che sapranno sicuramente lasciarvi a bocca aperta.