Aprire le orecchie per godersi le migliori colonne sonore dei videogiochi

Con la perizia del chirurgo si può giocare di bisturi e sezionare il comparto sonoro – fra brani, note, suoni ambientali, rumori, voci, ritmi– di un videogioco per ammirarne la composizione, le idee, la compostezza individuale e la sua capacità di con-fondersi in un insieme per esaltarlo dal profondo. Insomma, è possibile, visto che tutto è possibile, raccogliere dieci imperdibili (e probabilmente migliori) colonne sonore della storia dei videogiochi e metterle in fila solo per poterle ascoltare e riascoltare. Non per forza le più belle in assoluto, non per forza le più ricordate, non per forza le più importanti, ma a loro modo tutte estremamente significative.

NieR: Automata

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Nier: Automata è un gioco eccezionale sotto molti punti vista. Alcuni dei quali li abbiamo presentati in questo articolo, con lo scopo di addentrarci nelle profondità ludonarrative ideate da Yoko Taro e dal suo team e riuscire ad acciuffare i vari strati di significato che vediamo muoversi e trasformarsi intorno a noi.

Un aspetto su cui vogliamo soffermarci in questa occasione riguarda la colonna sonora, un elemento di primaria importanza in un progetto così ambizioso. Composta da Kiichi Okabe, Lead Composer e già autore delle musiche del primo NieR, con il sostegno vocale di artisti come J’Nique Nicole ed Emi Evans, si caratterizza innanzitutto per la sua grande varietà di proposte: un susseguirsi di melodie e accompagnamenti sonori che si alternano dinamicamente in corrispondenza della nostra posizione e dei cambi di area. Lo scorrere di un brano all’altro avviene in modo così fluido e quasi impercettibile, che il giocatore non percepisce come estraneo a sé il caldo abbraccio di queste note che si fanno espressione sensoriale ed emotiva di un mondo di gioco così straniante e misterioso. Ed è proprio nella sinergia armoniosa del tutto, nella qualità dei singoli brani che esplode nel suo insieme così organicamente integrato e processato, che la musica in NieR:Automata raggiunge il suo massimo ed entra di diritto nel novero delle imperdibili colonne sonore dei videogiochi.

Le migliori colonne sonore dei videogiochi:

Persona 5

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Altro esponente di punta, che non poteva mancare in una lista delle migliori e più significative colonne sonore dei videogiochi, è Persona 5 (ora espanso e aggiornato nella versione definitiva intitolata Persona 5 Royal). Ultimo esponente della saga Persona prodotta da Atlus, vede in Shoji Meguro l’artefice della sua fortuna, almeno per quanto riguarda il comporto sonoro.

La forza della sua OST, risiede proprio nel suo essere rumorosa, potente, ostentata ed elegante allo stesso tempo. Un sottofondo musicale che colpisce con numerose hit, che non solo hanno quel singolare e non sempre scontato potere di funzionare anche al di fuori del contesto originale di fruizione, ma che con quel susseguirsi di funk, acid jazz, fusion a briglia sciolta traducono in impulsi vibranti quel viaggio un po’ onirico e un po’ confuso che rappresenta l’andirivieni dentro e fuori una psiche condivisa. Liberi di ballare e di scatenarci quasi come se dovessimo conquistare il mondo.

Bastion

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Hades di Supergiant Games è sulla bocca di tutti, e giustamente aggiungiamo. Tuttavia, per quanto riguarda questa particolare classica delle migliori colonne sonore dei videogiochi, abbiamo scelto di parlare di un altro gioco della stessa software house (ma anche il lavoro svolto per le musiche di Hades è degno di nota, ci teniamo a precisarlo): parliamo di Bastion. Pubblicato nel lontano 2011, si tratta di un action GDR con visuale isometrica in cui il nostro scopo è superare vari dungeon con l’aiuto di un set considerevole di armi e delle abilità in nostro possesso.

Le musiche di Bastion, a opera del compositore Darren Korb, si distinguono fin da subito per la loro forte e impattante identità. Una personalità variegata e rumorosa, che viene eseguita tramite arrangiamenti che mescolano strumenti acustici, come chitarre, sitar, percussioni, con l’elettronica, per dare via a energiche e sorprendenti miscele musicali. Incontri sonori, che potremmo quasi classificare come folk-steampunk, e che restituiscono sensazioni esotiche ma quotidiane, talvolta ansiose e precipitosa e altre volta cupe, oscure e malinconiche. Brani sorprendenti, che si esaltano quando rivestono il ruolo di contrappunti simbolici fra quello che vediamo e i luoghi, o i personaggi, appena scoperti.

Cuphead

Buona parte del fascino e del successo riscosso da Cuphead, run ‘n’ gun sviluppato da StudioMDHR, risiede nell’incredibile atmosfera anni ’30 in cui veniamo immediatamente immersi. Ad accompagnare lo stile grafico, infatti, che volutamente richiama e riecheggia le produzioni dei Fleischer Studio e dei primi cortometraggi Disney, vi è una colonna sonora pazzesca, che propone composizioni jazz, swing, ragtime, come solo le migliori big band dell’epoca erano in grado di fare. Battere il tempo e fischiettare i vari temi, ci permette di aprire squarci temporale che ci catapultano indietro nel tempo, donando coerenza e lucentezza a gameplay tanto crudele quanto appagante e che sembra non poter esistere se non rivestito da quelle esatte note che tutte insieme formulano un matematico spartito musicale come indizio dei pattern e delle sequenze che animano e regolano quella realtà.

La coerenza raggiunta da Kristofer Maddigan, compositore dell’intera OST, è allora assoluta; tanto da caratterizzare in modo indissolubile le numerose boss-fight e le indimenticabili scene che ci troveremo ad affrontare (non senza qualche difficoltà) nel diabolico mondo di Cuphead e renderlo un inevitabile ospite di questo gruppo di imperdibili colonne sonore dei videogiochi.

Space Channel 5

A cavallo fra la fine degli anni ’90 e il nuovo millennio, vede la luce Space Channel 5, rhythm game di SEGA che ci vede vestire i panni di una giovane giornalista aliena del 25esimo secolo di nome Ulala che deve indagare su delle astronavi aliene che costringono i propri prigionieri a ballare senza sosta a ritmo di musica.

Musica che, composta da membri del Sega Sound Team e da personalità quali Naofumi Hataya, Kenichi Tokoi e il gruppo musicale Ken Woodman & His Piccadilly Brass, mescola elettronica, dalle tinte futuristiche e piena di neon, al jazz delle big band con punte di sonorità latino-americane, per costituire l’ossatura su cui si basano le meccaniche di gioco, tutte ritmo memoria e coordinazione. E, ovviamente, assurdità alienanti.

Pillola di curiosità: alla richiesta di SEGA di ottenere la licenza per poter inserire il brano Mexican Flyer nella colonna sonora, Ken Woodman, compositore e trombettista britannico, rimase piuttosto scioccato e incredulo.

Portal 2

Stravagante, geniale, ironico e nato da un’idea tanto semplice quanto straordinaria nella realizzazione, Portal 2 è un capolavoro assoluto del medium videoludico.

Un risultato d’eccezione che immancabilmente passa attraverso Songs to Test By, ovvero la colonna sonora scritta da Mike Moraksy – con la collaborazione di artisti quali The National, Kelly Bailey e Jonathan Coulton – distribuita in tre volume e di cui venne prodotta anche un’edizione speciale in quattro dischi.

Sinergizzando bit ritmici, campionature chiptune, frammenti di elettronica a sonorità più indie rock anche cantate, Moraksy ha creato un’architettura sonora adattiva e dinamica che risponde generandosi proceduralmente in tempo reale in base alle azioni compiute dal giocatore. Un sistema vivente che, nell’ombra del glitch informatico che pulsa nel cuore di ogni matrice matematica, realizza un clima elettrizzante quanto inquietante e a tratti malinconico, ricolmo di punte dal sapore dolceamaro.

Undertale (ma anche Earthbound/Mother)

Fenomeno indie, conosciuto e apprezzatissimo da un vasto pubblico di appassionati che cresce anno dopo anno, Undertale, così come i predecessori EarthBound/Mother, punta molto sulla colonna sonora come veicolo di immedesimazione e di trasmissione dei significati sepolti nel micro-universo immaginario creato da Toby Fox.

Quasi interamente realizzata utilizzando la tecnologia SoundFonts, questa OST alterna campionature pop, rock e folk, a brani jazz conditi da suoni ambient e ritmi synth, per raggiungere notevoli picchi drammatici nelle composizioni più orchestrate. Il fascino di un sound così retrò, oltre a sposarsi alla perfezione a delle meccaniche e a un’estetica 16 bit, viene potenziato grazie a un particolare e brillante lavoro intorno al concetto di leitmotiv: molti temi musicali, infatti, che troviamo associati a personaggi, si ripetono in continuazione mutando velocità, accelerando e rallentando, fino a rendersi irriconoscibili ma comunque familiari, presenti, tangibili nel loro movimento incessante. Tanto da darci l’impressione di vivere un sogno o di rivivere un lontano ricordo d’infanzia.

Le migliori colonne sonore dei videogiochi:

Jet Set Radio

Bande di strada giapponesi, graffitari sui rollerblade, violenza di strada e ribellione alle autorità. Questo è il terreno narrativo da cui prende il via Jet Set Radio, storico videogioco uscito per la prima volta nel 2000 in esclusiva per SEGA Dreamcast.

La voce del Professor K, DJ della radio pirata Jet Set Radio di Tokio, ci introduce a una colonna sonora synth-punk (opera di Hideki Naganuma e Richard Jacques) che include più di trenta brani e che combina vari generi musicali come il J-pop, il Trip hop, l’Hip-hop e l’elettronica. Una giostra eclettica che racchiude voci bizzarre, ipnotiche linee di basso funky e uno stile street che grazie all’utilizzo di un ispiratissimo cel-shading è diventano iconico e fonte di ispirazione per molte produzioni successive.

Celeste

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Il level design di Celeste si apre alla verticalità come fedele riflesso della sua ambientazione montana resa attraverso una splendida pixel art, ma anche analogia di stati d’animo sofferti, quali ansia, attacchi di panico e depressione. Anche la difficoltà del gioco ripropone questa affinità fra sforzo fisico e mentale, richiesta di precisione e tempismo nei movimenti, ma anche di uno studio attento e ragionato dei vari scenari. Alla ricerca di un equilibrio che possa coniugare debolezza e tensione, vulnerabilità e frustrazione per tutta la catartica (e quindi anche sofferta) ascesa.

La colonna sonora originale, che si merita un posto fra le soundtrack memorabili dei videogiochi, è opera di Lena Raine che, ispirandosi a Yasunori Mitsuda e Yoko Shimomura, si inserisce in questo solco-specchio che mira alla restituzione di sensazioni di costante minaccia data dai pericoli incombenti e dal freddo che stringe le ossa, con passaggi ambientali puliti, semplici e diamantinei, a melodie più frenetiche e vivaci che ben si accordano alle acrobazie che ci troveremo a dover mettere in atto per poter proseguire nel nostro viaggio.

Hotline Miami


A chiudere questo elenco delle migliori colonne sonore dei videogiochi, non poteva che esserci Hotline Miami. Un concentrato di elettronica ad altissima densità qualitativa, la cui OST in stile synthwave/chiptune riproduce brani techno fortemente ispirati agli anni ’80 senza dimenticarsi risvolti e sfumature più contemporanee. I nove artisti responsabili della colonna sonora sono stati premiati proprio dall’incredibile successo di questi brani: una fama che ha spesso superato quella del titolo che la ospita.

Quello che ci troveremo a esperire allora è un frullatore di ultraviolenza, frenesia, tonnellate di cadaveri in un ciclo infinito di pause ed accelerazioni che si ripete per ore e ore, senza mai fermarsi e senza mai saziarci. Un retrogame spirituale il cui il loop ipnotico spara tappeti sonori dritti dritti nel cervello, che lavorano per sostenere quella carneficina scandendo il tempo dei nostri movimenti che ovattati da bip e ronzii distorti si uniscono per dare vita a immagini audiovisive sinestetiche fatte di luci intermittenti e stroboscopiche. Perfetto accompagnamento per la danza delle nostre dita con il battito adrenalinico dei nostri cuori. Perché, come ha scritto Jarrod Johnson, da Hotline Miami ti aspetti quello che potrebbe succedere «se decidessimo di portare il nostro Sega Genesis nella parte più squallida della città per un torneo di Tetris».

Andrea Bollini
Vivacchia fra i monti della Sibilla coltivando varie passioni, alcune poco importanti, altre per niente. Da anni collabora con diverse realtà (riviste, associazioni e collettivi) legate alla cultura e all'intrattenimento a 360 gradi. Ama l'arte del raccontare, meno Assassin's Creed.