Marò Slug e il solito putiferio inutile

Allora, iniziamo dalle cose semplici. Stay Nerd è un sito di cultura e controcultra Nerd, fin qui ci siete? Stay Nerd, di conseguenza, non è una testata giornalistica generalista, non è un sito affiliato ad un partito politico o che tratta di politica in generale. Fatta questa premessa, prima che qualche neurone vi parta (magari per andare in India) e che vi passi per la testa la geniale idea di commentare il seguente articolo sfoderando la vostra indignazione verso l’argomento “estraneo” al sito oppure di riversarla nei confronti dei contenuti qui presenti, come se effettivamente si volesse parlare dell’argomento “Marò” in maniera generalista (o politicizzata) sappiate che vi sbagliate, vi sbagliate di grosso. Se non fosse chiaro l’argomento di questo Metaeditoriale è “Marò Slug“, un videogioco del cazzo (perché in effetti lo è) che ricalca, così come tanti altri meme e sfottò, la vicenda (su cui non c’è bisogno di aggiungere altro, vista la mole di articoli presenti sul web) che ha visto come protagonisti i due militari italiani. Perché ne vogliamo parlare? Perché addentrarci in un terreno così rischioso? Se ci seguite, sapete che non siamo estranei a questo tipo di contenuto e in più Marò Slug ha sollevato un polverone mediatico niente male e come al solito il web (così come tante testate videoludiche e non) ha deciso di dire la sua, mostrando ancora una volta come un “Videogioco” può essere mal interpretato e mal digerito da chi non ha il minimo senso critico riguardo una faccenda “scottante” come questa.

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Qualche giorno fa due sviluppatori italiani hanno rilasciato Marò Slug, un videogame a scorrimento laterale creato sulle basi di Metal Slug, immerso però nell’atmosfera “Marò” con tutto ciò che ne consegue. Sul gioco si è detto e si è scritto stupidamente tanto, e per giunta mi pare di aver capito che gli stessi politici del “Je Suis Charlie” sono pronti a censurarlo. In ogni caso, lo ribadiamo qualunque sia la vostra idea a riguardo sulla vicenda Marò, non c’interessa.
Colpito come tanti altri dalla viralità del videogame in questione, oltre che provarlo con mano, ho iniziato a leggere diversi articoli a riguardo… non l’avessi mai fatto. Proprio non riesco a capire questa genuina arroganza (mista a stupidità) nel voler affibbiare per forza di cose una connotazione politica e sociale a questo videogame. Ok, l’intento di base è quello di fare “satira” (anche se la vera satira è un’altra cosa) ma di fatto il gioco più che della vicenda in sé, è basato sul fenomeno mediatico e sui meme che affollano il web. Nulla più, nulla meno. Se avete visto il gioco, o se ne avete sentito anche solo parlare, saprete sicuramente di che umorismo è tinto. Le pagine riguardo i Marò si sprecano, vignette a non finire, e non è difficile trovare commenti randomici, anche su argomenti completamente diversi, in cui vengono citati i due militari. La frase “E i Marò?”, è diventata quasi una barzelletta, una pantomima da inserire dove capita, perché tanto fa sempre ridere. La vicenda dei Marò non è molto diversa dalle vignette su Bocelli o sulla leggenda metropolitana che ha visto come protagonista Gianni Morandi qualche tanto tempo fa. Insomma, cari lettori e colleghi, ma davvero non sapete come funziona Internet? Quando ho letto la notizia, non mi sono indignato, non mi è nemmeno passato per la testa che il gioco potesse essere di cattivo gusto, anzi quasi mi sono stupito del fatto che qualcuno non ci abbia pensato prima. Perché diciamocelo il gioco non sarà un granché, eppure è tremendamente geniale. Marò Slug è la summa massima di tutto quello che internet è stato in grado di secernere a riguardo.

Marò Slug Ridateceli Stay Nerd

Internet è un organismo incredibilmente sensibile a questo tipo di vicenda, e se ben stimolato è in grado di riversare tutto il suo volgare cinismo e tutta la sua straziante comicità nera. Potrà piacervi o meno, ma questo è un meccanismo impossibile da fermare, che non necessita della nostra approvazione né della nostra disapprovazione (anche perché se ne fotte e rincara la dose). Eppure, anche consci di quello che la vicenda Marò aveva già saputo produrre, molti redattori e commentatori del web hanno voluto mostrare il loro interesse verso il gioco, senza minimamente soffermarsi alla semplicità – e inutilità – della cosa. Mi è capitato persino di leggere un tristissimo editoriale, che preferisco non linkare direttamente, in cui si dava la colpa al videogioco o ai meme della scarsa credibilità delle Istituzioni italiane nei confronti dei paesi esteri. Sul serio? Sul serio credete che scrivere “E i Marò?” oppure “Ridateceli” su qualche pagina Facebook possa in qualche modo essere realmente rilevante da un punto di vista socio-politico? La risposta è ovviamente no, gli internet-joke lasciano il tempo che trovano, e talvolta diventano il manifesto di una situazione più grossa ed importante, ma di certo non la veicolano e non la modificano.

Marò Slug

Per cui lasciate perdere queste inutili discussioni, se volete fare Giornalismo (di quello serio) fatelo, ma abbiate la premura di farlo seriamente, documentandovi sui fatti reali e lasciando perdere i videogiochi e i meme che davvero non c’entrano un cazzo sulla faccenda. Sarà che sono stanco del solito perbenismo da due soldi, sarò che sono stanco del click baiting di alcune testate nazionali, ma questo rincarare la dose su come il mondo del web (o i videogame) sfruttino certe tematiche mi ha proprio stancato. Lo sapete voi e lo so io, eppure siamo ancora qui a discuterne, a pubblicare chilometri di testo cercando di trovare un collegamento tra cose di per sé incompatibili. Per cui molto semplicemente, lasciamo alla politica, alla società e ai videogame i loro rispettivi spazi. E anche per chi fosse indignato dal videogame in questione, si faccia una partita veloce cercando di entrare nella giusta forma mentis e dopo si chieda: “Questo videogioco ha in qualche modo influenzato la mia opinione, quella dei miei amici o quella della legislazione Italiana o internazionale?”. Se la risposta è no, avete finalmente capito che Marò Slug è solo un videomeme (passatemi il termine), e quindi siete liberi di andare a commentare altrove. Tanto, per quello che conta.