Su Netflix arriva Midnight Mass, nuova miniserie scritta e diretta da Mike Flanagan
Era il 2013 quando andai a vedere al cinema Oculus, film horror a basso budget diretto da un regista nuovo nel mestiere: Mike Flanagan. Rimasi stupefatto dalla qualità del film, non solo per le sue qualità orrorifiche, ma anche per quelle drammatiche. Da quel momento iniziai a seguire il lavoro di questo regista, che film dopo film continuava a stupirmi, elettrizzarmi e spaventarmi. Il terrore del silenzio, Il gioco di Gerald, Doctor Sleep: se c’era la firma di Flanagan ero ormai sicuro che mi avrebbe entusiasmato. Grazie a Netflix, il suo sguardo cinematografico è stato poi portato sul piccolo schermo con la magnifica serie The Haunting (of Hill House e Bly Manor) e la neo uscita Midnight Mass.
Ed è giunta l’ora di riconoscere a Mike Flanagan lo stato di autore, tra i migliori del panorama horror, e anche drammatico. È ormai assodata la sua eccelsa qualità nella direzione degli attori, della macchina da presa e nella scrittura. È un cineasta in grado di dare forma e autorialità a qualsiasi progetto con cui ha a che fare; e con Midnight Mass siamo finalmente arrivati al primo vero capolavoro della sua carriera.
La storia ruota intorno a quella di due uomini: Riley Flynn, che dopo quattro anni di carcere per omicidio stradale torna finalmente sulla piccola isola in cui è nato, e Padre Paul Hill, enigmatico nuovo parroco arrivato per sostituire il diacono precedente.
Ma i due uomini non sono i soli protagonisti della serie Netflix, Midnight Mass è in realtà un racconto di una piccola società e delle sue varie sfaccettature: abbiamo il sindaco Wade e sua figlia paraplegica, la devota cristiana e petulante del villaggio Bev Keane, lo sceriffo locale di origini musulmane di nome Sharif, la maestra delle medie Erin Greene dal passato turbolento e molti altri personaggi ancora. Si tratta di un racconto sociologico, dove è difficile inquadrare un vero e proprio personaggio principale, poiché ognuno, nel corso dei sette episodi che compongono la serie, trova il suo momento per splendere su schermo.
Mike Flanagan scrive e dirige oltre sette ore di una storia che avanza lentamente verso una feroce critica alla Chiesa Cattolica e, allo stesso tempo, si evolve ad un inno alla fede e la religione di qualunque credo. È una serie che fa dei riferimenti biblici una delle sue colonne portanti, citati non solo dagli stessi personaggi dello show, ma anche dai titoli degli episodi, che seguono una spirale discendente dal primo libro della Genesi fino all’Apocalisse. Sono tantissimi i parallelismi tra la Bibbia e le vicende dei personaggi, ma la dicotomia non viene portata in scena in modo didascalico e banalmente allegorico. La serie riconosce la sua stessa fissazione con la metafora biblica e la sfrutta a suo vantaggio per trarne un ritratto del lato tossico del cristianesimo, che sfocia spesso nell’islamofobia e nel puritanesimo più bigotto.
Crockett Island, piccolo isolotto di pescatori sulla costa del Maine, fa da sfondo alle vicende della serie. Si tratta di un luogo che rappresenta un paradiso per alcuni, che non lo lascerebbero neanche da morti, e un inferno per altri, da cui però per un motivo o per un altro è impossibile scappare. La cinepresa di Flanagan passa molto tempo a inquadrare le coste, gli spazi e le strade di Crockett Island con i suoi pochi e fondamentali punti di riferimento: la chiesa di St. Patrick e il suo centro creativo. Si tratta di fulcri centrali per la comunità dell’isola, che con l’arrivo del misterioso nuovo parroco ritrovano la linfa vitale di un tempo.
Oltre a tessere tutte le lodi possibili a Mike Flanagan però, è necessario parlare anche dell’incredibile cast. Su tutti spicca il ruolo di Padre Paul Hill, interpretato da Hamish Linklater, che alcuni ricorderanno per il suo ruolo ricorrente nella serie tv Legion. Tornano poi alcune collaborazioni storiche di Flanagan come la moglie Kate Siegel, che dimostra ancora una volta le sue enormi doti attoriali, e Henry Thomas dalla serie Netflix The Haunting.
Sono stavo volutamente omissivo per quanto riguarda la vera e propria trama di Midnight Mass. Questo perché penso sia un prodotto che guadagni di potenza se vista sapendo il meno possibile delle vicende. È consigliabile fare un vero e proprio “atto di fede” e lasciarsi trasportare dalla lenta e intrigante storia della serie.
Da come ho cercato di raccontare i temi e la direzione autoriale, Midnight Mass non sembra neanche collocarsi al fianco di altre serie horror di Netflix. Questo perché lo spavento e la paura non sono più elementi fondamentali per Flanagan, che non ha più bisogno di lanciare qualche jumpscare saltuario per far saltare sulla sedia il pubblico che lo aveva conosciuto nel lontano 2013. Preferisce concentrarsi sui personaggi e i loro drammi, e analizzare tramite loro i temi che gli stanno più a cuore. L’horror di Flanagan è diventato più passivo e psicologico: preferisce celarsi nell’ombra e montare lentamente la tensione fino a raggiungere la punta massima del terrore solo negli ultimi episodi.
Con Midnight Mass, Netflix porta nel suo catalogo un vero e proprio capolavoro. Una miniserie che afferma Mike Flanagan come un autore riconoscibile e degno di prestigio. Una sicurezza per i fan dell’horror, e in generale, delle belle storie drammatiche.