Marvel’s Spider-Man Miles Morales: non chiamatelo Peter Parker
Non è un segreto che personalmente ho apprezzato non poco quel Marvel’s Spider-Man che fece capolino sull’ormai vetusto hardaware di Playstation 4 circa due anni fa. Insomniac riuscì nell’impresa di dare incredibile dignità al tessiragnatele anche in ambito videoludico, con una struttura di gioco sicuramente derivativa, ma comunque estremamente curata e funzionale all’esperienza di gioco che definii in sede di recensione: “la migliore versione dell’amichevole Uomo Ragno di quartiere fuori dai comics“.
Vi invito proprio a recuperare tale articolo, non solo perché rimane indicativo a livello contenutistico sui valori produttivi di questo titolo, che viene oggi riproposto in una sgargiante versione PlayStation 5, i cui miglioramenti tecnici saranno approfonditi in calce a questa analisi, ma anche perché Marvel’s Spider-Man Miles Morales appoggia le sue fondamenta esattamente nello stesso identico gioco, proponendo una nuova esperienza che pur essendo totalmente indipendente, non possiamo definire propriamente sequel, ma piuttosto un’espansione stand alone.
Questo mi mette nella condizione di cercare di evitare di essere ripetitivo sui (molti) meriti e i (pochi) demeriti della formula Insomniac perché già ampiamente sviscerati nell’analisi di cui sopra, per concentrarmi sulle frecce nell’arco di questa specifica nuova iterazione del brand: Miles Morales. Naturalmente proprio l’eroe che dà nome al titolo è la principale novità. Miles, molto meno famoso rispetto a Peter Parker, per i non avvezzi alla cronistoria fumettistica del personaggio, è un amabile Spider-Man alle prime armi, insicuro, scapestrato, che seppur segue le orme del suo mentore nell’affrontare il crimine con ironia e sottile sagacia, è sicuramente più puro, genuino e per certi versi innocente. Miles è l’archetipo dell’eroe retto, candido e incorruttibile, ancora più rispetto a Peter.
E il suo mondo fatto di musica hip hop, ambizioni, scoperta del propria identità e del senso dell’iconico motto “da grande potere derivano grandi responsabilità” ci riporta a quella dimensione super giovanile dell’eroe che un po’ mancava nel precedente gioco, che faceva parte della genesi del personaggio nel suo alter ego originario, di cui Miles recupera l’eredità, e che paradossalmente ritroviamo in tutti gli ultimi prodotti dedicati all’Uomo Ragno, tra cui film dei Marvel Studio e Spider-Man Un nuovo Universo. Tutte fonti che il titolo di Insomniac recupera per citazioni o semplici ispirazioni stilistiche, senza però che queste vadano ad intaccare la chiara identità del nuovo “Insomniac-verse” che in qualche modo si vuole comunque distinguere dal resto. Insomma, è il fan service fatto bene.
La trama poi è sì più breve e contenuta ma ha comunque un sapore ben diverso rispetto a quella di Peter, è più intima, familiare, e per certi versi – proprio perché tutti i personaggi principali fanno parte della sfera affettiva di Miles – forse anche più sentita. Devo dire che seppur condita da cliché e momenti un po’ telefonati per chi conosce la materia, l’intreccio imbastito mi ha convinto. Pochi momenti “filler” e una vicenda molto concentrata e non fine a sé stessa, bensì fondamentale per definire un momento di crescita che probabilmente caratterizzerà il personaggio di Miles da qui in avanti. Senza contare che non mancano all’appello momenti di puro spettacolo e azione che non possono mancare in un gioco di Spider-Man, ottimamente inseriti nell’occasione di un paio di boss fight che ho trovato davvero adrenaliniche, ma anche momenti forti dal punto di vista emotivo. La scrittura insomma, non fa un singolo passo indietro rispetto a Marvel’s Spider-Man, complice anche l’accoppiata brillante di ottimi dialoghi e grande attenzione al doppiaggio (sì, anche in italiano).
New York poi, beh, è sempre New York, ma il mood natalizio, le nevicate e l’attenzione nello sviluppo della trama attorno al quartiere di Harlem, danno comunque una nota diversa della grande mela, più multietnica, calda e peculiare. Il resto, come detto non si discosta praticamente in nulla da quanto abbiamo già visto. Si tratta di un male? No, affatto. Deambulare tra i palazzi della città rimane ancora una delle cose più ipnotiche che si possano fare in un videogioco che ti obbliga a spostarti di continuo dal punto A al punto B della mappa, sia per quel che riguarda il gusto ludico dell’operazione che quello estetico, in questo caso addirittura potenziato dalle animazioni personali di Miles.
Le side quest sono come sempre interlocutorie ma in qualche caso anche più articolate che nel capitolo principale, e i collezionabili non sono un’attività così pesante da archiviare perché Insomniac rende sempre tutto ben visibile nella mappa e i viaggi a vuoto sono praticamente inesistenti. Questo, unito alla piacevolezza del volteggiare, e una veste grafica a livello di cura di particolari e di colori/luci sempre molto intrigante (che per di più su nuova generazione brilla ancora maggiormente come vi illustreremo più avanti) non fa che confermare quanto lo Spiderm-Man di Insomniac sia uno degli open-world che meglio sfrutta e sposa una struttura ormai vecchia di intendere il macrogenere.
Quello che rimane a margine dell’esperienza è il solito free-flow combat che alterna fasi stealth a combattimenti di mischia. Di nuovo, valgono tutti i discorsi fatti per il precedente capitolo. Il sistema è semplice, ma funziona. Pur trattandosi solo di un’espansione però Insomniac ha comunque provato a creare qualcosa di nuovo. Ecco quindi che Miles può contare non solo su gadget differenti rispetto a Peter, molto più “pittoreschi” se vogliamo e intriganti concettualmente, come le mine di prossimità o degli ologrammi che possono combatte i nemici al nostro fianco, ma anche sui suoi peculiari poteri di Uomo Ragno 2.0: invisibilità e bioelettricità, ribattezzata potere Venom.
Inizialmente mi sembrava che il gioco fosse più aggressivo rispetto all’avventura di Peter: nemici più forti, impegnativi, numerosi. Poi però ho capito che tutto è in funzione a queste due caratteristiche che in breve rendono Miles quasi troppo efficiente rispetto alle minacce che si troverà davanti. L’occultamento dà una invisibilità momentanea ma praticamente sempre efficace nel togliervi d’impiccio in qualsiasi situazione e tornare nell’ombra. I pugni Venom e tutte le varianti che orbitano attorno a questi, rendono i cazzotti di Miles non solo potentissimi ma anche stordenti. E in più si ricaricano con una notevole velocità.
Il mio consiglio infatti è: giocate a difficile e dedicatevi a TUTTE le attività. Scoprirete un gioco non così corto come lo si dipinge, visto che per raggiungere il 100% il sottoscritto ha comunque impiegato non meno di 25 ore.
Insomma, a livello di contenuti e cura riposta verso un prodotto per sua natura derivativo, Miles Morales convince sotto tutti i punti di vista, configurandosi come un prodotto paragonabile da questo punto di vista all’ottimo Uncharted: L’eredità perduta. Un must per chi ha amato l’episodio principale, e un importante tassello narrativo per continuare a seguire l’universo ragnesco di Insomniac con la giusta consapevolezza. E tutto questo vale sia che lo giochiate su PlayStation 4 che sulla nuova PlayStation 5, sebbene per quest’ultima ci siamo riservati lo spazio per approfondire ulteriormente quello che sarà lo sbalzo qualitativo a livello grafico in Marvel’s Spider-Man e Marvel’s Spider-Man Miles Morales.
I due Spider-Man su PlayStation 5
Spider-Man accompagna il lancio della generazione entrante presentando da una parte la versione rimasterizzata dell’episodio originale, e dall’altra l’uscita simultanea su Playstation 4 e Playstation 5 del nuovo Miles Morales.
Pensare che una remaster e un gioco cross-gen non possano essere uno showcase attendibile delle potenzialità di un nuovo hardware è comprensibile, ma assolutamente sbagliato in questo caso. C’è un marcato gap tecnico tra lo Spider-Man rimasterizzato e Miles Morales, segno evidente del lavoro specifico per il nuovo hardware è stato svolto con tutti i crismi.
Avviare Miles Morales su Playstation 5 è abbastanza impressionante, e parlo di avviare perché in pochissimi secondi si passa dalla home della console al menù principale. Ne basteranno altrettanto pochi per lanciarsi dentro New York, segno evidente delle possibilità offerte dall’SSD di Playstation 5. Rimanendo sul menu principale, dove troviamo Miles nella metropolitana, è possibile rendersi conto dell’incredibile livello di dettaglio di cui fa sfoggio il modello del protagonista: il pelo del pellicciotto del cappotto sembra reale, e attraverso uno zoom sulle cuffie che Miles porta al collo è possibile notare le ditate presenti sulla plastica delle stesse.
Sia Spider-Man Remastered che Spider-Man Miles Morales presentano la possibilità di scegliere la modalità con la quale affrontare il gioco. Da una parte è possibile favorire le performance, con il gioco che gira a risoluzione dinamica senza ray tracing e tecnologie di elaborazione particolari, puntando però ai 60 fps, mentre dall’altra Insomniac fa all-in sulla fedeltà visiva mettendo sul tavolo tutta l’effettistica, compreso il ray tracing, con una risoluzione nativa di 4K, ma puntando ai 30 fps.
Per quanto i 60 fps siano fantastici, soprattutto su un titolo action, è innegabile che il vero “effetto wow” sta nella modalità che favorisce la qualità dell’immagine.
L’elefante nella stanza è chiaramente il ray tracing, la tecnologia più chiacchierata degli ultimi anni, e non c’è di che rimanere delusi. Per farla breve, il ray tracing consente di calcolare in tempo reale le rifrazioni di luce su tutte le superfici a seconda del materiale di cui sono fatte. Il risultato, in un gioco in cui si esplora New York apprezzandone i grattacieli a specchio, è che il mondo di gioco si riflette in questi ultimi: rimanendo appesi a un palazzo è possibile apprezzare la vita delle gremite strade della Grande Mela riflessa nelle finestre. Ma questa non è che la punta dell’iceberg, perché già dalle primissime battute del gioco, quando si esplora la Fisk Tower, si nota come pavimenti e pareti riflettano le varie fonti di luce sparse per le stanze.
A questo sommiamo altre aggiunte all’esperienza originale di Spider-Man, come un mag
gior numero di NPC per le strade, un maggior numero di autoveicoli e una draw distance aumentata.
Passando a Miles Morales invece andiamo incontro a un ulteriore upgrade.
Il gioco è naturalmente molto più dettagliato rispetto alla remaster di un titolo di un paio d’anni fa, e certamente la messinscena è aiutata dal setting natalizio. In questo caso le strade sono umide e riflettono le decorazioni natalizie mentre la neve cade copiosa sulla città. Come si diceva i personaggi sono più complessi, e c’è una cura per i dettagli (capelli, peli, espressioni, pelle, stoffe) che non troviamo nel gioco originale.
L’impressione è anche che lo sviluppatore abbia dedicato più tempo all’interno del gioco a momenti in cui il protagonista non ondeggia per i palazzi ma si trova con i piedi per terra, quasi a volerci far notare quello che è possibile ottenere dal nuovo hardware in situazioni con diverse fonti di illuminazione, molti NPC a schermo e molti dettagli nell’environment.
Concludiamo con l’altra grande introduzione di Playstation 5, il Dual Sense, che viene sfruttato seppure non in maniera così estesa. Oltre alla vibrazione più complessa offerta dal pad, i grilletti adattivi ci restituiscono un po’ di “resistenza” nell’atto di lanciare le ragnatele. Non ci sono altri accorgimenti particolari, ed è un peccato date le enormi potenzialità del controller che abbiamo potuto provare per ora solo in Astro Bot.
Il risultato finale è comunque quello di veramente di avere fatto il salto generazionale da Playstation 4 a Playstation 5, a tratti più che in Demon’s Souls data la natura più cinematografica dell’esperienza offerta da Miles Morales, nonostante ci troviamo di fronte a un titolo cross-gen.
Articolo a cura di Davide Salvadori e Luca Marinelli Brambilla