Nel 1999 io e la maggior parte dei miei coetanei avevamo 15 anni e i giochi per la PlayStation non sapevamo neanche che originariamente avessero una copertina. Eravamo ladri di soldi, ma erano altri tempi. Quando ogni mese al mio amico gli arrivavano alcune copie delle ultime uscite video ludiche dentro una scatola di scarpe, cercavamo dai cd i titoli che ci sembravano più accattivanti, e senza sapere che cosa ci aspettava o meno, mettevamo dentro il disco e aspettavamo che l’eventuale sequenza in Full Motion Video partisse. Ma quando Metal Gear Solid cominciò non aveva nessun filmato in alta risoluzione, ma una sequenza in-game di un tizio dentro un minisommergibile nel Mare di Bering e un introduzione che ti spiegava a grandi linee l’operazione che dovevi affrontare. Mentre pensavamo a come sbarazzarci di quel cd il gioco cominciò. Menomale, perché ci stavamo già incazzando. Che razza di videogioco è senza un filmato introduttivo in computer grafica? No, spiegatecelo. Ma Hideo Kojima ce lo spiegò immediatamente, o quasi. Il suo gioco aveva elementi che non avevamo mai visto: il codec per esempio, una regia curata (non esistevano giochi per la PSX che contenessero questa feature, neanche i Final Fantasy) e un protagonista che nonostante non avesse gli occhi era piuttosto cazzuto. Più cazzuto della media di quel tempo.
In più c’era la storia, fantapolitica che si intrecciava con fatti realmente accaduti. Vicende che si sviluppavano in poco più di sette ore di gioco. Io e il mio amico fummo costretti a saltare la scuola per ben due mattine di fila per portarlo a termine, e quando lo completammo ne volevamo subito un altro, un seguito, o un qualcosa che ci permettesse di avere ancora un’ora in più di quel videogioco. Metal Gear Solid era un pezzo di un’opera molto più vasta, e a quei tempi, nonostante fossimo degli appassionati del settore, non avevamo idea che ci fossero dei titoli precedenti, o che sarebbe diventata una saga avente una forte complessità di eventi. Internet non era presente nelle nostre case, e scoprimmo che Metal Gear Solid aveva un finale diverso solo perché un nostro altro conoscente l’aveva terminato scappando con Otacon e non con Maryl. I finali multipli non erano una grossa novità in effetti, ma il gioco non dava l’idea che ne avesse due differenti. Non eravamo pronti a tutto questo ma ne avevamo ancora bisogno. E fummo costretti ad aspettare anni per riceverne il seguito. Nel frattempo io e il mio amico ci costruimmo una vita là fuori e il tempo per giocare diminuì a tal punto che il secondo capitolo: Sons of Liberty, passò davanti alle nostre esistenze senza la possibilità di essere giocato. Un vero peccato. E nel 2010 sentendomi in colpa verso questa saga decisi di dare una spolverata alla storia, per affrontare a testa alta il terzo e il quarto capitolo. L’intenzione era quella di rigiocarmi il primo titolo che avevo a casa ancora nuovo e mai spacchettato, e di recuperare il secondo, ma poi scoprii l’esistenza di ben due romanzi scritti da un romanziere americano sotto l’egida guida di Hideo Kojima, e data la mia pigrizia (non sono un appassionato “rigiocatore” di titoli già completati) decisi di acquistare i due libri: Metal Gear Solid e Metal Gear Solid: Sons of Liberty. Di Raymond Benson. Sicuramente ci avrei impiegato meno tempo a leggerli che a giocare i rispettivi videogiochi, mi sarei potuto prendere degli appunti data la storia intricata, e avrei potuto mettere in pausa il libro come e quando volevo. Tutto di guadagnato, vero? Invece no. Ancora maledico il giorno in cui bruciai 30€ per queste due creazioni. E dato che vi voglio quasi bene, vi parlerò solamente del primo libro. Se invece volete anche una sola vaga idea del secondo libro basta che facciate così: andate in cucina, prendete il sale grosso e gettatevelo dritto negli occhi. Ecco la vostra anteprima.
Il tentativo:
Sicuramente la novellizzazione di un videogioco poteva essere un bell’esperimento. Il fatto di aver la possibilità di vivere l’avventura attraverso i pensieri di Snake e magari capire un po’ meglio cosa gli passasse per la testa al protagonista durante la storia, era un modo per completare l’esperienza di gioco con un punto di vista diverso. Questo era quello che mi aspettavo dal romanzo. Invece un disastro. Non sono uno di quelli che vede il pelo nell’uovo nelle cose che assorbe, che siano cinema, videogiochi, o l’arte in generale, ma sono uno che rispetta molto profondamente il lavoro degli altri, e difficilmente se ne esce con delle critiche assurde, tipo questa è merda perché –. No, non è da me. Ma qua, in questo libro, è difficile trattenersi. Partiamo col presupposto che nel caso non aveste giocato a Metal Gear Solid difficilmente riuscirete a capire qualcosa da questo romanzo, che chiamarlo romanzo è già di per sé uno sforzo ben al di sopra delle mie capacità cerebrali. La storia segue di pari passo le vicende del videogioco. Scandendole neanche fosse una guida, e se almeno la guida strategica ha delle belle immagini, il libro neanche questo. I personaggi che vengono fuori sono piatti, al limite della sopportazione umana, e il protagonista Solid Snake, ogni tanto si cimenta in quelle che dovrebbero essere battute di spirito, ma che ti fanno tremare le mani. Adesso che l’ho ripreso in mano, per rileggerlo, ho dovuto chiudere tutte le finestre di casa per far sì che non mi venisse voglia di lanciarlo in strada ogni qual volta incontravo una “battuta” di Snake. Se non volessi ridere mi basterebbe Zelig, hai capito Raymond Benson? Anche gli innumerevoli colpi di scena sono ridotti a divenire righe senza spessore alcuno. Gente come Psyco Mantis o Revolver Ocelot, che hanno fatto la storia nel mondo dei videogiochi, trasformati a miserevoli esseri qualunque, sprovvisti di carattere. Ogni elemento di Metal Gear Solid è stato ridotto ai minimi termini, una liofilizzazione, altro che novellizzazione. Un’occasione mancata, un esperimento dagli ottimi presupposti ma con risultati scadenti. E una lettura che non trova giustificazione alcuna. Una volta finito non vi restituirà nulla. Anzi, vi avrà solo tolto denaro che potevate spendere in un DLC.
Ah, dimenticavo, dopo queste letture, il primo e il secondo libro, ho deciso di abbandonare la saga definitivamente. Grazie Raymond. Mi devi 30€.