Dylan Dog 369: Graphic Horror Novel
Un fumetto da… incubo!
La metanarattiva, sia essa cinematografica, letteraria o fumettistica, è sempre stata uno dei grandi ingredienti delle storie made in Craven Road 7. Come dimenticare autentiche perle come Morgana e Caccia alle Streghe di Sclavi, o Horror Cult Movie di Ruju, tanto per citarne un paio, dove le riflessioni sulla narrazione e tutte le sue possibili declinazioni diventano protagoniste di racconti profondi, inarrivabili, eterni. È proprio in questo ristretto Pantheon che entrano di diritto Ratigher, Montanari, Grassani e Bacilieri con la storia di questo mese: Graphic Horror Novel. All’interno di un bagno pubblico, fa il suo ingresso un uomo ben vestito grondante di sangue per una ferita alla testa. Sembra soffrire di amnesia e non essere in grado di ricordare gli ultimi eventi della sua vita. Fruga nelle sue tasche nel tentativo di trovare qualcosa capace di stimolare la sua memoria e rinviene degli strani oggetti: il biglietto da visita di un casa editrice e dei pennarelli. Decide di scrivere tutto quello che gli viene in mente sulle piastrelle delle pareti, quando si accorge di un particolare inaspettato: è capace di disegnare. Allora, inizia a ritrarre tutto quello che gli suggerisce la sua testa, nella speranza di riuscire a risalire alla sua identità. Così, scopre di chiamarsi Darren Farmer Woolrich e di essersi rivolto nei giorni scorsi all’Indagatore dell’Incubo di nome Dylan Dog…
È difficile decidere per cosa esaltarsi di più in questo numero 369, se per i disegni di Montanari e Grassani (di nuovo sulla serie regolare dopo essere diventati le star dei Maxi), per quelli di Paolo Bacilieri, che realizza poche ma splendide tavole, o per la solita, meravigliosa copertina di Gigi Cavenago. Forse, però, è d’obbligo concentrarsi su Ratigher. Sì, perché il suo esordio sulla testata dylaniata, avvenuto ben 18 numeri fa con Il fondo al male, era stato tutt’altro che entusiasmante. Se allora era stato pregato di ripresentarsi al prossimo appello, stavolta possiamo dire che ha superato l’esame a pieno voti, con tanto di lode e bacio accademico. Probabilmente, ha scritto una delle perle della nuova era per quanto riguarda la metanarattiva in Dylan. Dal canovaccio classico dell’artista perseguitato da un assassino che emula le sue opere, alla delirante rievocazione del passato sulle mattonelle del bagno, passando per l’inquietante e disarmante finale, quella che Ratigher realizza è una vicenda destinata a farsi ricordare. La gabbia bonelliana rappresentata ossessivamente sulle piastrelle, l’utilizzo nullificante del classico topos dylandoghiano, le riflessioni sul concetto di nero e bianco, lo spazio vuoto, la conclusione disturbante che lascia ammutoliti, annichiliti, e tutti i riferimenti fanno di questo racconto una storia nella storia, o una storia con al centro una non-storia che potrebbe essere vera o falsa, reale o irreale. Ciò che è certo è il bianco e il nero, e lo spazio vuoto che esiste tra essi.
Voto: 9
Tex 680: La pista dei Forrester
Rapinatori, messicani disertori e pallottole!
Dopo il dittico di storie realizzato da Mauro Boselli e Corrado Mastantuono, questo numero di giugno del ranger di Via Buonarroti, in vista dello spettacolare Texone previsto per il 21 del mese, tocca a Pasquale Ruju e Lucio Filippucci intrattenersi per questo inizio d’estate con La pista dei Forrester, prima parte di una storia articolata il cui seguito, previsto per luglio, si chiamerà Tabla Sagrada. Preparatevi, colt e winchester canterranno come se non ci fosse un domani. Tre stranieri fanno rifornimento a Kyle Creek, un paesino del Texas meridionale. Sembrano stanchi e devono essere di ritorno da una lunga cavalcata. Si fermano per comprare delle provviste e pagano con oro sonante, per non attirare l’attenzione. Purtroppo per loro, hanno già stuzzicato la curiosità dello Sceriffo, che si avvicina per effettuare i controlli di rito. Tra quei forestieri, sembra riconoscere il sospettato per una sparatoria in cui un uomo ha perso la vita. Si accinge ad interrogarlo, quando quest’ultimo tira fuori la sua pistola e spara, uccidendo il tutore della legge. I tre si danno alla fuga. Qualche tempo dopo Tex Willer e suo figlio, Kit, si mettono sulle tracce dell’assassino della vittima, loro vecchia conoscenza. Il desiderio di giustizia li porterà nel mezzo di una turpe vicenda con al centro un manipolo di disertori messicani, un bottino e tre fratelli specializzati in rapine oltre confine.
Se qualcuno si chiede ancora come abbiamo fatto Tex ha resistere nelle edicole per quasi (ormai) settant’anni, ce lo ricordano questo mese Pasquale Ruju e Lucio Filuppuci, due veterani bonelliani. I due calano il nostro ranger in un’intricata storia che, per quanto ben realizzata, non si allontana poi troppo dai canovacci classici del personaggio di Gianluigi Bonelli e Galep. Ma Tex ha questa invidiabile magia: anche se le sue avventure hanno (per forza di cose) spesso il sapore del già visto, dopo decenni di lungotenenza, non risultano mai noiose, o prevedibili, ma sono sempre scritte bene, avvincenti, appassionanti, fanno venire una voglia matta di leggere il prima possibile il seguito e di calarsi ancora in quelle magnifiche atmosfera western. È l’inarrestabile fascino del Ranger che, quando ci sono dietro le quinte autori di livello assoluto, non può far a meno di ammaliare anche il lettore meno avvezzo.
Voto: 7
Martin Mystère – Le nuove avventure a colori 8: La caccia di Jasper
Agarthi, Esper e minacce planetarie
Ancora pochi mesi e il reboot/rivisitazione in full color HD del Dectetive dell’Impossibile sarà giunto al termine. Nella speranza si tratti solo di un arrivederci e non di un addio, ci avviciniamo sempre di più alla resa dei conti in questo romanzo in dodici capitoli, di cui giugno ci ha regalato l’ottavo: La caccia di Jasper. Jasper, l’Esper incontrato da Martin e Max durante il tragio naufragio dell’Amaterasu, dov’è perita l’intera Genigarchia Mu, è sopravvissuto al naufragio e sta viaggiando per il paese con l’intento di perseguire un non meglio definito obiettivo. Nel frattempo, Martin e Sergej Orloff, suo rivale nonché acerrimo nemico, hanno deciso di fare squadra per scongiurare la fine del mondo, la cui tremenda rivelazione è costata la vita alla blogger dei misteri Valentina Ventura. I due si nascondono nella rivera Romagnola, sulle spiaggie di Rimini, in attesa di poter mettere in atto il loro piano. Passano il tempo rivangando i vecchi tempi, di quando si sono avventurati nella ricerca della misteriosa Agarthi, dove li ha accolti il maestro Kut Humi, loro guida spirituale che li ha educati alla comprensione di altre realtà. Nel frattempo, le assurde strategie finanziare del nuovo presidente della Krupp Enterprises stanno mettendo in crisi non solo la società, ma stanno causando gravi sconvolgimenti nel precario equilibrio economico del pianeta.
In questo numero, ad affiancare gli autori riuniti sotto lo pseudonimo dei Mysteriani (prima writer’s room della storia della Bonelli) c’è il veterano Luigi Mignacco, che ha dedicato la propria penna a tante serie di Via Buonarotti (Dylan Dog, Mister No, Zagor, etc.). Anche il Dectetive di Alfredo Castelli fa parte della rosa delle testate su cui ha messo le mani, e contribuisce a realizzare la storia più introduttiva della miniserie, propedeutica a ciò che verrà dopo. Un fluido momento di pausa che si occupa di tirare i fili narrativi fino ad ora tracciati in vista degli ultimi, intensi albi, approfondendo il rapporto tra Mystère e Orloff (non troppo diverso da quello degli originali) e rimette in scena diversi personaggi conosciuti in precedenza, approfondendo i loro scopi e i loro ruoli, con l’immancabile colpo di scena finale. Forse proprio per questo ruolo preliminare soffre un po’ di più nello sviluppo, ma risulta nel complesso gradevole e graficamente spettacolare (ottimi i disegni frammentati Werner Maresta, Carlo Velardi, Luca Maresca), preparando il terreno ad un finale che si annuncia sconcertante e che ci accompagnerà per tutta l’estate.
Voto: 6.8
Dragonero 49: I sotterranei di Roccabruna
Caccia alle uova
Breaking News, amici fan di Dragonero: come saprete, il prossimo 11 luglio approderà nelle edicole di tutta Italia il numero 50 della serie rivelazione degli ultimi anni della Sergio Bonelli Editore. Numero che, eccezionalmente per quanto riguarda la casa editrice, sarà a colori senza raggiungere l’ambita vetta della terza cifra, e vedrà all’opera Stefano Vietti ai testi e Francesco Rizzato su uno dei segreti più misteriosi della serie: la cicatrice di Ian e cos’è accaduto in quella missione oltre il Vallo da cui lui e Myrva hanno rischiato di non tornare. Questo significa che l’estate del nostro Varliedarto sarà decisamente colorata, visto che l’uscita del quarto speciale annuale è previsto per luglio. Ma, intanto, caliamo nell’albo di questo mese: I sotterranei di Roccabruna. Ian e Gmor continuano la loro indagine alla ricerca delle uova di Viverne rubate, ma per farlo saranno costretti a dirigersi nelle fogne di Roccabruna per parlare con alcuni tipi poco raccomandabili… Si tratta di Gezimtar e dei suoi uomini, un gruppo di criminali poco raccomandabili che gestiscono tutti i traffici illegali della città. All’inizio, si dimostrano accondiscendenti all’idea di aiutare i loro ospiti, ma con simili farabutti mai dire mai. In conclusione dell’albo, l’approfondimento della vicenda introdotta nel numero precedente, quando un giovane Ian, studente all’accademia di Roccabruna, si è preso una serata fuori programma per gozzovigliare con i suoi compagni di corso. Purtroppo, l’esito della loro scappatella sarà impossibile da dimenticare.
Le prime pagine del numero, ad opera di Luca Enoch e Luca Malisan, concludono degnamente la vicenda introdotta lo scorso mese, rimettendo in gioco le figure che da tempo tramano nell’ombra per sferrare un colpo mortale all’Impero, e presentandoci alcuni farabutti poco raccomandabili, anche se simpatici. Il degno finale di una storia ben scritta e ben disegnata, che appassiona senza faticare troppo, ovvero la quotidianità per una serie stupenda come Dragonero. Segue poi Il Racconto dei Cadetti, storiella breve dove vengono narrate alcune drammatiche ore vissute da Ian e i suoi colleghi prossimi alla promozione, nel periodo in cui studiava per diventare Dragoniere, illustrata dall’ottimo Manolo Morrone. Il suo tratto, dotato di una mimica emotivamente coinvolgente per quanto riguarda i personaggi e un uso sfumato del bianco e nero, rendono perfettamente le atmosfere tragiche di quel drammatico ricordo, che, come altri, tormenta l’adolescenza del nostro eroe.
Voto: 7
Orfani Sam 3: Il deserto nero
“Qui veneriamo Jsana Juric, la santa che ha salvato il mondo.“
Continua la disperata fuga sulle terre di Nuovo Mondo di Perseo e Andromeda, i figli della Juric, e della loro “tata” Sam, alias la Mocciosa. L’ultima stagione della serie in full color HD di Sergio Bonelli Editore comincia ad ingranare, dopo due numeri introduttivi utili a mette in gioco le nuove impalcature su cui si reggerà l’arco narrativo finale. Ma il viaggio che porterà i bambini e il robot killer che gli fa da balia da Cesar è ancora lungo, e ci accompagnerà nei mesi che verrano fino alla conclusione. I nostri piccoli protagonisti, in compagnia dell’ultimo componente rimasto dei Corvi, si prepara ad attraversare il Deserto Nero, uno dei luoghi più ostili di Nuovo Mondo. Purtroppo, la gunbike che li ha portati fin lì ha bisogno di riparazioni e l’unico posto che assomiglia ad una città nelle vicinanze è una vecchia centrale di trivellazione dismessa. Ma una volta arrivati si accorgono che è stata trasformata in una chiesa dagli adepti della “Madre Severa“, il nome con cui la Juric era venerata dagli strati più bassi della popolazione. Scappare non sarà facile per Perseo e Andromeda, anche perché il clone di un certo pistolero è sulle loro tracce e non sembra affatto intenzionato a mollare la presa.
Roberto Recchioni cura ancora la sceneggiatura, dopo essersi occupato dei primi due numeri, sempre insieme a Michele Monteleone. Dopo aver confezionato due albi adrenalici pieni di azione e sequenze veloci, altamente spettacolari, stavolta gli autori si prendono un momento di pausa (si fa per dire) raccontandoci un aspetto menzionato nella quarta stagione: il culto della Madre Severa. La religione è quindi al cento della storia di questo mese, declinata e affrontata col taglio tipico della serie, dove la violenza pura e semplice ha spesso avuto ragione di ogni pulsione e fede umana. Tuttavia non ci si limita solo a questo, ma anche a sviluppare i rapporti che legano i tre fuggiaschi, ampliandone la personalità. Ad illustrare le belle scene del deserto, quelle sporche della chiesa e l’immancabile carneficina di rito, ancora Luca Casalanguida, già visto all’opera su diversi albi della testata che qui presenta forse la versione graficamente più piacevole dei nuovi personaggi della terza stagione. Invece, a realizzare le tavole fiabesce e sognanti (altra caratteristica di Orfani) Sergio Mancinelli, capace di evocare atmosfere meravigliose, nettamente in contrasto con quelle cupe del suo collega. Il tutto abbellito dal colore di Andres Mossa, che trova la tonalità giusta per ogni pagina, a seconda della situazione, in particolare per i bei colori sfumati e bollenti del deserto.
Voto: 7
Mercurio Loi 2: La legge del contrappasso
Assassini e maschere nel Carnevale di Roma
In questo caldo e afoso giugno, arriva in edicola il secondo numero della nuova serie a colori firmata Sergio Bonelli Editore: Mercurio Loi. Il simpatico ed eccentrico investigatore romano creato dalla penna di Alessandro Bilotta, in compagnia del fidato Ottone, si accinge in questa sua seconda impresa sotto gli occhi del grande pubblico ad affrontare criminali all’interno di un’ambiente ambiguo e pericoloso come può essere quello del Carnevale ai tempi della Roma papale. Nella Città Eterna fervono i preparativi per la festa e nessuno della società altolocata vuole sfigurare. Tra questi, una giovane cantante, arrivata nella metropoli nella speranza di riuscire a sfondare nel mondo dell’Opera. Si tratta di Amalia Pagano, una donna di bell’aspetto ed estremamente elegante, seguita dal suo impresario Niccolò Gherardi. Ma ella possiede un altro pregio, molto più stupefacente delle sue innegabili doti: è riuscita a far perdere la testa allo stravagante Mercurio Loi, il suo promesso sposo. Insieme, si dirigono alla sarteria di Cesare Stracciari, che trovano con le mani imbrattate di sangue. L’uomo ha infatti picchiato selvaggiamente un prete, tale Bernandino Neri, colpevole di aver raccontato in giro maldicenze su sua moglie, a quanto sembra apprese durante il sacramento della confessione. Mercurio e Amalia escono, incamminandosi per le strade in compagnia, parlando e discorrendo amabilmente, mentre il professore racconta le sue precedenti imprese all’interlocutrice, che non dimostra di esserne particolarmente entusiasta. La notte stessa, Bernandino Neri viene quasi bruciato vivo da un criminale mascherato noto come il “Contrappasso“. Toccherà a Mercurio scoprire la sua identità e consegnarlo alla giustizia.
Il primo numero non aveva affatto sfigurato, mostrandoci un Mercurio Loi alle prese con un nuovo status quo, architettato ad hoc in previsione del suo sbarco in edicola. Questa seconda avventura si allontana leggermente da quella che potremmo definire la sua “continuity“, per lanciare il nostro protagonista in un’episodio canonico, tipico del panorama bonelliano, del mistero e dell’assassino da consegnare alla giustizia. Ovviamente, la sapiente arte narrativa di Alessandro Bilotta traduce questa usanza in una storia in pure stile Mercurio Loi, scritta con sagacia e raffinatezza, soffermandosi molto sui comprimari, sulle figure di sfondo, sulle suggestioni carnevalesche del doppio e della maschera, in una narrazione che scorre fluida e che, nonostante il suo spessore, si fa leggere con estremo piacere. Ai disegni, un’artista d’eccezione come Giampiero Casertano, vero e proprio maestro in Bonelli, cui tocca succedere al creatore grafico della serie, Matteo Mosca. Ma il disegnatore ci regala una fantastica interpretazione del mondo di Mercurio e dei suoi personaggi con la solita, sorprende qualità che contraddistingue le sue produzioni da un trentennio a questa parte, aiutatio dai chirurgici colori di Stefano Simone.
Voto: 7
Tex Albo Speciale 32: Il Magnifico Fuorilegge
La storia prima della storia…
Torna una delle pubblicazioni più importanti dell’intero catalogo bonelliano dal 1988 a oggi: lo speciale di Tex, chiamato affettuosamente “Texone”. Forse l’uscita migliore, qualitativamente parlando dell’intero panorama, un gigantesco albo di eccelsa fattura, sia narrativa che cartacea, dove il Ranger di Bonelli padre e Galep si trova ad affrontare un’avventura lunga 220 pagine, realizzata ogni volta da disegnatori diversi. Quasi un numero “autoriale”, un momento attesissimo che ogni anno fa parlare di sè all’interno del variegato mondo del fumetto nostrano, dove i migliori autori, sia italiani che stranieri, si fronteggiano con un colosso delle nuvole parlanti, uno dei personaggi più noti e longevi del mondo, offrendone di volta in volta un’interpretazione personale, passionale e splendida. Una ricorrenza speciale che questa volta è ancora più unica, perché il Texone di quest’anno vede al centro sempre il nostro Tex Willer, ma nella veste poco esplorata di giovane fuorilegge in fuga dalle autorità. Una sorta di prequel, dunque, se volessimo fare un paragone con una forma cinematografica negli ultimi anni sempre più utilizzata, soprattutto all’interno delle grandi saghe. E, in effetti, poche sono state lunghe e apprezzate come quella del Ranger.
Tex Willer, giovane e scapestrato pistolero dalla mira infallibile e dal coraggio senza pari, cavalca in sella al fiero Dinamite per sfuggire alla legge, che vorrebbe condannarlo per la sparatoria di Culver City in cui ha vendicato il fratello Sam. Ma la “giustizia” sembra averlo preso di mira e, un giorno, Tex si trova ad affrontare una banda di uomini sguinzagliati sulle sue tracce. Interrogandoli, scopre che lo ritengono responsabile di una rapina ad un convoglio di cercatori d’oro di Pinos Altos. Naturalmente, il giovane non ha niente a che fare con il crimine, ma i suoi interlocutori non vogliono dare ascolto alle sue parole e tentano di assalirlo. Il fuorilegge riesce a scampare all’agguato e a darsi alla fuga, tuttavia non è intenzionato a lasciar perdere la questione. Così, si reca in un covo di banditi conosciuto come Robbers’ Nest, gestito da due bande che si spartiscono la clientela e gli affari. Solo in una simile tana di farabutti potrà scoprire qualche informazione su chi ha tentato d’incastrarlo, oltre che reclutare dei compagni per la sua missione di redenzione agli occhi delle autorità.
L’idea di questo Texone si inserisce probabilmente all’interno del progetto editoriale del curatore, Mauro Boselli, che vuole esplorare lati meno noti del personaggio in vista del settantennale della serie, previsto per il 2018. Non a caso, i rimandi al “giovine Tex” si stanno facendo sempre più frequenti, così come le storie che raccontano vicende sconosciute del suo passato. Ma questo Texone, scritto sempre dall’immancabile Boselli, potrebbe essere il punto di svolta di questa versione imberbe del Ranger. Non giriamoci intorno: Il magnifico fuorilegge è un capolavoro assoluto, classico istantaneo dove, a sua volta, ogni sequenza si trasforma in un picco per disegni e dialoghi, tanto che, nonostante la sua straordinaria uniformità, sembra quasi composto da molte piccole e bellissime storie: una narrazione piena di rotture, scene memorabili, disseminate ovunque di topos del western e situazioni al cardiopalma. Che dire, poi, di lui, del protagonista? Un Tex audace, scanzonato, ironico, scapestrato, travolgente e generoso, una forma mai vista del Ranger di Via Buonarotti che giganteggia per la sua umanità, per la sua “magnificenza” e, anche, per il suo lato debole, sotto forma di coraggio che spesso si fa avventatezza. Ma non è così che sono tutti i giovani, del resto? Pronti a sacrificarsi per ogni cosa, a non scendere a patti con niente e nessuno, a spaccare le montagne con la forza della loro determinazione. Ecco, questo Texone sembra propro un elogio della giovinezza, quell’età fiorente che i ragazzi non si accorgono di vivere e che gli anziani rimpiangono, quel periodo dove si compiono grandi imprese e si è ribelli dentro. Dietro le quinte, abbiamo uno strepitoso Stefano Andreucci che realizza tavole sontuose sfruttando al massimo le possibilità grafiche concesse dall’albo speciale, concentrandosi su mimiche ed espressioni, recitazione e sparatorie, dipingendo personaggi splendidi e pose mozzafiato. Una performance che lo inserisce di diritto in quella ristretta schiera di artisti che possono vantarsi di aver firmato un Texone, che mai come quest’anno è meraviglioso. Anzi, magnifico!