Tex 686: La città nascosta
Cliché e sparatorie
In vista dei festeggiamenti dell’anno prossimo, in cui il Ranger di G.L. Bonelli e Galep spegnerà ben 70 candeline, il nostro e i suo pards si trovano coinvolti in una vicenda insolita. Tra gole desertiche, duelli, inseguimenti e criminali da combattere, nessuno sa cosa potrebbe succedere. L’unica cosa certa è che questo mese al timone ci sono due comandanti d’eccezione: Tito Faraci e Andrea Venturi!
Tex, Kit Carson e Tiger Jack sopravvivono ad un terribile scontro a fuoco all’interno di una chiesa abbandonata. Ad accoglierli, hanno trovato gli uomini di Brad Stroke, un fuorilegge spietato e agguerrito che ha riunito una banda di mascalzoni suoi pari per razziare il Messico. Seguendone le tracce, si ritrovano all’interno di grandi crepacci che sembrano non finire mai. Nel frattempo, Kit Willer, lasciato indietro dai suoi compagni, cerca di raggiungerli cavalcando a più non posso. Tuttavia rimane invischiato in un agguato portato da un paio di pistoleri e finisce in un dirupo, dove viene soccorso da alcuni misteriosi personaggi…
Dopo il dittico di storie assegnate a Pasquale Ruju e il Color Fest che, tra le altre cose, ha visto il ritorno di Claudio Nizzi ai testi, per questi due mesi che ci accompagneranno nel 2018 spetta a Tito Faraci prendere in mano le redini. È ben nota la capacità dello sceneggiatore di scrivere per tutte le grandi testate italiane senza perdere il filo che, ormai da tempo, è entrato di diritto nello staff di Tex, mostrando di saper elaborare vicende perfettamente in linea con il canone. Qui, però, nonostante il buon mordente dei dialoghi e delle situazioni, sviluppa una trama decisamente banale, a metà tra la citazione telefonata di un classico intreccio d’avventura e una riproposizione svogliata. A dargli una mano, per fortuna, giunge Andrea Venturi, la solita garanzia quando si tratta di ritrarre le desolate lande del west e tutto il ricco cast di Tex.
Voto: 6. 5
Dragonero Adventures 2: Nella tana dei Goblin
Fantastiche avventure
Li avevamo conosciuti per la prima volta allo scorso Lucca Comics and Games, ma sembra che li vedremo spesso nei prossimi mesi. Di chi stiamo parlando? Delle versioni giovanili di Ian, Myrva e Gmor, i personaggi più importanti (insieme all’elfa Sera) di Dragonero, la prima serie fantasy edita da Sergio Bonelli Editore. Teneramente battezzata sotto l’etichetta “young“, Dragonero Adventures è la neonata testata pensata ad uso e consumo per un pubblico di preadolescenti che racconta le vicende dei nostri eroi prima che diventassero tali. E adesso siamo già arrivati al secondo numero!
Mica facile la vita, se sei un ragazzo di 14 anni a Silveridhe! Dopo averla scampata per poco dalla grinfie del crudele Burattinaio, Ian, Myrva e Gmor fanno la conoscenza di Alben, un saggio mago Luresindo che decide di affidare loro la missione di ritrovare le chiavi del libro di Trikketrakke. E, per fare ciò, gli dona alcuni importanti oggetti che potranno aiutarli nell’ardua impresa. Ma c’è poco tempo per indugiare: pronti a partire verso una nuova avventura?
Sbarcata nelle edicole sotto acclamazione popolare, la seconda serie a portare il marchio Dragonero ha fatto parlare molto di sé, sia per la qualità del prodotto che per il suo conclamato obiettivo: rivolgersi ad un pubblico giovanile. Ma, trascurando questo, si tratta di un qualcosa che non lascia insoddisfatti neanche i fan più agguerriti della serie, come dimostra questa seconda uscita. Infatti, oltre alla storia principale, Stefano Vietti ci parla anche della prima volta in cui i nostri eroi e Alben si sono incontrati e dell’allenamento a cui Ian, in quanto erede della casata dei Varliedarto, è stato sottoposto in giovane età da suo nonno Helarion. Muovendosi attraverso questo doppio binario, e aiutato dai disegni di Antonella Platano e Vincenzo Riccardi, l’autore riesce ad appassionare il pubblico dei più piccoli e a intrigare molto quello degli appassionati. Così facendo, l’Adventures, anziché un fumetto ideato per conquistare i ragazzi, sembra deciso a perseguire uno scopo più alto, ovvero approfondire ulteriormente un universo narrativo di per sé già vastissimo.
Voto: 7
Dragonero 55: Il risveglio del rinnegato
Le ombre della guerra
L’Erondàr è in subbuglio! Un antico Drago ha riaperto gli occhi e ha cominciato a devastare l’impero con le sue fiamme. Solo una persona può affrontarlo: Ian Aranill, ultimo Varliedarto rimasto nell’intero ecumene. Ma non è la sola minaccia che rischia di sconvolgere l’equilibrio del continente. Le Regine Nere si trovano dietro questo attacco e il loro arrivo sembra ormai prossimo… Riusciranno i nostri eroi a fronteggiare una guerra che pare inevitabile?
Ian è tornato a Silveridhe, la sua casa, per incontrare suo padre, sua nonna e per prendersi finalmente l’eredità che gli spetta in quanto discendente della sua casata. Decide dunque di recarsi alla grotta che suo nonno gli aveva indicato come il luogo simbolo della loro stirpe, pronto a farsi carico del dono che gli spetta. E deve fare in fretta: il Drago sta volando verso Vàhledart, la capitale. Nel frattempo Alben e la sua monaca guerriera cercano di scoprire qualcosa di più su questi Rinneggati e sul perché uno di loro sia tornato proprio ora. Il conflitto che sconvolgerà la saga di Dragonero è ormai vicino.
L’attesa si è fatta sempre più spasmodica e adesso manca veramente poco: dal mese prossimo, nel 2018, inizierà la Saga delle Regine Nere che ci farà compagnia fino al 2019 e sconvolgerà lo status quo della serie. E questa storia di novembre che, insieme a quella di ottobre, costituisce un prequel all’intero arco narrativo è forse una delle migliori di sempre da quando la testata è sbarcata in edicola. La tensione, il pathos, l’epica che si respira prepara il terreno a quello che sarà e, soprattutto, riprende le fila del passato, degli eventi che avevano costellato la nascita della stella di Dragonero e li riporta ora sulla scena. A guardarlo attentamente, i 55 numeri precedenti sembrano quasi una sorta di grande prequel di quello che sta per arrivare, come se la vera storia di Ian e dell’Erondàr debba ancora essere raccontata. Non a caso finalmente vengono spiegati tanti misteri disseminati qua e là nel corso degli anni, e si crea un ponte diretto tra il romanzo a fumetti e il presente della serie. Perfino il disegno si allinea su questo piano, citando sequenze della prima opera del trio Vietti/Enoch/Matteoni e stupendo con strabilianti splash page doppie dal notevole impatto. Di questo dobbiamo ringraziare Riccardo Crosa (che in questi mesi si è fatto in 3) e Alessandro Bignamini, alcuni degli artisti migliori dell’intero staff. Aspettare ancora 30 giorni per sapere cosa succederà sarà veramente arduo. Anche perché una cosa del genere in Bonelli non si era mai vista.
Voto: 7.5
Mercurio Loi 8: Il colore giallo
Colori narranti e apparizioni mariane
Ottava uscita per l’insondabile e inarrestabile detective di Alessandro Bilotta. Ormai, dopo aver affrontato nemici di ogni categoria e misteri capaci di mettere alla prova la potenza della mente umana, una cosa ci è ben chiara di Mercurio Loi: possiamo aspettarci di tutto. E, puntualmente, il suo creatore ci ricorda che non esistono limiti dove il nostro professore non possa insinuarsi, in mezzo a giochi di prestigio, trucchi e pura manifestazione di verve creativa.
A Roma, si sa, nessuna giornata può prettamente definirsi “normale”. In particolar modo in quella ottocentesca sotto l’egida dittatoriale del Papa in cui avvengono storie strane, intricate e bizzarre. Ma stavolta il narratore è qualcuno di importante, che conosciamo bene: il colore giallo, che ci racconta una consueta situazione con al centro un’apparizione della Madonna. Lucia Palmieri, una giovane contadina muta, dice di aver avuto diversi colloqui con lei in un luogo specifico. La Chiesa e i pellegrini, provenienti da ogni parte della regione, non esitano a credere alla ragazza. Mercurio Loi invece, chiamato ad indagare dalla Sciarada, ha i suoi dubbi e cerca di scoprire qualcosa riguardo al misterioso evento.
Bilotta – ormai dovremmo averlo capito – ad ogni albo cambia il registro delle avventure del suo insolito investigatore, lanciandosi in metafore potenti, narrazioni imprevedibili e, spesso, giochi d’intelletto che scombussolano le certezze del lettore. Anche questa volta, nonostante il plot quasi “tranquillo” della storia, non esita a proporre soluzioni nuove, punti di vista inediti e voci inattese, il tutto sempre calato nel complesso e sottile orizzonte autoriale che è il perno della serie. Sfogliando le pagine, si rimane sbalorditi da tutte le strategie innovative con cui il sceneggiatore racconta le sue storie, come finisce a parlare di qualcosa scrivendo di tutt’altro e dagli straordinari sottintesi che sembrano unire i suoi lavori. La domanda, a questo punto, è un’altra: per quanto riuscirà a mantenere la stessa potenza creativa senza perdere neanche un po’ la sua carica rivoluzionaria? Speriamo mai. E, se accadesse, Mercurio Loi avrebbe rivoluzionato il fumetto seriale italiano, a prescindere dall’effettiva durata della testata. Graditissimo inoltre il ritorno di Matteo Mosca ai disegni, ormai completamente in sintonia con il personaggio tanto da essere il suo tratto più riconoscibile. Bella anche la copertina di Manuele Fior, le cui illustrazioni sono sempre un piccolo esempio di arte pittorica prestata al fumetto.
Voto: 7.5
Morgan Lost – Dark Novels 1: La sindrome di Biancaneve
L’inizio di una nuova vita
Ci siamo, finalmente. L’ultimo atto del 2017 di Morgan Lost segna il primissimo capitolo del ciclo narrativo che ci terrà compagnia nei prossimi mesi. Dopo dubbi, timori da parte di una larga fetta di pubblico, il cambio di formato, la diminuzione delle pagine, il nostro cacciatore di serial killer preferito è pronto a compiere il definitivo passo verso la grandezza, lanciandosi in un’avventura prima di oggi inedita per quanto riguarda le pubblicazioni SBE: la continuity stretta.
New Heliopolis è il solito coacervo di criminali, pazzi e psicopatici, come tutti i giorni da sempre. Ma qualcosa, stavolta, sta per cambiare. Nuovi assassini stanno scalando la vetta della popolarità e mietendo decine di vittime, sempre tramite sistemi assurdi e allucinanti. Tuttavia, a calamitare l’attenzione è l’inatteso ritorno in scena di Wallendream, la rockstar della categoria, sparito dopo mesi di inattività. Morgan gli sta alle costole ed è pronto a tutto pur di consegnarlo alla giustizia e vendicare il suo mentore, Pandora Stillman. Però, l’incontro tra i due rischia di avere delle conseguenze enormi sulla vita dei vari protagonisti, soprattutto su quella di Morgan, che fatica a mantenere la lucidità mentale in quel folle incubo che è diventata la sua vita.
Avevamo atteso a lungo questa rivoluzione da parte di Claudio Chiaverotti, questo lungo serial fumettistico che avrebbe dovuto rilanciare il suo personaggio e dargli la definitiva consacrazione. Dopo i balbettamenti del numero zero, l’autore “occhialuto” si riprende la scena con un albo convincente, che spazza via parte dei timori portati dal cambio di veste grafica e della foliazione. Finalmente le 64 pagine riescono a convincere, il ritmo della storia è subito avvincente e, trascurando alcune esagerazioni tipiche della serie, la svolta tanto ambita sembra infine arrivata. Ovviamente ci vorrà del tempo per valutare la bontà della strada intrapresa, ma la sensazione è che possa risultar subito decisiva. I nodi stanno venendo al pettine al termine di settimane che riproponevano storie un po’ tutte uguali, i comprimari si stanno guadagnando lo spazio che meritano e la trama ha preso un’accelerazione imprevedibile. A questo contribuiscono molto i disegni di Max Bertolini, che si è dimostrato davvero in linea con lo stile congenito di Morgan sin dalle prime battute e qui lo conferma. Date le premesse, questo nuovo corso merita di essere seguito con attenzione.
Voto: 7