Biografie fantastiche per il fantastico: le vite fuori dall’ordinario degli autori
Le biografie degli autori di fantasy, fantascienza, horror e molti altri generi del fantastico molto spesso sono avvolte da un alone di mito. Tutti noi, almeno una volta, abbiamo sentito la storia di grandi e piccoli autori che hanno dedicato la propria vita a creare mondi, a mettere su carta quel sense-of-wonder che crea il fantastico così come lo conosciamo.
Abbiamo letto dei sogni con i leoni di C.S. Lewis. Delle giornate che J.K. Rowling avrebbe passato al The Elephant House di Edimburgo per scrivere in un luogo riscaldato. E sì, abbiamo anche letto delle visioni di draghi che Paolini avrebbe avuto sotto la doccia…
Di certo, quando si parla di scrittori di fantastico, diventa spesso difficile riuscire a distinguere la realtà dalla fantasia, dal mito che qualche casa editrice ha creato attorno a loro per aumentare la curiosità su un libro. Un difetto comune a un mercato editoriale dove, troppo spesso, si decide di vendere l’autore piuttosto che il romanzo. Ed è qui che entrano in gioco le biografie e le autobiografie degli autori di fantastico.
Grazie all’intervento di qualche lettore divenuto scrittore, o per volontà dello scrittore stesso, abbiamo qualche volta l’occasione di comprendere meglio gli autori. Leggere cosa li abbia resi degli scrittori, persone dedite a donare un po’ di immaginazione alla nostra vita, facendo riscoprire ai nostri occhi i colori in un mondo grigio.
Abbiamo quindi scelto le biografie di cinque autori (facciamo sei…) di fantastico (fantasy, fantascienza e horror) per riuscire a scovare quale sia la vera magia celata dietro una nube di racconti mitologici. Mettetevi comodi: questo viaggio ci condurrà attraverso mondi lontani, oltre il tempo e lo spazio. Mondi che, in definitiva, si nascondono nelle menti straordinarie di personaggi fuori dal comune.
Terry Pratchett (The Magic Of Terry Pratchett, Marc Burrows)
Parlare della vita di Terry Pratchett potrebbe essere un argomento straniante per chi conserva un pregiudizio su quale debba essere la biografia di un autore fantasy. Nella sua vita, Sir Terry, è stato un po’ di tutto. Un pessimo studente con la passione per le scienze, un giornalista, un addetto stampa per le centrali nucleari britanniche, prima di essere noto come affermato scrittore ed essere nominato Cavaliere dalla regina Elisabetta II.
Una vita fuori dall’ordinario, conclusasi prematuramente e nel dolore del mondo della letteratura, quella di una delle menti più geniali prestate al fantastico. Una vita che non poteva non essere raccontata. Cosa si nascondeva sotto quell’iconico fedora nero, più adatto a un cowboy che a un Cavaliere dell’Impero Britannico?
Proprio per rispondere a questo quesito il redattore di The Guardian Marc Burrows ha dato alle stampe il suo The Magic Of Terry Pratchett, la prima biografia completa di Sir Terry. Al suo interno viene raccontata la storia di un uomo fuori dal comune. Una persona brillante, gentile e dotata di un talento eccezionale, che nella sua vita è passata dalla scrivania del Bucks Free Press al vendere ottantacinque milioni di copie.
Burrows esegue così un accurato lavoro di ricerca, sfruttando sia materiale d’archivio che interviste ad amici, parenti, conoscenti di Sir Terry, andando a svelare la vita eccezionale del creatore del Mondo Disco. Un libro che non può non trovarsi nelle librerie dei lettori di Sir Terry.
Douglas Adams (Hitchhiker: A Biography Of Douglas Adams, M. J. Simpson)
Cosa lega la Vorace Bestia Bugblatta di Traal e una gara per determinare il Borghese più imbecille dell’anno? A parte l’essere imbecilli, ovvio. La risposta è… 42. O, forse, una comune passione per il cambio di prospettiva, per la satira in quella sua forma più pura e genuina, capace di far uscire fuori dai gangheri anche il più indifferente degli individui. Insomma se volete scoprire come Douglas Adams, vulcanico creatore di Guida Galattica per gli Autostoppisti, sia stato ispirato dai Monty Python, questo è il libro che fa per voi.
Spesso ci viene detto che un libro, uno scrittore, un personaggio, sono il prodotto di un periodo storico, di uno zeitgeist. Mai come nel caso di Adams questa cosa è vera. L’autore di Cambridge ha vissuto in pieno gli anni Sessanta, si è formato intellettualmente nel decennio dei Beatles e artisticamente in quello dei Monty Python e questi, come molti altri aspetti, lo hanno reso ciò che tutti noi conosciamo. Diventare autore di una trilogia in cinque libri non è un’impresa facile. Tuttavia può essere compiuta anche grazie a lunghe sessioni televisive a base di Doctor Who.
Nel suo Hitchhiker: A Biography Of Douglas Adams, M. J. Simpson si diverte a ripescare alcuni degli aneddoti più famosi dell’Autostoppista del fantastico e a indagare al di sotto di essi, rendendoli qualcosa di più di semplici eventi isolati. Essi divengono parte integrante di una storia, un modo per divenire migliori e arrivare, nel 1975, a scrivere un programma radiofonico per la BBC. Uno dove portarsi dietro un asciugamano può salvare la vita.
Ma è anche un libro sulle difficoltà materiali di un artista. Un uomo capace di sfornare un centinaio di idee al minuto (probabilmente non è un’esagerazione!) ma che, allo stesso tempo, non riesce a convivere con la parte materiale dell’essere uno scrittore. Quella che costringe l’autore a lunghe ore solitarie alla sua scrivania, nel tentativo di porre su carta quanto partorito dalla sua mente. Spesso senza riuscirvi.
Isaac Asimov (It’s Been a Good Life, Janet Opal Jeppson Asimov)
Tra le scelte che abbiamo compiuto all’interno di questa lista questa è quella che potrebbe far storcere maggiormente il naso ai lettori. Alcuni fan di Isaac Asimov potrebbero recriminare il fatto di aver scelto It’s been a good life, opera della moglie Janet, al posto delle sue precedenti autobiografie. In effetti quanto scritto da Janet Opal Jeppson Asimov appare, qualche volta, edulcorato rispetto alla realtà dei fatti. Ma questo non toglie nulla al valore di questa biografia.
Il libro si presenta in effetti come una sorta di compendio. Al suo interno vengono condensate non solo le precedenti autobiografie del padre della robotica, ma anche pagine di diario, lettere e testimonianze dell’unica persona che, forse, può dire di aver conosciuto davvero l’uomo dietro al Ciclo delle Fondazioni.
L’idea stessa di dare la voce a Janet Opal ci porta in una dimensione diversa del genio. Più intima e familiare, capace di far convivere la sua mente fuori dall’ordinario con la sua quotidianità. L’autrice riesce a unire l’immensa mole di materiale di Isaac Asimov, facendone risaltare il lato migliore. Quello di un uomo profondamente devoto al proprio lavoro, un divulgatore convinto di lavorare per la più nobile delle cause, quella del miglioramento della razza umana.
Proprio sotto questo aspetto si consuma l’opera più lodevole dell’autrice. È la sua capacità di far risaltare il sentimento più ottimista di Asimov, quello che potremmo definire il suo lato pedagogico nei confronti dei lettori. La speranza che la generazione che leggerà i suoi testi potrà essere migliore di quella che l’ha preceduta.
Ursula Kroeber Le Guin (No Time to Spare)
Può apparire un po’ una forzatura la scelta di inserire No Time to Spare di Ursula Kroeber Le Guin all’interno di questa lista. In fondo non si tratta realmente di un’autobiografia, e inserirla tra le biografie di autori di fantastico può sembrare un azzardo. Tuttavia quanto ci viene raccontato da questa raccolta di pubblicazioni, nate come articoli di diversa natura dell’autrice, ci fornisce uno sguardo unico sulla vita della Maestra del Fantastico.
Il suo sguardo acuto e sempre capace di cogliere un piccolo segnale all’interno di questioni più grandi, fa di Ursula K. Le Guin una meravigliosa voce fuori dal coro. All’interno della raccolta possiamo scorgere il suo pensiero critico su diversi aspetti della sua contemporaneità, le sue idee sul proprio presente e sul futuro della letteratura.
Attraverso le sue recensioni risalta una sua vena polemica dotata di grande sagacia (non senza qualche piccola provocazione), ma non mancano articoli con un lato più intimo e personale, con forti componenti autobiografiche. L’acuto spirito di osservazione dell’autrice si spinge oltre, alla ricerca delle prospettive per la letteratura e per i generi letterari a lei più cari: il fantastico e la letteratura di genere. No Time to Spare è un libro da leggere soprattutto chiedendosi cosa avrebbe pensato della nostra attualità la sua autrice, cercando al suo interno di trovare risposte alle nostre domande attraverso le sue parole.
Stephen King (On Writing – autobiografia di un mestiere)
L’abilità di un narratore non è troppo diversa da quella di un bravo illusionista. Tutto sta nel far credere che la finzione possa essere realtà. Oppure raccontare la realtà così bene da farci venire il dubbio che sia una finzione. Ed è questa l’operazione che sembra compiere Stephen King all’interno del suo On Writing: Autobiografia di un mestiere.
Oltre a essere stato il libro di riferimento per diverse generazioni di aspiranti scrittori, On Writing si mostra come il racconto di una vita piena di difficoltà. Prima che Stephen King diventasse il Re dell’Horror, l’autore vivente più venduto al mondo, era un bambino con problemi di salute, uno studente con ambizioni e speranze, un uomo con difficoltà a mantenere la famiglia, un giovane scrittore che ha attraversato una lenta e costante crescita per divenire l’autore che tutti conosciamo e amiamo. Od odiamo: perché si sa, ogni tanto King fa nascere in noi sentimenti di regicidio.
King non esita a mettersi a nudo. E lo fa con coraggio, mostrando anche i lati peggiori del suo carattere. Le sue intemperanze, le sue dipendenze, i suoi eccessi e le sue paure. On Writing diviene in tutto e per tutto l’autobiografia di un mestiere perché al suo interno si condensano pagine su pagine su cosa renda tale uno scrittore. Non è solo una questione di talento, ma anche di dedizione, di sacrificio e studio. La consapevolezza che la strada per raggiungere il proprio scopo sia lunga e tortuosa, come riconosciuto da un sovrano indiscusso della narrativa contemporanea.
Bonus: John Ronald Reuel Tolkien (L’albero e il mago, Carmen Perin, Maria Distefano e Paola Ancilotto)
Ci siamo riservati uno spazio in più per parlare del Professore. Sì, ancora Tolkien. Ma in effetti è difficile lasciare il suo nome fuori da una lista di biografie di autori del fantastico. Quasi quanto è difficile trovare un’unica opera che sia realmente degna di essere letta per raccontare la sua vita. Su John Ronald Reuel Tolkien sono stati gettati fiumi di inchiostro. Chi vuole conoscere sa già della sua infanzia in Sudafrica, la sua giovinezza nella campagna inglese, i suoi studi per ottenere il Bachelor of Arts, il suo amore per Edith e il suo periodo sulla Somme, prima di diventare ciò che tutti conosciamo: il creatore di Arda e il padre dell’High Fantasy.
La sua vita, parafrasando lo stesso Tolkien, è un fulmine tra le lampadine. E le biografie a lui dedicate si affaticano a ricreare quelle sensazioni, esaltando e mitizzando il personaggio. Proprio per questo l’opera di Carmen Perin, Maria Distefano e Paola Ancilotto sembra distaccarsi dalle altre e diventare meritevole di maggiori attenzioni.
L’Albero e il Mago si propone di “demitizzare” la vita del Professore. Dare risalto ai momenti di intimità familiare, alle amicizie, alle sue passioni. E lo fa con lo stile di un libro per l’infanzia. Rendendo la storia di una vita lunga, famosa e prolifica qualcosa di semplice, di apprezzabile da chiunque. A volte è difficile per un fulmine risaltare in una tempesta. Può perciò bastare essere una candela, quanto basta per accendere una luce capace di illuminare i momenti più importanti di una vita. Anche quella di un autore che, lo si voglia o no, ha influenzato un intero genere, cambiandolo per sempre.