Mass Effect: Legendary Edition riporta in auge le avventure di Shepard su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S e PC. Una remastered dall’alto valore simbolico, che esula dalla mera nostalgia
È incredibilmente affascinante rigiocare alla trilogia di Mass Effect nel 2021 tramite la Legendary Edition. Nel pieno della nuova fase della conquista spaziale, fantasticare sul futuro della Via Lattea nei panni di Shepard è davvero suggestivo. Una saggia mossa di marketing, che ben si lega con la volontà di Electronic Arts di riportare in auge la serie di Mass Effect in vista di un prossimo capitolo – già teaserato – dopo il tiepido Andromeda. E qual è l’arma migliore se non una remastered che solletica la nostalgia? Eppure, giudicare Mass Effect Legendary Edition con la sola lente dell’affetto è estremamente limitante, perché non funziona. Un discorso che tocca in particolar modo il primo capitolo della trilogia, che resta davvero difficile da digerire oggi.
E questo accade nonostante il buon lavoro di svecchiamento svolto da BioWare, Abstraction Games e Blind Squirrel Games, che unito alle capacità tecniche delle console di ultima generazione, porta una serie di migliorie davvero apprezzabile per l’intera trilogia. Tra queste la possibilità di scegliere se puntare su un’esperienza più votata alla risoluzione grafica (4K a 60 fps) e meno al framerate o viceversa (120 fps), ma anche di godere di un nuovo sistema di illuminazione; di caricamenti praticamente inesistenti; di una doverosa modalità fotografica; di un’attenta rifinitura dei modelli poligonali; di dinamicità del gameplay sia nelle fasi di shooting che di guida via Mako.
Mass Effect Legendary Edition: all’inizio è difficile…
Parallelamente però, le migliorie di Mass Effect Legendary Edition mostrano il fianco ad alcune debolezze. Partendo dalla modalità fotografica, è attivabile solo mettendo in pausa il gioco, inoltre le possibilità di sperimentazione sono davvero limitate. Anche la pulizia dei modelli, soprattutto per quel che riguarda i volti dei personaggi, non nasconde alcune brutture nelle espressioni e nelle pose, a partire da Jane Shepard, disponibile sin dal primo capitolo di Mass Effect Legendary Edition. Anche qui, il lavoro sulla protagonista femminile nei primi due capitoli della trilogia appare superficiale, sia nel doppiaggio italiano, che a volte presenta delle intonazioni non adatte al contesto, sia in alcuni errori di testo che usano il maschile per riferirsi a Jane. Sono dettagli che vanno a impattare sull’effetto generale, già in bilico per quel che riguarda il primo capitolo.
Rimanendo nei suoi meandri, nel caso della giocabilità, sebbene sia resa molto più fluida rispetto al titolo originale del 2007, resta comunque tediosa. Permangono, infatti, i famosi ascensori di Mass Effect, così come la ripetitività delle mappe e l’ingenuità dell’IA nemica, più altre meccaniche oggi anacronistiche come l’obbligo di aprire il menù per consultare la mappa, l’impossibilità di cambiare companion a missione in corso e altre scomodità del genere dovute al fisiologico passare del tempo. D’altronde, aspettarsi una rivoluzione da parte di una remastered che include un titolo di quattordici anni fa è pretenzioso; contemporaneamente è però impossibile dire che giocare al primo capitolo di Mass Effect Legendary Edition sia divertente o coinvolgente. Anche perché – e qui crolla tutto il potere della nostalgia – chi ha giocato a Mass Effect nel 2007 è ormai una persona cresciuta, che oggi nota la banalità di alcuni dialoghi. Anche in sezioni particolarmente significative come la missione su Virmire.
Personaggi che un tempo apparivano profondi e particolarmente caratterizzati, oggi sembrano quasi vuoti in base agli standard attuali. E allora perché è interessante il primo capitolo di Mass Effect Legendary Edition? Perché si rivela essere un importante specchio per capire cos’era un capolavoro nel 2007 – e i giganteschi passi in avanti nel corso degli anni per far sì che un videogioco sia ritenuto un capolavoro oggi – senza però l’enorme pesantezza e staticità che caratterizza il titolo originale. Solo attraverso questa prospettiva, volta a soffermarsi più sul passato della storia del medium che sulla nostalgia vera e propria, il primo impatto con Mass Effect Legendary Edition acquisisce valore. Un occhio di riguardo che dovrebbe avere qualsiasi appassionata o appassionato del panorama videoludico.
… poi è tutto in discesa
Se però poco vi importa di questo approccio, e ancor meno di costruire “un racconto” con la/lo stessa/o Shepard, è comunque possibile saltare il primo capitolo e giocare direttamente a Mass Effect 2 o Mass Effect 3. Elemento che funge da collante tra i diversi capitoli è il fumetto interattivo di Dark Horse Comics, che permette di conoscere gli eventi antecedenti al capitolo in questione, dando anche la possibilità di prendere le scelte che poi andranno a influire sulle vicende future. Un modo carino e leggero per interagire con la ricca lore di gioco.
È soprattutto con il secondo e con il terzo capitolo di Mass Effect Legendary Edition che l’intera space-opera di BioWare acquisisce il valore che l’ha resa iconica. Nell’ottica di storia del medium, si rimane ancora stupiti da quanto fatto dal team di sviluppo, che con i capitoli conclusivi della trilogia ha consolidato la forza di Mass Effect nell’immaginario videoludico. I miglioramenti in termini di gameplay, dialoghi e questioni trattate aumentano di spessore, riaccendendo il divertimento e di conseguenza l’effetto nostalgia, prima sconfitto. In tal senso contribuiscono le migliorie sopracitate che riguardano Mass Effect Legendary Edition. Occorre inoltre precisare che Mass Effect 3 è privo della modalità multiplayer – di cui non si sente troppo la mancanza – ma in compenso contiene i vari DLC disponibili.
Diventa quindi un vero piacere ritornare ad esplorare le stanze della Normandy, modificare armi sempre più potenti, interagire con i diversi alieni che popolano la Cittadella, Omega e le altre colonie spaziali della Via Lattea. Fino a giungere alla nota conclusione, che all’epoca fece storcere il naso a tante e a tanti, ma che oggi consolidano la trilogia di Mass Effect come cult. Proprio per la sua natura di icona, Mass Effect Legendary Edition riesce a farsi apprezzare, andando oltre i difetti in gran parte dettati dai limiti dell’edizione originale, poiché tutt’ora si dimostra una space-opera di grande rispetto, e questo avviene grazie alla sinergia tra i capitoli, che in questa occasione si presentano ancora più uniformati stilisticamente e tecnicamente. Una vera e propria epopea Sci-Fi che acquisisce valore nel suo insieme, nonostante il singolo contributo di Mass Effect 2 e 3.
Mass Effect Legendary Edition ha quindi come obiettivo quello di mettere a disposizione di diverse generazioni di gamer una pietra miliare della storia del videogioco. Per questo, alla fine dei conti, la remastered funziona, paradossalmente grazie anche ai suoi difetti, perché rappresenta uno spaccato di cosa voleva dire il videogioco durante la settima generazione. È evidente nei “famosi ascensori”, usati al tempo come escamotage per nascondere i caricamenti, così come è evidente che all’epoca si cercava di accontentare un pubblico prevalentemente maschile e adolescenziale, rispetto a quello più eterogeneo e più esigente di oggi, in quanto più maturo, più sensibile (non a caso, oltre a Jane Shepard presente sin dall’inizio, sono state eliminate alcune inquadrature sul fondo-schiena di Miranda di Mass Effect 2) e abituato ad altri standard. Standard che però sono dovuti anche grazie alla trilogia di Mass Effect: basti pensare alle romance, al sistema di moralità basato su Eroe/Rinnegato e al peso sempre maggiore che hanno i dialoghi e il sistema a scelte nel medium.
Per dirla in maniera ancora più elegante attraverso una similitudine, Mass Effect Legendary Edition è un po’ come una rimasterizzazione della prima trilogia di Star Wars, quella degli anni ‘70: Yoda sarà pure un pupazzo e gli effetti speciali saranno quelli che sono, ma è impossibile non dare merito a ciò che ha dato inizio, sia in termini di cinema che di immaginario. La remastered dedicata all’indimenticabile Shepard è la stessa identica cosa, applicata al videogioco. Dipende dalla prospettiva adottata. L’unico consiglio è quello di non affidarsi alla sola nostalgia, perché a quel punto i difetti, specialmente del primo capitolo, rischiano di far crollare la magia.