We will need writers who can remember Freedom
In Quelli che si allontanano da Omelas, Ursula K. Le Guin metteva il lettore di fronte a una scelta, quella di vivere una vita perfetta pur con la consapevolezza che qualcuno avrebbe pagato tutto questo a caro prezzo, o quella di fuggire, allontanarsi da Omelas per andare incontro a una vita piena di pericoli, scegliendo la libertà, perché se tutti avessero scelto di essere liberi, allora anche colui la cui vita era piegata alla sofferenza sarebbe stato libero.
Questo racconto della Le Guin, sconosciuto ai più, rivelava l’intera poetica di una scrittrice che, purtroppo, è venuta a mancare. La notizia è trapelata tra lo stupore e l’incredulità generale. Oggi noi siamo qui per ricordare un’autrice che, a modo suo, ha rivoluzionato la fantascienza.
U. K. Le Guin nasceva nel 1929 a Berkeley, in California e non è mai stata altro che una scrittrice; sin dalla tenera età la sua mente straripava di mondi e personaggi, di draghi e astronavi che hanno ben presto trovato il proprio posto sulla carta.
Ma ancor prima di essere autrice o poetessa, la Le Guin era una lettrice insaziabile, cresciuta con le favole di Andersen, i saggi di Jung e i libri di Asimov e Heinlein. Il desiderio di dedicarsi alla fantascienza le venne soltanto una volta capito quali potenzialità possedesse in effetti il genere.
Appassionata di storia e antropologia, la donna si è laureata in Storia della Letteratura Francese e del Rinascimento Italiano, per poi creare i due cicli letterari che l’hanno resa famosa.
Da una parte abbiamo il ciclo fantasy di Earthsea e dall’altra il ciclo Hainish (o dell’Ekumene), che racchiude la maggior parte delle sue opere fantascientifiche in un futuro molto lontano dove la Lega dei Mondi cerca di riunire tutti i pianeti conosciuti sotto un’unica potenza.
Altri cicli minori sono quelli di Orsinia, un paese immaginario situato in Europa dove fantascienza e fantasy si intersecano e si rincorrono in una serie di racconti e romanzi. Infine vi è il filone di racconti della West Coast, dove viene collocata La Falce dei Cieli, ambientata in un’America del futuro e quasi onirica.
Resistance and Change often begin in art, in the art of words
La produzione della Le Guin è vasta, nonostante la maggior parte delle persone la ricordi per la Saga di Earthsea, ma bisogna puntualizzare che, nonostante Earthsea sia composta da una serie di romanzi di formazione eccezionali, l’autrice sia andata ben oltre i libri per ragazzi, dedicando quasi tutta la sua vita a denunciare, tramite le proprie opere, dei problemi sociali che purtroppo ancora oggi rimangono più che attuali.
Potremmo partire da La Mano Sinistra delle Tenebre, un’esplicita denuncia alla disparità di genere dove la scrittrice ha sperimentato una società in cui questo tipo di problema non è mai esistito, poiché i suoi protagonisti sono individui androgini e quindi categorizzabili in entrambi i generi. Poi potremmo passare a I Reietti dell’Altro Pianeta, dove due pianeti, l’uno satellite dell’altro, sono composti da due società agli antipodi, una anarchico-utopica e l’altra capitalista-socialista (la fotocopia della terra nel periodo della guerra fredda). E ancora Il Mondo della Foresta, che affrontava il tema del predominio dell’uomo bianco-eterosessuale che prova un piacere perverso nel sottomettere le razze aliene ritenute da lui inferiori. La colonizzazione, il razzismo e la xenofobia sono alla base di questa strepitosa e difficile opera.
Ma non è finita. La sfilza di Premi Hugo e Nebula (gli Oscar della fantascienza, per intenderci) che la Le Guin ha ottenuto grazie alle sue indimenticabili opere è enorme, e quasi tutte sono riuscite ad ottenere un riconoscimento di questo genere, fattore che la dovrebbe dire lunga su una scrittrice che invece rimane incredibilmente poco sconosciuta in Italia.
Durante la sua carriera e la sua produzione artistica l’autrice è anche passata attraverso il tema dell’omosessualità, come ne La Salvezza di Aka, ipotizzando un futuro privo di pregiudizi e stereotipi nei confronti di questo tema. O ancora la religione, come in Paradisi Perduti, con una realtà predominata dalla scienza e in cui le persone continuano, quando prive di speranza, a creare una sorta di credo, di dogma, di divinità a cui credere, a dispetto di scoperte scientifiche che evidenziano che si tratti di fandonie.
Il pacifismo invece è affrontato in quasi tutti i suoi testi, in primis ne Il Mondo della Foresta, ma è quando si unisce all’utopia che la tematica raggiunge livelli di bellezza strepitosi, come ne Il Volo dell’Airone.
Queste sono soltanto alcune delle opere della Le Guin che affrontano argomenti tanto importanti quanto attuali, nonostante siano stati tutti scritti tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio del nuovo Millennio. La donna è stata una combattente, una visionaria, ha portato davanti ai lettori dei mondi che vanno oltre il concetto di pura fantascienza, segnalando i problemi della società e creandone altre, all’apparenza perfette, utopiche, mostrando come l’uomo possa essere in grado di sbagliare, sempre, ma di come egli stesso, grazie alla coscienza e all’ombra junghiana, cerchi comunque di ritrovare il proprio io, nel caos di una vita in cui l’arte e la libertà dovrebbero essere dei concetti di base semplici e primari.
Anche nei racconti, come nel già citato Quelli che si allontanano da Omelas e, per fare un altro esempio ne La Vigilia della Rivoluzione, la Le Guin mette il lettore di fronte alle scelte dei protagonisti e una di queste è sempre la ricerca della libertà, che porta inevitabilmente al raggiungimento della felicità.
Ursula Le Guin è la scrittrice lirica, una poetessa che ha portato con sé un nuovo modo di raccontare la fantascienza, di denunciare problemi sociali, di mostrare al lettore quei dilemmi che altrimenti ignorerebbe. Ora porta via con sé tantissimi insegnamenti, che rimarranno tuttavia per sempre impressi nero su bianco nei suoi capolavori, ma anche nelle sue opere minori, come le poesie, le canzoni, i racconti brevi. Ci lascia, ma come ci ricorda ne La Salvezza di Aka, non ci sono orme dietro di lei:
Dove le mie guide mi conducono benevole
io vado,
le seguo leggero
e non ci sono orme
nella polvere dietro di noi.
La Le Guin è stata la guida che ha condotto tante generazioni a comprendere meglio la società tramite una fantascienza nuova, fresca, che non si dà mai per scontata. Una fantascienza sociologica che era stata iniziata da Heinlein e continuata in maniera più dolce e lirica da questa donna che ha condotto tantissimi lettori a seguire le sue orme.
La fantasia, come la poesia, parla il Linguaggio della Notte
In conclusione, con la Le Guin se ne va una generazione di scrittori che hanno completamente rivoluzionato la science-fiction, creando nuovi modi di affrontarla, viverla e raccontarla.
È sempre andata oltre la fantascienza, le astronavi, i viaggi interstellari, i robot e la tecnologia. Un po’ come Heinlein, ma discostandosi da lui, la scrittrice è artefice di un genere sociologico che vuole sbattere in faccia ai lettori i problemi della nostra epoca; tramite l’utopia costruisce un filo conduttore per accompagnarci attraverso mondi che non possono esistere, oppure ci porta nell’orrore, nella disperazione, mostrandoci tuttavia lo spiraglio di luce.
Con lei se ne va una donna che ha combattuto per le donne, per la pace, per l’uguaglianza e per l’arte. Infine citiamo il fatto che le opere della Le Guin sono entrate a far parte dei classici della letteratura contemporanea nel 2016 e, alla luce della sua scomparsa, vogliamo ricordarla con il discorso che tenne il 19 novembre 2014 quando le consegnarono la National Book Foundation’s Medal durante i National Book Awards:
“Ogni potere può essere contrastato e cambiato dagli esseri umani. La resistenza e il cambiamento spesso iniziano con l’arte e ancora più spesso con la nostra arte. L’arte delle parole.
Ho avuto una lunga e ottima carriera, in altrettanto ottima compagnia. E davvero non vorrei dover guardare mentre la letteratura americana viene svenduta al miglior offerente. Noi, che viviamo di scrittura e pubblicazioni, vogliamo, dobbiamo chiedere giustizia.
Perché il nome del nostro bellissimo compenso non è profitto… il suo nome è Libertà”.