La violenza nei videogiochi è un argomento da due soldi
Mio figlio è un ragazzo violento e la colpa è tutta della violenza nei videogiochi! Se vi riconoscete in questa frase ed almeno una volta avete realmente fatto questa associazione perché vostro figlio è un bullo, dovreste iniziare a pensare alla possibilità che in realtà l’unico problema di vostro figlio è che ha dei genitori di merda. Per vostra fortuna, non siamo qui a discutere dei vostri problemi familiari. Potete tirare un respiro di sollievo, leggere l’articolo e poi tornare a condividere cavolate su Facebook mentre vostro figlio cresce nell’ignoranza più totale. L’argomento “Violenza nei videogiochi” è in realtà così anacronistico, che ormai parlarne ha l’equivalenza intellettuale di guardare Amici di Maria de Filippi. Sono forse uno stupido? No, non sono uno stupido. Questo non è un normale editoriale ma un metaeditoriale, non parlerò della violenza nei videogiochi in sé ma di tutti quegli inutili editoriali, news e pattume virtuale in cui se ne discute. Premetto che non sono un luminare della psicologia, né della sociologia moderna ma trovo comunque inutili i discorsi sulla violenza nei videogiochi. Ormai l’argomento ha raggiunto livelli di saturazione che, facendo una statistica molto semplice, posso affermare che chiunque abbia mai scritto di videogame, prima o poi si è trovato a parlare di questa cosa. E non mi riferisco solo a portali blasonati, ma proprio a voi appassionati che, in maniera del tutto legittima, sentite l’esigenza di parlare dell’argomento. Vi siete sfogati? Bene, ora basta, ci sono modi migliore di impiegare il tempo e cose più interessanti e utili da scrivere. L’argomento se ci fate caso si ripete ciclicamente e, altrettanto ciclicamente, la gente ci casca, redattori compresi. Ormai tra questo e un articolo con poppe in vista in stile clickbaiting, trovo davvero poca differenza. Succede più o meno così: qualche frescone pubblica uno studio dove si parla della violenza nei videogiochi che, seppur non avendo reali prove scientifiche, asserisce che, ad esempio, una certa percentuale di giocatori è una persona violenta o può diventarlo. Ancora peggio quando una persona con problemi mentali (di causa spesso sconosciuta) fa una cazzata bella grossa tipo sparare su amici e parenti perché l’aveva visto fare in un videogioco; allora in quel caso apriti cielo che inizia a piovere merda da tutto il web. Qui bisogna riflettere bene, perché è facile fare correlazioni approssimative senza considerare tutti i fattori che portano una persona a compiere un gesto terribile come quello descritto poco sopra. Che determinate persone siano soggette a comportamenti violenti è un dato di fatto, che questi comportamenti violenti, pur emulando le gesta di un videogioco, siano direttamente collegate (ripetete con me, direttamente collegate) all’uso di videogames è una cosa ancora da provare.
Parliamoci chiaro, stiamo parlando di essere umani. Non serve essere un antropologo per capire che la bellissima specie a cui apparteniamo ha messo a segno nella storia cose come: stupri, olocausti, macchine di tortura e tantissima altra bella roba. A questo punto anche i libri di storia, i film e i telefilm, alimentano la violenza umana? Tenete presente nelle vostre valutazioni che nella Bibbia c’è un re che ad un certo punto taglia un neonato a metà e lo consegna a due probabili madri. L’ultima volta che ho giocato a Silent Hill non ho visto roba così schifosa. Eppure, nonostante l’ovvietà deterministica di queste affermazioni, la gente continua a parlare della violenza nei videogiochi. Io lo so che in tutti noi videogamers c’è la volontà di difendere la nostra passione. Ma sul serio gente, basta. Non ce n’è bisogno. Basta riproporre articoli che dicono sempre la stessa cosa. Basta condividere ed attaccare chi – purtroppo per Darwin – certi studi li pubblica e che sicuramente non ha mai visto realmente un videogame. E di questo sono sicuro per il semplice fatto che se fai uno studio del genere e poi giochi regolarmente ai videogame o devi ammettere che diventerai una persona violenta, o che il tuo studio dice cazzate. Non ci vuole un genio per screditare certa roba. Eppure tempo un paio di mesi e l’argomento si fa spazio nel marasma mediatico. Qui la colpa è tutta dei media, e da qui l’esigenza di scrivere questo metaeditoriale. Si tratta di un argomento hot. Redattori di tutto il globo non aspettano altro: un articolo che fa sempre discutere, che se proprio ti dice male almeno il 90% dei tuoi utenti è lì ad acclamarti per ciò che hai scritto. La violenza nei videogiochi è un evergreen per le redazioni di tutto il globo. Possibile che nessuno si sia mai accorto della sua effettiva inutilità? Un terreno di dibattito (potenzialmente anche interessante) dove però si incontra una sola parte in causa, i cui membri si limitano a farsi le seghe a vicenda per i post carichi di passione e additare (spesso a ben ragione) contro gli oscuri signori che hanno pubblicato lo studio di turno. La game culture è tutta qui? Quando smetteremo di punzecchiare il cadavere di una discussione morta e sepolta? La sicumera e l’arroganza di chi scrive di videogame (me compreso) dovrebbe lasciar spazio ad un’onestà intellettuale capace di distaccarsi da questa politica editoriale spicciola, di questa necrofilia contenutistica ricchissima di argomenti vecchi di almeno dieci anni. Davvero gente, guardatevi dentro e pensate bene a quest’argomento. Se avete qualcosa dire a riguardo… beh, tenetevelo per voi.