Nelle librerie arriva Midnight Sun, nuovo/vecchio capitolo della saga di Twilight che ci ricorda che non è tutto vampiro quel che luccica
Sembrano passati secoli, anche se in realtà sono poco più di dieci anni, da quando le librerie, i cinema e gli schermi televisivi sono stati invasi dalla famiglia Cullen, dai fratelli Salvatore, dai vampiri della Louisiana di Sookie Stackhouse e da decine di altri succhiasangue in salsa romance. Questi vampiri buoni – fratellini minori di Angel e Spike – hanno in comune, oltre alla sfavillante bellezza e alla tendenza a innamorarsi di umane, una dieta… chiamiamola vegetariana.
Diete vegetariane per vampiri umani
Quello del vampiro vegetariano è un vero e proprio tropo narrativo, un escamotage per umanizzare il mostro e, ancora prima degli amanti di Buffy, un esempio di umanità vampiresca la possiamo rintracciare in Louis de Pointe du Lac, controparte etica di Lestat nel romanzo più famoso di Anne Rice, Intervista col vampiro. Louis – un personaggio melanconico, non più desideroso di vivere ma incapace di porre fine alla propria esistenza – inizierà la sua nuova vita rifiutando di nutrirsi di sangue umano e riversando la sua famelica sete sui ratti. Se il rifiuto dell’omicidio è un sintomo di residua umanità, il non cedere agli istinti più sanguinari è anche un requisito essenziale per amare ed essere amati da una giovane umana.
Questi per sempre giovani e aitanti uomini, seppur in grado di arginare la loro sete di sangue umano, infatti, sembrano non poter fare a meno di soccombere agli strali d’amore e, molto spesso, è proprio un’umana a diventare l’oggetto di desiderio designato. Uso la parola oggetto non per una pigrizia formulativa, ma perché indicativa del ruolo che queste giovani donne si trovano molto spesso a ricoprire nella narrativa fantastica romantica e, a questo proposito, affrontiamo subito l’elefante nella stanza.
L’anacronismo di Midnight Sun
Che non si esca vivi dall’adolescenza è una verità universalmente riconosciuta; che questo sia ancora più vero per Edward Cullen è un dato di fatto. Proprio quest’anno, per esempio, è arrivato nelle librerie di tutto il mondo Midnight Sun, il racconto degli eventi di Twilight dal punto di vista del vampiro più brillante della narrativa young adult. Stephenie Meyer, recuperando un progetto su cui già aveva iniziato a lavorare durante la stesura della tetralogia originale – ma che non aveva poi visto la luce in seguito a un leak dei primi capitoli che aveva fatto infuriare l’autrice – ci porta di nuovo a Forks permettendoci, stavolta, di entrare nella mente del vampiro e spiare i suoi pensieri in una sorta di ribaltamento del superpotere del Giovane Cullen. E di pensieri ce ne sono a iosa: Midnight Sun – sento che verrò fulminata per quello che sto per scrivere – è il masterpiece dello stream of consciousness vampiresco, ma soprattutto è un romanzo in grado di mettere a disagio chiunque, dal 2006 a oggi, sia cresciuto a un ritmo umano (non quello di Renesmee, per intenderci) e abbia scoperto e compreso le criticità della saga.
Il fandom di Twilight è diventato grande e, per esempio, ha realizzato quanto vicina a una relazione abusiva fosse la grande storia d’amore tra Edward Cullen e Bella Swan, o come Stephanie Meyer si sia appropriata – stereotipandola – della cultura dei nativi Quileute o, ancora, come tutto l’arco narrativo sia una grande metafora della resurrezione secondo la chiesa mormonica – astensione dal sesso prima del matrimonio inclusa. A queste realizzazioni è seguita la Twilight Renaissance, un modo giocoso ma consapevole di trattare la lore di Twilight senza minimizzarne le problematiche ma, anzi, usandole per creare informazione su tematiche sensibili come quella del movimento Black Lives Matter (a questo proposito potere vedere il lavoro di meme e divulgazione portato avanti dal profilo @twilightrenaissance su Instagram). Proprio a causa di questa nuova consapevolezza, leggere Midnight Sun può rivelarsi molto anacronistico.
Nel momento in cui incontra Bella per la prima volta, il nostro bel tenebroso ha l’età umana di 104 anni e in Midnight Sun riusciamo ad immaginarcelo perfettamente come un anziano cresciuto in un’epoca in cui rispettare una donna significava aprirle la porta del ristorante e trattarla come un delicato oggettino da non lasciare nelle mani di nessun altro. Nella sua mente, Bella è troppo indifesa, troppo buona, troppo preziosa, una ragazza che non è come tutte le altre perché nessuna ragazza normale avrebbe offerto il viso alla pioggia in quel modo; le ragazze normali si truccavano […] Bella non si truccava, né avrebbe dovuto farlo. L’industria cosmetica guadagnava miliardi di dollari l’anno grazie a donne che tentavano di ottenere una pelle come la sua. È lo stesso Edward ad ammetterlo: non sapevo come corteggiarla da uomo, da normale uomo moderno dell’anno 2005. Quando ero un essere umano avevo imparato gli usi del mio tempo.
E quali sono gli usi di inizio secolo, se non un costante controllo della persona amata? Grazie alle sue abilità sovrannaturali Edward sorveglia Bella giorno e notte – guardandola attraverso i pensieri dei loro compagni di scuola ed entrando nella sua stanza mentre lei dorme – rammaricandosi di non poter andare oltre: mi rattristava molto non poter sentire i suoi pensieri nemmeno per tenerla sotto controllo – per essere sicuro che fosse felice, o almeno al sicuro. Se a sedici anni avere qualcuno che desiderasse guardarci dormire poteva essere l’apice del romanticismo, con il passare del tempo abbiamo scoperto quanto sia essenziale in una relazione funzionale il rispetto degli spazi e il pericolo che si cela nell’annullarsi per compiacere la persona che si ha accanto. Con Midnight Sun, insomma, il sospetto che una storia d’amore come quella tra Bella ed Edward sia tanto auspicabile come quella tra Giulietta e Romeo diventa conferma.
Consenso, privilegio, gentrificazione: i nuovi vampiri
Se questo è quello che è successo in passato, qual è invece il presente dei vampiri post Twilightmania? Per rispondere a questa domanda ci vengono in soccorso due libri pubblicati quest’anno. In Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe – il romanzo più recente dell’autore americano Grady Hendrix pubblicato in Italia da Mondadori nella collana Strade blu – non è tutto vampiro quel che luccica e in questo romanzo a basso tasso adolescenziale ambientato nella suburbia degli States meridionali la protagonista – una donna adulta, una stay-at-home-mum – si trova ad affrontare l’orrore sanguinolento che devasta il suo vicinato tra un appuntamento mensile del club del libro e una cena in famiglia. Lontano dal tropo della love story con il vampiro, con un sottotesto che mette in guardia dai pericoli della gentrificazione, Hendrix rielabora la figura del succhiasangue senza mitigare la carneficina di innocenti che accompagna fin dalla sua nascita la figura del vampiro, – nelle parole dell’autore – serial killer originario, spogliato di tutto ciò che ci rende umani; senza amici, famiglia, radici o figli. Essere di pura fame. Una fame distruttiva.
Ma, dobbiamo ammetterlo, anche se non abbiamo più sedici anni il binomio adolescenza/vampiro continua ad affascinarci e proprio non ce la facciamo a rinunciare a questo tipo di storie. Ad aiutarci a fare il punto della situazione arriva Vampires Never Get Old, un’antologia non ancora portata in Italia che raccoglie racconti di autrici e autori young adult alle prese con l’iconico non-morto. Curata e commentata dalle scrittrici Zoraida Córdova e Natalie C. Parker, questa raccolta di racconti presenta a chi legge uno sguardo fresco e intersezionale su amore, morte, vampiri e adolescenza, dosando ironia, pop reference, e profondità di analisi. Le nuove voci dello young adult si allontanano dalle storie facili di passione e desiderio per andare a indagare tematiche come il privilegio, il consenso (Seven Nights for Dying, Tessa Gratton), il neocolonialismo (A Guidebook for the Newly Sired Desi Vampire, Samira Ahmed), concentrandosi molto più sulla condizione del neonato vampiro come persona in un momento di transizione (e cos’è, l’adolescenza, se non il più meraviglioso e terrificante momento di transizione della vita umana) che sulle love story (che – vi rassicuro – comunque non mancheranno).
Come tutte le figure mostruose archetipiche – gli zombie, i fantasmi, le creature figlie di scienziati pazzi – i vampiri non escono mai di scena, ma si reinventano, dando forma e voce alle paure e i desideri del tempo in cui vengono raccontati e se anche il momento dei vampiri vegetariani, gentili e innamorati fosse giunto al termine, iniziative come quelle di Córdova e Parker, figure come quelle del vampiro immaginato da Hendrix o, spostandoci su un altro medium, punti di vista folli come quello di What We Do in the Shadows ci mostrano come sia possibile creare ancora storie di vampiri in grado di stare al passo con i tempi, di raccontare il mondo che ci circonda. Che la nuova ondata di vampiri riesca o meno a soppiantare il trend delle streghe, che a sua volta ha soppiantato quello delle distopie che ha originariamente spazzato via Twilight, una cosa è certa: i vampiri non muoiono mai.