La svolta targata C.B. Cebulski

Quante volte lo avete fatto, in questi anni, di (ri)avvicinarvi al Multiverso Marvel dopo un lungo periodo di sobrietà, come un qualsiasi alcolista anonimo, attirati dall’ennesima ripartenza nella speranza di ritrovare la stessa magia che vi ha trasformati da semplici lettori in veri credenti? La risposta è: 7. 7 sono stati i rilanci o presunti tali in poco più di un lustro. Era infatti il 2012 quando partì il primo:  Marvel Now!, che fu seguito dall’All-New Marvel NOW! (2013) e dall’ Avengers NOW! (2014). Poi giunse la delusione più cocente di tutte, l’evento che dopo le devastanti Secret Wars di Jonathan Hickman doveva davvero riedificare le fondamenta della Marvel: l’All New-All Different Marvel (2015). Un altro mezzo flop a cui è stato necessario ritrattare con Marvel NOW! 2.0 (2016) e il successivo Legacy (2017). E ora, ancora una volta, si cambia. C.B. Cebulski ha preso le redini in qualità di neo Editor-in-Chief e ha annunciato che sotto la sua gestione ci sarà un sereno ritorno alle origini per i personaggi della Casa delle Idee. Il punto d’inizio di questo ambizioso programma è il cosiddetto “Fresh Start“, l’ultimo di una grande serie di rilanci che da qualche mese è arrivato anche in Italia. Dopo avervi esposto il nostro parere sulla nuova serie degli Avengers di Jason Aaron e Ed McGuiness (che trovate qui), è giunto il momento di tirare le somme sui numeri 1 delle altre testate, uno per uno (ovviamente senza spoiler).

Fantastici Quattro #1 – Un segnale nel cielo

Il più atteso dei ritorni

Cebulski l’aveva detto quasi subito che, appena insediatosi, avrebbe riportato la superfamiglia più famosa dei comics al centro della scena. E dunque eccolo, a ben tre anni di distanza dall’ultima apparizione, il ritorno del gruppo creato da Stan Lee e Jack Kirby. A guidare questa ribalta troviamo Dan Slott, appena uscito da una decennale gestione di Spider-Man e recentemente sbarcato su Iron Man (di cui parleremo più avanti), insieme a una delle star marveliane con passaporto italiano: Sara Pichelli. C’era un certo scetticismo intorno alla figura di Slott per questo rilancio e invece, almeno per quanto riguarda questa prima uscita, bisogna dare merito all’autore di essersi avvicinato ai Quattro con un grande rispetto e un’ottima conoscenza “filologica” del loro mito. Nonostante non accada niente di memorabile, nell’arco di poche pagine riesce a strutturare una trama godibilissima riprendendo i fili di quello che è successo nella vita personale di Ben Grimm e di Johnny Storm, seminando in giro citazioni azzeccate e vintage (menzionando perfino l’esordio del 1961). La serie sembra promettente, anche se è presto per dare un giudizio più ampio. Cosa che invece possiamo benissimo fare per Sara Pichelli, ormai un’istituzione e un punto di riferimento per l’intera comunità di artisti italiani a libro paga della Marvel.

Voto: 4 (su 4)

Amazing Spider-Man #1 – Ritorno alle origini

L’amichevole Ragno-inquilino di quartiere!

Dopo l’era di Dan Slott, adesso il compito di scrivere le peripezie del nostro Peter Parker preferito spetta al prodigioso Nick Spencer. Dopo aver diretto il mega evento Secret Empire e orchestrato le vicende di Sam Wilson e Steve Rogers, Spencer torna all’inizio della sua carriera. Infatti, si era fatto notare in Marvel realizzando una fantastica serie intitolata I Superiori nemici di Spider-Man, raccolta poi in un volume diventato un cult assoluto tra i lettori. Ad aiutarlo troviamo Ryan Ottley, diventato celebre con Invincible di Robert Kirkman. Una coppia navigata che si è presa la briga di rinfrescare Spidey per riscoprirne lo spirito originario senza dimenticare i suoi innumerevoli trascorsi. Missione che sembra riuscita già fin dal primo albo. Anche se la trama non è ancora decollata, si intravede l’ottimo lavoro di Spencer che sfrutta il meglio del suo repertorio offrendo dialoghi spassosi, scene divertenti e movimentate che rivalutano l’aspetto più scanzonato di Parker. Inoltre, è straordinario come lo sceneggiatore riesca a giocare con i comprimari del Ragno incastrandoli in situazioni inedite (uno su tutti: Fred Myers, alias Boomerang). Il risultato è un mix che incarna davvero quell’esigenza di tornare alle origini conservando i frutti del recente passato.

Voto: Coinquilini e altri disastri

Thor #1 – La rinascita del Dio del Tuono

Nuovo Thor, vecchio Thor

Passiamo ora a qualcosa di completamente diverso. Quando parliamo di Thor, dobbiamo ricordarci che il Figlio di Odino è stabilmente nelle mani di Jason Aaron dal 2012. Ormai, questa non è più una run: è un’epopea. Tuttavia, il Fresh Start è anche una ripartenza, per l’eroe di Asgard. Infatti, dopo aver ceduto temporaneamente il suo ruolo a Jane Foster, Odinson si è riappropriato della veste di Dio del Tuono e di Protettore dei Reami. Nonostante Mjolnir sia andato distrutto nel Sole, ora possiede un intero arsenale di martelli che, per quanto meno potenti, gli consentono comunque di fare il suo lavoro. Ma non c’è tempo per piangere sul latte versato: la Guerra dei Regni incombe e Thor deve prepararsi al conflitto, anche senza la sua celebre arma. È da questo presupposto, breve e intrigante, da cui Aaron sceglie di ripartire. E lo fa alla grande: attraverso poche pagine, realizza un albo capolavoro dal punto di vista della sceneggiatura, che consente sia al lettore neofita sia a quello più esperto di godersi tranquillamente la lettura. Inoltre, è straordinario come riesca con naturale semplicità a riprendere tutti i fili della sua saga “mitica” in vista dei nuovi sviluppi. La nota dolente dell’albo è invece suonata da Mike Del Mundo, che qui dà vita ad una prova ottima per quanto riguarda il ritmo e la costruzione delle tavole, ma non si può dire lo stesso sui colori, che creano delle atmosfere quasi fiabesche che male si uniformano all’epicità del personaggio.

Voto: Datemi un martello

Capitan America #1 – Inverno in America

Ritrovare se stessi

Steve Rogers è stato uno dei personaggi, dalle parti della Marvel, che negli ultimi tempi ha subito più stravolgimenti. Prima ha perso il siero del supersoldato acquisendo all’improvviso la sua reale età da ottuagenario, ha passato lo scudo a Falcon nominandolo suo erede e poi, ciliegina sulla torta, ha sottomesso gli Stati Uniti in qualità di Leader Supremo dell’Hydra. Ma ora è tempo di tornare alle origini. Ed ecco, non a caso, che alle redini della testa troviamo Ta-Nehisi Coates, l’uomo giusto al momento giusto. L’autore, da sempre un’icona dei movimenti civili, ha realizzato un memorabile ciclo di Black Panther che ha accompagnato il successo del Re del Wakanda al botteghino. Chi dunque più di Coates poteva rivalutare l’aspetto politico di Capitan America, il suo essere un simbolo di speranza, libertà e dei più sani valori americani di questi tempi perennemente in crisi? Nessuno. Infatti, lo conferma fin da questo primo numero. In uno spazio limitato, lo sceneggiatore offre un assaggio amaro e preciso dei temi principali della saga: uno Steve sfiduciato, come non lo si vedeva dai tempi di Nomad e Civil War, che ha perso il sostegno degli americani, e un paese allo sbando, pronto a lasciarsi andare a suggestione estremiste e xenofobe. Un disarmante ritratto dei tempi moderni, illustrato da un Leinil Francis Yu in forma smagliante.

Voto: Oh Capitano, mio Capitano

Deadpool #1 – Di nuovo in affari

Il solito Deadpool

Tempo di ritorno alle origini anche per il vecchio Wade Wilson. Deapool, in un decennio scarso, si è trasformato da (anti) eroe di nicchia a star cinematografica, col risultato che le aspettative nei suoi confronti sono aumentate. Aspettative a cui Gerry Duggan, dall’alto della sua gestione durata ben 125 numeri,  ha saputo rispondere cambiando spesso le carte in tavola, non adagiandosi mai sulla citazioncina ma sperimentando e innovando. Ragion per cui il compito che aspetta Skottie Young è davvero improbo e avrà bisogno di molto tempo per dare corpo ai suoi progetti. Ed è probabilmente anche il motivo per cui questo primo numero non ci offre nessuno spunto nuovo. Fatta eccezione per l’ottima prova del disegnatore, Nic Klein, Young confeziona una storia semplice che esce veramente poco dal seminato, fatta eccezione per qualche strizzatina d’occhio ai film con Ryan Reynolds. Ma bisognerà fare di più, per sperare di far dimenticare ai fan l’era di Duggan.

Voto: Testata mutante negasonica

L’Immortale Hulk #1 – E se lui fosse entrambe?

L’orrore si tinge di verde

Dopo gli eventi di Avengers: No Surrender, Bruce Banner fa il suo ritorno nel mondo dei vivi, nonostante tutti (o quasi) siano all’oscuro della sua esistenza. E così Bruce vaga per le strade dell’America, portando dentro di sé Hulk, un’ombra che appare e scompare nella notte, senza lasciare tracce se non quelle delle sue vittime. Con queste premesse, Al Ewing ci trascina in un mondo fatto di orrori quotidiani, all’interno di quelle vicende che sentiamo soltanto al telegiornale pensando che a noi non potranno mai accadere. Il gioco fatto su questo Fresh Start è molto semplice: richiamare le atmosfere del passato e inserirle dentro un contesto a metà tra un horror psicologico ed un thriller. A supportate le atmosfere cupe ci sono gli ottimi disegni di Joe Bennet, che non è estraneo al fumetto dell’orrore. Il ritmo è serrato, ogni vignetta è stretta, claustrofobica, ed è pieno di primi piani in cui gli sguardi e le movenze parlano più dei balloon stessi, e le uniche due doppie splash page che troviamo sono davvero inquietanti. La ripartenza del Golia Verde è magnifica sotto ogni suo aspetto, e si spera il livello rimanga tale nei numeri successivi. Inoltre, questo numero uno funziona benissimo anche come albo autoconclusivo. 

Voto: Un pugno di Hulk nello stomaco

Doctor Strange #1 – Stregone Supremo della Galassia

Due dottori

Quello del Doctor Strange non è un ritorno alle origini, eppure leggendolo si ha la sensazione del contrario. Per chi ha seguito dal rilancio del 2016, il primo impatto con questo numero saprà di già letto: improvvisamente la magia svanisce e il Dottore si ritrova senza poteri. E chi chiama un dottore quando ha bisogno di un dottore? La risposta ce la da Mark Waid, che in passato ha già operato nel campo della magia e da tempo desiderava tornare a lavorare su Stephen Strange, accompagnandoci in quello che è l’incipit di un’odissea spaziale in cui Stefanuccio andrà alla ricerca degli Stregoni Supremi di altri pianeti. L’idea di base è molto forte: ampliare il contesto della magia, che finora era legata alla Terra e alle dimensioni alternative. Ma Waid procede con calma, limitandosi per ora ad introdurre il personaggio e intrattenere i fan con citazioni e rimandi al passato. Quella di Doctor Strange è un’opera con un triplice dualismo. Il tratto realistico di Jesùs Saiz ci accompagna nella discesa nello sconforto di Stephen Strange, cambiando con grande abilità l’atmosfera tra il prima e il dopo la perdita della magia. Mark Waid ci regala due dottori in un unico volume, il potente mago e il debole uomo, lo Stephen sbruffone e sicuro di sé e lo Stephen così disperato da chiedere aiuto alla persona più improbabile. Ed è così che ci viene introdotto il terzo dualismo, quello tra magia e tecnologia, con la guest star Tony Stark, con cui il Dottore avrà un forte e brillante dialogo. Nonostante il senso di déjà-vu, Doctor Strange si rivela essere davvero un ottimo punto di ripartenza per la serie.

Voto: Chiamate un altro dottore!

Venom #1 – Rex

Dio sta arrivando!

E direttamente dalle pagine del Doctor Strange precedenti al Fresh Start, ecco che arriva Donny Cates, pronto ad accompagnarci in un viaggio che esplorerà la mitologia legata agli alieni Klyntar. Se credete di sapere tutto sugli alieni parassiti, vi sbagliate. Basta domanda, che il Rex del titolo pone al nostro Eddie Brock sul suo partner, per sconvolgere ogni certezza: “Come si chiama?”.

Quello che ci troviamo davanti è un Venom diverso, il simbionte è irrequieto, ha paura, cerca conforto nella mente di un Eddie Brock sempre più fragile, costretto a prendere psicofarmaci pur di tenere lontano quella voce che lo perseguita. Inizia quindi un viaggio che ci porterà tra criminali vestiti da orso, simbionti malvagi e mostri colossali, per scoprire oscure verità finora mai narrate. Dopotutto ci si aspetta grandi cose da colui che ha affermato su Twitter che la sua serie di Venom sia addirittura meglio del Watchman di Alan Moore. E a sostenere questa sua affermazione c’è anche il disegnatore, Ryan Stegman, un maestro nella gestione delle tavole e del ritmo.

Voto: Tu non sai niente, Eddie Brock.

Tony Stark: Iron Man #1 – Self-Made Man

Noi siamo Iron Man

Con Dan Slott abbiamo aperto l’articolo e con Dan Slott e il suo Iron Man lo chiudiamo. Più che un Fresh Start, qui ci troviamo davanti ad una vera e propria rinascita. Infatti Tony Stark è tornato ad avere un corpo tutto nuovo, dopo aver salvato dei backup della sua memoria che “vivevano” all’interno di un ologramma. Come è rinato Tony, così rinasce anche il suo look e, come per ogni nuovo rilancio di Iron Man, anche il look dell’armatura. Ma non è solo questo ad essere cambiato in questo nuovo corso: il magnate pieno di sé non esiste più, ora è un uomo diverso, molto più aperto e disposto a lavorare in squadra, un cambiamento che lui stesso ammette dichiarando che Iron Man non è solo un’armatura, bensì un’idea condivisa. Questo numero però non si sofferma molto su questi aspetti, che servono giusto per aprire e chiudere la storia, e si concentra molto di più sull’azione in uno spettacolare scontro con il drago mistico Fin Fang Foom, accompagnato dai disegni di Valerio Schiti. L’albo è tutto all’interno della parola “Spettacolarità”, che alla fine risulta una grossa introduzione e nulla più, anche se riesce comunque nel suo intento di intrattenere il lettore.

Voto: “Qui è tutto favoloso. Ma tu fa finta di niente”.

E voi? Che ne pensate di questo Fresh Start? Fatecelo sapere nei commenti!

 

Di Elia Munao’ e Mattia Alfani